Chapter 1: petrichor

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Petricore (pe-tri-co-re)

nome, senza plurale

1. L'odore della terra dopo la pioggia

Se qualcuno avesse chiesto ad Ashton, anche se era lì sdraiato e moribondo , congelando solo e pateticamente ubriaco con una ferita pulsante che lacerava metà della sua spalla, come fosse iniziato tutto, ci sarebbe stata solo una cosa con cui avrebbe risposto. E anche adesso, mentre si sollevava in un respiro e provava a calcolare quanto sangue c'era in un corpo umano e quanto ne aveva già perso, poteva vederlo quando chiudeva gli occhi. Era facile rivivere il sogno. La aveva da mesi, la stessa visione catturava la sua mente ancora e ancora.

Stava annegando, nel sogno, acqua salata riempiva i suoi polmoni mentre lui cercava disperatamente di stare a galla. Ashton lottava contro le onde che si infrangevano contro la sua testa mentre fredda, fredda acqua trasformava i suoi vestiti in rocce che lo portavano verso il fondo. Nuotava contro la corrente, ma non c'era nessun dio ad ascoltarlo, nessuna divinità a salvarlo. L'unica cosa con lui era luce, la luce di un faro, che colpiva l' acqua ad intervalli regolari. Ashton spinse la sua resistenza al limite, ma non ce la poteva fare. Sapeva che doveva arrivare alla spiaggia. La luce del faro continuava a girare e lui continuava ad annegare. Lo sforzo era atroce. Presto, una nebbia si compattò davanti ai suoi occhi, avvolse le sue ossa. Non poteva vedere. Nel buio totale, i suoi piedi toccarono il fondo e lui si svegliava, in un bagno di sudore, la sua mente oscillava tornando alla realtà.

*

Ashton stava in piedi dal suo armadietto. Era occupato ad infilare gli ultimi libri in quello stretto spazio quando snelle, perfette dita curate si strinsero attorno alla porta metallica e la chiusero di scatto, facendolo arretrare di un passo. Ashton non aveva bisogno di girarsi per vedere chi gli aveva quasi tagliato le dita della mano sinistra. In parte perché aveva riconosciuto le mani perfettamente curate della sua migliore (e unica) amica, in parte perché non c'erano molte ragazze alla sua scuola con capelli blu lunghi fino al bacino acconciati in una pettinatura sportiva, come quella che si stagliava nel suo campo visivo.

"Ashley" gemette Ashton, stringendosi il petto "Mi sono quasi cagato addosso"

"Oh- Oh" lei gli fece l'occhiolino, schioccando la sua lingua "lo sanno i tuoi fratellini che usi queste parole?"

"Beh, non ci giurerei" provò Ashton. Come abitudine, spinse più in alto gli occhiali sul suo naso. La sua migliore amica sorrise semplicemente, passandosi una mano tra i capelli mentre si appoggiava all' armadietto di Ashton. Da qualche parte nel corridoio, qualcuno fischiò.

Ashton voleva sospirare. Certo, preferiva i fischi agli insulti borbottati o al semplice non tener conto con cui di solito si scontrava, ma non significava che non fosse infastidito, al contrario di Ashley.

La sua migliore amica sembrò indisturbata, pensò, mentre alzava il dito medio alla persona con uno scoppio della sua gomma da masticare. Ashley aveva la pelle più spessa tra tutte le persone che Ashton conosceva, ma lui suppose che era quello che succedeva quando crescevi come una bellissima ragazza in una piccola città piena di ritardati e bamboline di plastica tormentate dalla gelosia.

"Quindi stavo pensando" disse Ashley distogliendo efficacemente Ashton dai suoi pensieri, "la squadra di football sta organizzando una festa 'sta sera..."

Ashton inclinò verso il basso gli angoli della bocca. Sapeva dove sarebbe andata a parare. Qualcosa nel suo intestino si strinse terrorizzata.

"...e noi dovremmo andarci".

You Are The Moon That Breaks The Night (italian traslation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora