Capitolo 5

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5.

Lo sognava, sempre, ogni volta che chiudeva gli occhi.
Sognava il suo sguardo che la fissava, la sua voce e sognava le sue labbra.
La perseguitava, e quella notte era una delle tante.
Non riusciva a dormire, i suoi pensieri...e poi...si sentiva osservata. Sentiva il fiato di qualcuno sul collo, un respiro affannoso che le sfiorava la pelle. Aprì gli occhi, voleva scoprire chi fosse, così...lentamente si voltò.
Lo sguardo cupo e gli occhi arrossati di Christian  incontrarono quelli di Martina. Le sembrava fosse un incubo. Balzò in piedi, ma appena gli tolse lo sguardo di dosso lui scomparve...nel nulla. Era terrorizzata, non sapeva se fosse un brutto sogno o la realtà.
La sua bocca bramava qualcosa, mentre i suoi occhi erano arrossati, quasi stanchi. Scosse la testa, sperando di mandar via quel volto e, dopo aver bevuto dell'acqua, si riaddormentò.

Quella Domenica il cielo era grigio, invaso dalle nuvole. Un temporale era vicino. Martina era appena uscita per andare in biblioteca. Cercava un nuovo romanzo da leggere.
Scorreva con lo sguardo tra quei libri, erano usati, ma conservati molto bene. Alla fine, la sua attenzione cadde su "Amleto, William Shakespeare".  Adorava i suoi libri, e quando li leggeva, la sua mente andava oltre.
«Ottima scelta» delle labbra sfiorarono il suo orecchio provocandole alcuni brividi. Una voce quasi un sussurro, le parlò. Era lui, proprio lui, Christian!!.
Lei si voltò di scatto verso di lui, sapeva che era lì, lo sapeva, lui...sapeva tutto. Era bello, più che mai. Sexy da morire. Sembrava quasi rigenerato. Occhi che brillavano, sporchi di mistero. Sguardo dannato, malizioso.
«Già...» mormorò, con il cuore in gola. Le batteva, incessantemente. Impaurita, ma anche sedotta profondamente da quell'uomo così dannatamente sexy.
«Vieni» le ordinò, prendendole la mano. Quello sguardo, che sembrava promettere chissà quali peccati, le aveva fatto dimenticare quell'incubo che sembrava così reale.

«Quanto mi piacciono le giornate grige...» disse Christian, con tono misterioso, mentre fissava le nuvole.
Amava la notte. Amava il brutto tempo, perché cupo quanto il suo sguardo misterioso.
«A me mettono tristezza...» mormorò Martina, senza riuscire a staccarsi dalla stretta possessiva del ragazzo. Le mani le cingevano saldamente la vita, senza mollarla un'attimo.
«Mhh...stasera voglio portarti con me, voglio che ti faccia bella, Martina» mormorò, contro il suo collo. Quelle labbra, Dio quelle labbra. Non erano semplici labbra, quelle erano le labbra cosparse di peccato.
«E dove vorresti portarmi, Christian?» mormorò Martina, cacciando fuori un po' di coraggio. Lo sguardo di Christian  s'illuminò di qualcosa di proibito, le sue labbra vennero sfiorate dalla sua lingua con un movimento lento.
«Questa sera lo scoprirai...» mormorò, con voce bassa. Il cuore di Martina  si fermò, i brividi le percorsero la schiena.
«Passo da te alle nove.

Cosa le attendeva quella sera...peccato, mistero, altri brividi e parole dette a metà.
Era eccitata, ma allo stesso tempo impaurita da quel ragazzo. Dai suoi segreti inquietanti, dal suo dannato mistero e dalla maschera che portava

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