Capitolo 3

44 6 0
                                    

Ci facciamo strada nella sala gremita di gente. In lontananza vediamo una chioma rossa abbastanza riconoscibile.

"MAAAAAGGIE!" Margaret si comincia a sbracciare cercando di farsi notare. Il ché però è inutile essendo una nana anche lei.

"Secondo te, con tutte queste oche che sbraitano come della coglione, potrebbe riuscire a sentirti?"
"Ah-ah-ah"non sembra per niente divertita, ma io lo sono.
Mi prende per mano e comincia a farsi strada tra la gente.

Finalmente riusciamo a raggiungere Maggie e Sophia. Non pensavo sarebbero venute. Non mi lamento. Ci sono sempre per me. Le conosco da poco in confronto a Margaret, ma mi hanno subito capita.
Qui in paese tutti conoscono la mia "storia", e quando cammino per strada mi guardano sempre con compassione e pena. Ma loro hanno capito che non era della compassione che avevo bisogno, ma di persone che mi capissero senza fare domande. Ed è questo quello che hanno fatto loro con me. Mi sono state vicino e continuano a farlo. Prima di loro pensavo che nessuno sarebbe mai riuscito a starmi accanto, apparte mio fratello e Margaret, che ci sono da sempre. Forse una serata con loro è proprio quello che mi serve.

Riescono finalmente ad individuarci.
La prima a vederci è Sophia e si illumina appena vede me. Non si sarebbe mai aspettata che proprio io sarei venuta a una festa del genere.

Corre verso di me e mi salta, letteralmente, di sopra.
Inciampa su se stessa e per miracolo la afferro. Mi è mancata. È da tanto che non uscivamo insieme. Ci vediamo solo a scuola, ma per noi non è abbastanza.

Si stacca da me lasciandomi un bacio sulla guancia e mi sussurra "Mi sei mancata."
"Anche tu." le sorrido.
Ricambia e si avvicina a Margaret per salutarla, mentre Maggie viene verso di me.
Mi abbraccia "Sei bellissima.." mi scruta da capo a piedi e mi sorride.
Ricambio.

Adesso, diamo inizio all'ultima festa del liceo.

****
Per essere la mia prima festa, non c'è che dire.
Ci dirigiamo fuori dalla sala. Abbiamo bisogno di respirare un pò di aria pulita e di riposarci, sono ormai più di due ore che balliamo e beviamo.
Siamo madide di sudore. Un vero schifo.

Apriamo la porta principale e la aria fresca di fuori ci sfreccia dritta in viso. Che bello!

"Maggie! La smetti di ridere! È da quando hai iniziato a bere che lo fai! Adesso basta!" sento dire a Margaret.
È ormai più di un'ora che ride, senza un motivo logico.
Siamo tutte abbastanza ubriache, ma io lo sono meno di tutte.
Almeno non vedo volare unicorni che vomitano arcobaleni come Sophia.
"Ma sicura che non li vedi? Ne hai uno sulla testa." è l'ennesima volta che lo dice.
"Si si, lo vedo. È mio amico, lascialo in pace, vuole solo dormire!" fa spallucce e si accascia sul muretto.

"Aaaaaaally" enfatizza Margaret.
"Che c'è Marg?"
"Sento che sto per vomitare.." ride.
"Cos.." non concludo la frase che si butta davanti all'aiuola, china il capo in avanti e comincia a vomitare.
Wow. Fantastico. Non poteva andate meglio.
Mi avvicino a lei e le tengo la fronte, scostandole i capelli dalla faccia. Chiamiamolo pure dovere di migliori amiche.

Dopo una decina di minuti smette di vomitare e l'aiuto a rimettersi su e a sedersi sul muretto.
"Magg forse è il caso di riportarla a casa." non ricevo risposta. "Maggie." insisto. Mi giro e trovo le due addormentate.
Può andare peggio di così?

"Ehi tu!" una voce maschile, abbastanza scontrosa mi porta a girarmi dalla parte opposta.
Mi ritrovo davanti un ragazzo abbastanza alto, ma non riesco a distinguere altro. C'è troppo buio.
"Chi sei?" chiedo.
"Questi non sono fatti tuoi."
"E allora perchè mi hai chiamata?" rispondo a tono.
"Volevo chiederti se avevi bisogno di aiuto."
Ma che cazz..?
"Ma sei normale?"
"Perchè? Cosa ho fatto?" ride.
Il sorriso è l'unica cosa che riesco a vedere in mezzo al buio.
Aspetta. Ride? Ma cosa ha da ridere?
Ha un bel sorriso però.
Hei. Concentrazione.
"Va via! Non ho bisogno di aiuto!" quasi grido.
"A me non sembrerebbe." guarda le amiche mezze morte. Adesso si è addormentata anche Margaret.
Meraviglioso.
"Ci penso da sola. Grazie. Addio." gli sorrido, senza divertimento e mi giro a cercare il cellulare dentro la borsa.
"Testarda la ragazza!"ride di gusto.
"Ma cosa vuoi dalla mia vita?" chiedo ormai esasperata.
"Voglio aiutarti."
Calma Ally. Respira e rispondi con calma.
Chiudo gli occhi. Respiro fino in fondo e butto fuori l'aria. Riapro gli occhi e lo affronto.
"Senti. Punto primo: non ho idea di chi tu sia e io non parlo con gli sconosciuti. Punto secondo: non ho bisogno di aiuto. Punto terzo: sparisci. Mi stai irritando la vita." mi rigiro verso la mia borsa a cercare di trovare il mio cellulare.

"Stai cercando questo?"
No. Ti prego. Non mi dire che lo ha lui.
"Che ci fai con il mio telefono?" sbotto ormai al culmine dei nervi. "Ridammelo." cerco di afferrarlo, ma ogni tentativo è inutile.
Lo porta sopra la sua testa, sollevando il braccio. Cerco di arrampicarmi sopra di lui e sento un buon profumo, il suo profumo.
Mi sto distraendo.
Mi sta innervosendo già abbastanza.
Non mi lascia altra scelta.
Sollevo il piede da terra e gli sferro una ginocchiata nell'inguine. Lancia un urlo.
Credo non se lo aspettava, data la posizione in cui si trova adesso.
È rannicchiato su se stesso a terra.
Così impara a non rompermi le palle.

Recupero il mio cellulare e digito il numero di mio fratello, lo avviso che ci può venire a prendere. Tra quindici minuti sarà qua.
Perfetto.
Mi siedo composta sul muretto, ormai la sbornia è passata.
Le ragazze sono in pieno sonno e quel tizio cerca di rialzarsi dal pavimento.

Si rimette in piedi con difficoltà.
Esagerato. Non l'ho colpito così tanto forte.
"Potevo fare di peggio."
"Come?" fa finta di non aver sentito.
"Non ripeto le cose due volte. Se hai sentito la prima volta bene, altrimenti me ne farò una ragione." gli sorrido beffarda e volto il capo dall'altra parte.

Ora che l'effetto dell'alcool è passato sento leggermente freddo.
Il tizio sembra essersene accorto, perchè si avvicina a me e mi porge la sua felpa.
Adesso che é piú vicino riesco a distinguere il colore dei suoi occhi. Verdi. Un verde strano.. Quasi particolare.
Lo guardo dubbiosa.
"E con quella cosa dovrei farci?"
"Pensavo la potessi utilizzare come tappetino a casa tua." ironizza.
"Non sarebbe una cattiva idea." trattengo una risata.
Lui, invece, non ride. Non si diverte.
Perchè? Io lo trovo così divertente.

Mi lascia la felpa sul muretto e si allontana. Ma cosa sta facendo?
"Eieiei, dove vai?"
"Volevi che me ne andassi. Me ne sto andando." si volta un'altra volta.
"E questa?" indico la felpa.
"Puoi tenerla." fa spallucce e se ne va.
Lo vedo sparire nel buio della sera.
Mi rivolgo alla felpa e con la mano la accarezzo con cautela, come se da un momento all'altro potesse autodistrugersi.
Mi decido a prenderla ed osservarla con cautela, aprendola delicatamente.
È una semplice felpa nera con il cappuccio e c'è un piccolo logo sul lato sinistro dei ChicagoBulls.

Apro la cerniera e la indosso. Non appena messa, chiudo la cerniera e inalo il bellissimo profumo che ne proviene. È fantastico.
Basta Ally, ma cosa ti prende? È solo una stupida felpa di uno stupido sconosciuto.
Giusto. Adesso basta.

Sento un clacson suonare. È arrivato mio fratello. Scende dalla macchina e si mette con le mani sui fianchi davanti alle belle addormentate.
"E ora?" domanda.
"Mi sa che te le devi caricare in braccio."
"Fantastico."
"Già." dico ancora sovrappensiero.

Pezzi di cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora