Capitolo 6.

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Quandi mi svegliai il giorno successivo, il suono della pioggia forte cadeva sulla tenda con il riconoscibile odore che portava con sé ed era prominente nell'aria. Lasciai il mio letto presto, cambiando la mia vestaglia da notte prima del solito mentre pianificavo di vedere Harry prima di dover andare da altri pazienti e prima che ci fosse un alto rischio di essere vista a parlargli, dopo essere stata istruita dalla Madre.

Mi affrettai lungo lo spazio esterno, facendo del mio meglio per evitare di bagnarmi troppo sotto la pioggia. Fortunatamente non ci misi molto ad arrivare alla tenda di Harry e quando entrai tutti sembravano star dormendo. Lo trovai in un letto sul retro, gli occhi ampi mentre guardava verso l'alto.

"Harry, da quanto sei sveglio? Perché non stai dormendo?" parlai, cogliendolo in fallo dal suo intenso sguardo verso la cima della tenda.

"Perché ti importa?" sputò.

Le sue parole mi rattristarono ma non mi sorpresero. Sapevo che era plausibile che si sarebbe comportato così distante proprio come aveva fatto ieri. Sembrava essere più arrabbiato con me oggi ma sapevo che questo era dovuto dal fatto che l'avevo portato alla sua tenda la scorsa notte, quando lui mi aveva urlato di non fare così.

"Mi preoccupo perché sei tu, Harry, perché non dovrebbe importarmene?" replicai.

"Sembrava non importartene quando mi hai forzato a venire qui e lasciare che l'infermiera mi trascinasse a letto."

"Dovevo farlo Harry, non potevo lasciarti fuori tutta la notte, ora perché non dormi? Devi essere stanco."

"Non ci riesco." sospirò. "In più, se anche dormissi non saprei perché sei qui, no?" chiese e sapevo che aveva un punto valido. "Quindi, perché sei qui?" chiese.

"Per vederti." replicai mentre allungavo la mia mano per togliergli i capelli dal viso.

"No, va' via da me." alzò la voce mentre rimuoveva energicamente la mia mano.

"Per favore Harry, non farlo di nuovo." implorai, guadagnandomi in risposta solo uno sguardo.

Rimase in silenzio per un po', ignorandomi completamente. Sospirai sconfitta, non sapendo come trattare il suo improvviso comportamento. Quando seppi che Harry era qui, mi immaginai che quando ci saremmo visti di nuovo saremmo stati come eravamo stati prima che se ne andasse per la guerra, ma, oh, quanto mi sbagliavo. Il breve tempo, durante il quale ha lottato, sembrava aver cambiato qualcosa in lui e reso fuori di sé e arrabbiato, completamente diverso dall'amorevole, spensierato migliore amico che avevo conosciuto a casa.

"Harry, io-" iniziai non sicura di cosa volessi dire ma ciò non diventò un problema dato che Harry mi tagliò fuori.

"VA' VIA, PER FAVORE." urlò ancora e ancora, mentre si aggiustava sul letto sedendosi prima di oscillare avanti e indietro.

"Harry, smettila di urlare!" avevo paura che mi vedessero parlare con Harry quando non avrei dovuto e mi preoccupavo del suo benessere nello stesso momento.

"Va' via." fremeva di rabbia, il suo tono era più tranquillo ora ma comunque ancora duro.

Glielo concedetti, annuendo in risposta. "Bene, devo andare comunque prima che mi vedano parlare con te. Ciao, Harry." esclamai, girandomi per allontanarmi ma vedendo un'infermiera venire verso di noi, Helen.

"Cos'è tutto questo trambusto, perché è così rumoroso?" mi domandò.

"I-io non lo so, devo andare e occuparmi degli altri. Per favore, non dire alla Madre che ero qui, per favore Helen?" mi guardò esitante, probabilmente non sapendo cosa avessi fatto di male ma alla fine fu d'accordo a tenerselo per sé.

1914.-H.S. (italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora