Chapter 8

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"It don't matter how much
you try to scheme and plan
Too many things, my love,
are out of our hands"

Mystery, Tom Odell

Ricordavo bene il giorno in cui avevo conosciuto Taylor.
Era il primo giorno del primo anno di liceo ed io e il mio migliore amico Grayson ci eravamo seduti affianco a lui nel laboratorio di arte.

Sembrava un ragazzo silenzioso, inizialmente. Aveva catturato la nostra attenzione con il suo evidente talento nel disegno e si era aperto con noi facendoci capire che non era affatto come pensavamo, anzi, a volte faticavamo a tenergli la bocca chiusa.

Diventammo molto amici e formammo una nostra piccola cerchia di amici con altri ragazzi della scuola, tra cui Cameron.
Tutto sembrava andare per il verso giusto: avevo il mio migliore amico, amici su cui contare e, dopo qualche tempo, una storia con Taylor.
Non potevo sapere che ognuna di quelle cose aveva i minuti contati e che non mi sarebbe rimasto nulla di tutto ciò.

Verso la fine del secondo anno, Taylor era entrato in un brutto giro, con gente poco raccomandabile. Non passò molto tempo prima che tutti noi notassimo un cambiamento in lui.
Prima ancora che potessimo accorgercene, lui aveva già deciso di tagliare i ponti con tutti, tranne che con me. Diceva di amarmi ed io sentivo di provare lo stesso.

Avevo sempre pensato che l'amore non fosse complicato, che bisognasse buttarsi e prendere le cose così come venivano, proprio come facevamo io e Taylor.

Taylor era molto importante, non solo perchè fu la mia prima volta in tutti i campi dell'amore, non solo perchè prima di essere il mio ragazzo era anche un mio grande amico, ma soprattutto perchè mi aveva sempre sostenuta. Lui, Grayson e mio padre avevano sempre creduto in me, tanto che furono proprio loro a mandare un mio video come audizione per l'Operà di Parigi.

"Perché proprio Parigi?" Mi aveva domandato.

Ricordo, in risposta, di avergli mostrato un video di mia madre in cui ballava sul palco parigino dell'Operà.

"É bellissima." Mi disse ed io non potevo essere più d'accordo.

Taylor prese le distanze da tutti proprio nel periodo in cui io e papà stavamo per partire per la Francia.

La notte prima della nostra partenza, lo trovai ubriaco davanti a casa mia ad urlare sotto la mia finestra.
Fui costretta ad uscire di casa prima che svegliasse mio padre e tutto il vicinato.

"Taylor, cosa stai facendo?" Avevo domandato prendendo il suo viso tra le mani e sentendo immediatamente il pungente odore d'alcol.

Lui scrollò la mia presa di dosso e, guardando a terra, mi chiese di non partire.

"Cosa?" Avevo chiesto con sorpresa.

"Non partire, stai con me." Ripeté nuovamente.

"Stai scherzando? Sei tu che hai voluto che facessi questa audizione."

"Non ci avevo pensato abbastanza. Non voglio perderti, Lena."

"Non mi perderai, non mi prenderanno neanche." Avevo tentato di rassicurarlo ridendo e prendendolo per mano.

"Ti sei vista? Certo che lo faranno." Aveva detto portando lo sguardo a terra con un sorriso amaro sulle labbra.

"Che cosa posso fare, Taylor?" Avevo domandato sospirando.

"Scegli me, non Parigi."

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