Capitolo 3

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3.

Se ne stava lì, seduto in terrazza, immerso nel buio della notte contrastato soltanto da una lanterna che, lo aiutava a leggere la scheda personale di quella ragazza:' Martina'.
Nome: Martina
Cognome: Brown
Data e luogo di nascita: 12 Marzo 1994
Indirizzo: Sw Green Street
Telefono cellulare: 360.858.53472819
Occupazione: Studentessa liceale non ancora diplomata.
«Interessante...» mormorò, spegnendo la luce della lanterna. Quei fogli erano come un tesoro da milioni  per lui, ormai conosceva tutto, qualsiasi cosa di quella ragazza. Ma continuava a leggerli, rileggerli, fino a memorizzare tutto, fino a scriverlo in modo indelebile nella sua mente.
«Buongiorno» disse Martina, alzandosi dal letto. Odiava alzarsi alle sette del mattino, Dio quanto lo odiava. Ma doveva farlo, la scuola era lì, al solito posto che aspettava solo lei.
«Buongiorno dormigliona!» esclamò Terry, bevendo una tazza di caffè bollente, appena fatto « Devo dirti una cosa, Caffè?» le domandò poi, porgendogliene una tazza piena.
«No grazie, è tardi...devo scappare, ti chiamo oggi,  a dopo ragazze» concluse, prendendo la sua borsa e uscendo.
Quattro ore di noia mortale, tra matematica, storia  e italiano. «Allora allora a domani, ragazzi, mi raccomando studiateeeee» disse la professoressa di matematica , uscendo dalla classe, seguita da una mandria di alunni impazziti che non vedevano l'ora di andare a casa. Martina, era una di loro.
Camminava lentamente, in cortile, godendosi quella giornata di sole che era appena sbocciata.
Quando vide quell'auto nera , parcheggiata vicino al cortile. Christian  era lì , appoggiato a quella macchina, facendo roteare le chiavi al suo dito.
Era così sexy, Dio quanto lo era. I suoi occhi, illuminati dai raggi solari, rendevano il suo sguardo ancor più ammaliante e dannato. La fissava di sottecchi, come solo lui sapeva fare. Vestito interamente di nero, riusciva quasi a mimetizzarsi con l'Audi.
Lei lo guardò, per un attimo rimase immobilizzata da lui, il cuore le batteva a mille, e le mancava quasi il respiro, eh si, con quello sguardo faceva quest'effetto. Gli si avvicinò lentamente, respirando a fatica. «Ciao piccola» disse, ipnotizzandola con lo sguardo.
«Ciao » mormorò, facendosi coraggio. Lui sapeva davvero tutto.
«Sali» le ordinò, quello era davvero un ordine. Martina  respirò profondamente, le mancava la voce, così si limitò ad annuire per poi salire in auto.
«Dove hai intenzione di portarmi?» gli domandò, cercando un po' di coraggio tra tutta quella tensione. «A pranzo» si concentrò sulla strada. Dio quant'era bello. Il suo profilo era perfetto, il suo sguardo concentrato, le sue labbra tese e applicate su ciò che stava facendo, facevano quasi tremare le gambe.
La strada era lunga, e Martina  si era persa guardando dal finestrino. Quando finalmente, ecco che l'auto si ferma. Christian  scende, andandole ad aprire la portiera. Un misterioso gentiluomo, pensò Martina.
«Dai vieni» disse, prendendole con fare possessivo la mano.
Christian  la condusse all'ultimo tavolo, infondo alla sala, ordinando il pranzo e del vino rosso.
«Come mai sai così tante cose di me?, Christian» chiese curiosa, mentre lo fissava bere il suo calice di vino.
«Oh, io so tutto di te, ormai avresti dovuto capirlo» disse, con voce misteriosa.
«Ma...» balbettò, confusa.
«Shh» sussurrò, appoggiandole il dito sulle labbra. Martina deglutì, ritirando ciò che stava per dire.
Quell'uomo le faceva paura, l'affascinava, la seduceva, con un solo gesto, una sola parola. Eppure aveva solo diciotto  anni. «Io conosco solo il tuo nome, il tuo cognome...» mormorò la ragazza, bevendo un sorso di vino.
«Questo è ciò che ti basta sapere Martina» e quella lingua accarezzò di nuovo il suo nome, le sembrava qualcosa di proibito detto da lui. Lei non rispose, respirò profondamente e chiuse gli occhi, mentre lui prendeva una mela, dal cesto che aveva appena servito il cameriere.
«Amo le mele, sono il frutto del peccato» disse, dando un morso così erotico, così infiammante di desiderio. La ragazza non potette far altro che annuire, mentre il cuore le batteva a mille.
L'auto si fermò davanti a casa di Martina. Conosceva anche il suo indirizzo. Lei lo fissò, stupita, meravigliata, quando Christian, le accarezzò la guancia, avvicinandosi a lei, sempre di più, fino a toccarle quasi le labbra. Ma non lo fece.
«A presto nanetta» concluse, con una vena di ironia.
Martina scese dalla macchina, fermandosi sulla porta. Chiuse gli occhi, agitata, desiderosa, ossessionata forse, da quell'uomo così...così...dannato e misterioso.
Continua.

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