Mika 10/07/2016

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Devo dire che mi considero una persona sfigata nella propria quotidianità. Sono nata in un paesino così piccolo dove al massimo posso incontrare per strada i due preti della parrocchia, non di certo cantanti, attori, scrittori o in generale persone di cui avrei o non avrei molta stima. E poi, c'è anche il cimitero, nel mio paesino, intendo. Là, c'è più vita rispetto alla piazza, dove dei vecchietti ormai in stato di putrefazione si scambiano pochi lamenti, seduti nei tavolini del bar.

Quindi la mia unica soluzione per vedere concerti è spostarmi. Già, peccato che ho 17 anni e ho ancora bisogno che i miei genitori mi scarrozzino.

10-07-2016 Perugia.

Questa settimana la città è stata piena di vita per il festival Umbria Jazz, se solo lo avessi saputo prima, ci sarei andata tutti gli anni. Indipendentemente da Mika.
Angoli della città gremiti di gente e di artisti che si esibivano in mini-concertini di tutti i generi musicali. Dall'Uganda, Paraguay, da Milano o Lisbona: insomma cantanti che da tutto il mondo si concentravano in quelle poche vie della città. La partecipazione della gente, entusiasta, che si lasciava coinvolgere dal calore della città e dalle note musicali, chi a ritmo di battiti di mani o di piedi, o semplicemente chi era assorto nella melodia in uno stato di contemplazione assoluta. Giovani, giovani e altri giovani. Vita.
Per un attimo nessuno avrebbe cominciato a pensare ai propri problemi, c'era un'atmosfera liberatoria, come se la musica avesse concesso alla città un attimo di tregua dall'ordinarietà e dal distacco che spesso abbiamo tra di noi. Ci si sorride tra sconosciuti, si scambiano commenti compiaciuti sull'esibizione e si passa alla prossima performance.
Perplessità, fiato sospeso, soddisfazione.
Pochi giorni fa avrei detto che nessuna città avrebbe superato Londra. Ora ho qualche dubbio. Non è la lontananza o la moda che dettano la bellezza di una città, ma l'atmosfera che le persone riescono a creare con essa. O perlomeno è ciò che adesso penso. Peccato che questo festival duri una settimana. Londra vive tutto l'anno.

***

Mentre io e una mia amica stavamo vagando per la città, ci telefonano i miei genitori che stanchi di camminare si erano messi davanti ad una zona all'ombra. Peccato che quel "terrazzo" era pieno di fans di Mika e di giornalisti. Lì davanti, si trovava l'hotel di Mika.

Parto con il presupposto che non sono il genere di persona che andrebbe ad invadere la privacy di una persona a tutti i costi, pur di vederla o di averne un autografo. Ma, dato che lui stesso aveva annunciato che sarebbe sceso per salutare, ho colto l'occasione e ci siamo messe là vicino a sedere in attesa di vederlo uscire. Alle 6.30 si aprono le porte. Attimi senza fiato. Agitazione. E' qui con noi.

Nonostante la sicurezza ci avesse disposti in due file, ci siamo accerchiati attorno a lui. Credo che questo non sia stato proprio il migliore dei comportamenti e dell'educazione, dato che restringendoci solo le persone più vicine riuscivano a vederlo. Inoltre, si crea soltanto una situazione di isterismo che conduce ad un'unica soluzione: spingere. Forse dovremmo tutti restare più calmi, seguendo le indicazioni della sicurezza e dare spazio al nostro altruismo, in modo da beneficiarne noi stessi e gli altri.

Tuttavia, ho ritardato appositamente la descrizione di Mika...bè, semplicemente perchè non ne sono in grado. Sarebbe più semplice analizzare le emozioni che mi ha trasmesso. Ma non credo di saper descrivere neanche quelle. Si tratta di pochi minuti, tutto succede così in fretta da non averne la totale consapevolezza. Solo al termine, mi dico: "Ce l'ho fatta, ho realizzato il mio sogno" mentre le mie mani e la mia voce tremano. Forse è qualcosa di banale per molti, ma è proprio il tempo dedicato alla sua persona che lo ha reso così importante, per me. E solo il fatto di poterlo vedere, avere la certezza che sia reale, e dirgli un semplice "GRAZIE", ti rende felice. Lui è parte della tua vita, tu della sua. Per quanto possiamo essere insignificanti presi singolarmente, ero lì sotto l'albergo, ero lì al suo concerto, c'ero.

Me ne sono stata tutto il giorno con un sorriso da ebete stampato in faccia.

Durante il concerto si viene travolti da un'onda di energia. E' un canguro, non si ferma mai, salta da un lato all'altro del palco con un'agilità che ti fa venire i sensi di colpa per quanto tu, con 33 gradi te ne stai tutto il giorno sopra al divano incapace di muoverti. Ma qui, vieni travolto da questa onda. Si salta, si balla, si piange, si ride, si perde la cognizione del tempo, si è euforici.

Per essere sinceri, devo ammettere che quando sono a casa non ascolto mai le sue canzoni, non sono il mio genere. Ma è l'unico artista che andrei ad ascoltare 1000 volte dal vivo.

Anche se conosco i suoi testi (bè un minimo per apprezzarle le ho ascoltate), è come se volessi lasciarle per quel momento: il concerto. Forse è per questo che mi rifiuto di ascoltare i suoi CD: non hanno nulla a che fare con lui, c'é una voce troppo piatta, finta.

Il punto di forza della sua voce dal vivo è il saper trasmettere emozioni. Sia positive, che negative.

-"Over my shoulder", scritta a 9 anni, parla della condizione in cui si trovava. Solo e triste.

"Over my shoulder, running away
Feels like I'm falling, losing my day "

Buio completo, si posiziona al pianoforte ed incominciano le prime note musicali, seguono gli acuti. Brividi e tristezza.

- "Happy ending", dopo aver cantato l'intera canzone, abbandona il microfono per terra e ci fa segno di far silenzio. Prende un gran respiro e incomincia a cantare il ritornello senza nulla. La sua voce, grazie all'acustica dell'arena giunge a noi, lieve, quanto basta per poterne apprezzare tutte le sfumature. La sua vera voce, quella senza l'amplificazione del microfono.

Indescrivibile.

Credo che questa sia vera musica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15, 2016 ⏰

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