La mattina successiva mi svegliai, il sole era luminoso e sentivo un leggero mal di testa. Sarà per le urla e gli schiaffi che anche la sera precedente mi toccorano. Il giorno precedente pranzai e cenai da Jennifer , fu sopratutto questa la causa della violenza di quella sera ,appartenente a mio padre.
'Sei solo una puttana' diceva lui.
'Avresti dovuto avvisarmi' ripeteva.
Non lo avevo avvisato, era vero.
Per una volta volevo fare a modo mio. Volevo vivera la mia vita senza regole, senza presunzioni, volevo vivere davvero.
Scesi al piano di sotto e appena varcai la soglia della cucina , lo trovai intento a leggere diverse bollette.
Entrai e lui si girò verso di me, con il suo sguardo di fuoco.
« sono molto costose » disse lui serio.
«c-cosa ?» chiesi confusa.
« le bollette , le tasse ...» disse accennando alla posta che teneva in mano.
«tu sei molto costosa » disse infine, volgendomi uno sguardo intimidatorio.
«c-cosa intendi dire con questo ?» dico allontanandomi da lui.
Lui si alza dalla sedia e cammina a passo lento verso di me. Io indietreggio , finendo a toccare il muro dietro le mie spalle.
«con questo intendo dire che dovresti lasciarmi...e con me devi lasciare la mia casa, la mia vita » disse questo senza neanche far traboccare una singola goccia dagli occhi rosati. Disse questo senza neanche un minimo di emozioni. Ormai so che non ne ha neanche una nel suo piccolo e oscuro cuore.
«e adesso vai e sparisci di qui» dice indicandomi le scale che conducono al piano superiore e ,quindi ,la mia camera.
Non me lo faccio ripetere altre volte e corro in camera mia. Mi butto sul letto e lascio scorrere dai miei occhi tutto ciò che mi tenevo dentro :lacrime amare.
Mando un messaggio a Jennifer :A Jennifer :
Jenn, non ce la faccio piùLa risposta al mio messaggio non tardò ad arrivare
Da Jennifer :
Mh..tuo padre ?Non risposi. Non sapevo realmente se ero io o mio padre il problema
Da Jennifer :
Senti...ti va di stare per un po da me ?
Almeno finché non ti accettano per il lavoro (sempre se hai fatto domanda)Ci rifletto un po su, poi le rispondo
A Jennifer:
Mh.. OK grazieCome avrei potuto fare ?
Avrei deciso di partire la stessa sera di questo medesimo giorno pur di lasciarlo.
Preparo la valigia con tutti i miei pochi vestiti e accessori che tenevo.
Mi era addirittura stato quasi vietato il telefono , infatti ne avevo uno che adesso sarebbe costato anche dieci dollari.
Durante il pomeriggio faccio una doccia e mi finisco di preparare prima di "andare via". Lascio un biglietto a mio padre con su scritto solo 'ciao papà' e lo appoggio sul tavolo della cucina. Spero si accorga addirittura che c'è un foglio, potrebbe anche non saper stranamente leggere, essendo ubriaco fradicio come il suo solito, la sera.
Alle ore 6 p.m. vado a casa di Jennifer,che mi ospiterà 'gentilmente'. Mi dispiace che io ormai sia come un peso per lei, sopratutto per la mia situazione 'familiare'. Anche se non penso che io appartenga ad una vera famiglia . Stranamente non ho né zii , né cugini , né nonni, da quel fatidico giorno. Il giorno in cui sono nata. Già, a volte penso addirittura di non dover essere nata e che dovevo essere stata tutto uno sbaglio. La mia vita era tutta uno sbaglio, un irrecuperabile e sporco sbaglio.
O meglio, questo era ciò che diceva mio padre.
Appena entro nella sua casa pulita e profumata , completamente l'opposto della mia, la abbraccio.
'Mi dispiace' dice soffocandomi leggermente in un abbraccio. Vivo questo momento come se non ci fossero stati altri abbracci come questi , necessari e traboccanti d'amore. Nella mia vita , ricordo che sono stati davvero rari i momenti come questi , o forse erano del tutto assenti. Le lacrime continuano a scendermi , temo siano di felicità. Felicità mai provata prima d'ora.
Jennifer mi stringe un ultima volta, prima di prendermi il viso tra le mani e dire "tranquilla , è tutto a posto ora" e sorridermi lasciandomi un leggero bacio sulla guancia destra.
Mi fa accomodare nella sua casa, che io ormai credo di conoscere da anni , arredata e con un tocco di eleganza.
Attraverso un corridoio e mi ritrovo a scrutare con tristezza la mia 'vecchia' casa dal vetro leggermente pieno di aloni e segni lasciati dal tempo.
«oh, ciao Amanda , come stai ? » mi chiese una donna sbucando dalla porta della cucina .
«oh,beh , bene , grazie signora Lane » continuo a sorridere gesticolando alla madre di Jennifer.
Mi viene incontro e mi prende il viso,notandone il rossore e le cicatrici su di esso.
« non so cosa abbia in mente quell'uomo » disse severa . Anche lei sapeva della mia "condizione famigliare ".
«sono felice che tu abbia deciso di venire da noi » sorride la signora Lane.
«si mamma ,puoi lasciarci da sole? » sbotta nervosa Jennifer.
La madre lascia la stanza, mentre io e la mia amica saliamo al piano di sopra, in camera di Jennifer.
« allora come è andato il colloquio ?» dice chiudendo velocemente la porta dietro di lei.
«quale colloquio ? »
« quello dal Signor Hood » dice ovvia lei.
«ah, veramente pensavo di andarci domani ...devo prima fare una specie di domanda di lavoro ?» chiedo confusa.
«penso di si...» dice mentre si affretta ad accendere il PC.
«allora...» dice continuando a fissare lo schermo.
«nome ...Amanda Benson» mi fissò ed io le feci cenno di continuare.
« età :mh...18-»
« -Jennifer !»
«ok OK calmati ! 16..» dice sbattendo velocemente le dita sulla tastiera .
« mh, sesso..-»
Dice prima di stopparsi e squadrarmi
«donna » ammicca sorridendo. Soffoco una risata.
«interessi....che interessi hai ?» dice imbarazzata Jennifer guardandomi.
«oh beh, lo sport, la moda, le lingue e..la musica ovvio !»
Preme gli ultimi tasti della tastiera ed infine preme il fatidico 'invia' .
«domani andremo a fare visita al Signor Hood » dice Jennifer volgendomi un sorriso pieno di malizia.
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Daddy's Baby Girl [ C.T.H.]
RomancePer Amanda doveva essere un semplice colloquio per un futuro lavoro. Ma lei non si aspettava che ben presto avrebbe fatto conoscenza con il signor Hood, che sarebbe stata più di un assistente, e che la sua vita sarebbe cambiata. - signor Hood ?- -ch...