QUALCHE TEMPO PRIMA
× Domenica. 15:58 ×
- Oh, Sherlock. Da quando John si è trasferito da Mary sei rimasto tutto solo... - si mortificò la signora Hudson, poggiando il the delle quattro sul tavolino.
Per tutta risposta il giovane uomo roteò gli occhi, seccato. Non ci voleva certo un genio per capire dove sarebbe andato a pare il discorso.
- Forse dovresti cercarti un nuovo coinquilino! - propose, entusiasta.
Ecco, appunto.
- Che ne dici, caro?
Sherlock si mise in piedi, impugnando il violino. Poggiò l'arco sulle corde tese.
- Se vuoi posso cercarti qualcuno che...
Iniziò a suonare lo strumento nel peggiore dei modi, sovrastando le parole della padrona di casa, che si portò un dito all'orecchio e alzò la voce, sforzandosi di continuare la conversazione. Anche se quella, che sembrava più un monologo a senso unico, non poteva essere certo definita conversazione.
- So che John e Mary vengono a trovarti molto spesso... - gridò sopra alle stridule note che graffiavano la stanza. - però...
Il terribile suono si concluse di colpo, in un silenzio improvviso che fece loro fischiare le orecchie per qualche attimo. - Signora Hudson! - la riprese il "consulente investigativo", irritato.
La donna sospirò, concludendo mentre si avviava verso le scale. - E va bene. Ma non finisce qui, giovanotto!
× Giovedì. 9:14 ×
- Come può una ragazzina di diciotto anni fare questo lavoro?
- Tecnicamente è una stagista - rispose Lestrade.
- Ma è comunque troppo piccola - sussurrò Anderson a braccia incrociate appoggiato allo stipite della porta che dava sul corridoio, mentre osservava la ragazza nella stanza osservare il cadavere senza superare il metro di distanza, con un'insolita smorfia. - E poi dovrebbe essere con Molly, non qui. Non ho niente contro di lei, non fraintendermi. È solo che non capisco.
- Ottimi voti e tanta voglia di fare. - spiegò l'altro. - E i soldi di papino. È un uomo di un certo spessore, a quanto pare. Le ha praticamente fatto fare un concentrato di lavoro: quello che doveva fare in quindici anni di studi, lo ha fatto in soli cinque anni. Ora è al quinto. Tutto in regola, documenti, permessi, tutto. Suo padre è riuscito a farle avere anche un permesso ufficiale per vedere il cadavere sulla scena del crimine, anche se non può avvicinarsi troppo o toccarlo.
Anderson sospirò. - E poi dicono che i soldi non facciano la felicità. Ha risparmiato dieci anni di tempo e ha privilegi che noi nemmeno ci saremmo sognati, alla sua età.
- Felicità? Guardala, è disgustata!
- Affascinata - lo corresse Holmes, sorpassandoli lungo il corridoio con passo svelto e noncuranza.
I due seguirono il detective. - Ma non eri andato via? - indagò Anderson.- C'è qualcuno che vuole conoscerti. - annunciò invece Lestrade.
- Che peccato. - Come al solito, il detective non si fece troppi problemi a liquidare qualcuno.
- John non era con te? - volle informarsi, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo.Il giovane uomo si fermò di colpo, accortosi solo in quel momento dell'assenza del proprio compagno di sventure.
Riprese a camminare a passo svelto. Watson lo avrebbe certamente raggiunto più avanti.
Il medico veterano rallentò, notando la ragazza nella stanza ed entrò, lasciando andare avanti i tre.
Era tenuta d'occhio da un paio d'agenti, evidentemente annoiati. Era ovvio che non l'avrebbero lasciata sola lungo la scena del crimine col rischio che compromettesse le prove.
- Ciao.
- Ciao! - disse. Sembrava felice che qualcuno la degnasse finalmente d'attenzioni reali, oltre che stare a fissarla per tutto il tempo. Si era sentita terribilmente a disagio.
- John Watson - le tese la mano.
- Karim - sorrise, regalandogli una salda stretta di mano, "degna di un uomo", come direbbero molti. Il che la irritava. Non solo gli uomini avevano una bella stretta di mano.
- Karen?
- Karim.
"Karim... Non era un nome da uomo?" Decise comunque di non essere così indiscreto da chiederglielo. Era una delle differenze tra lui e Sherlock. - Certo, scusa... La stagista di Molly?
- Già... - La ragazza si morse il labbro, tornando a guardare la vittima a terra. Incredibile come tutti fossero tranquilli.
John la guardò con un mezzo sorriso. - Nervosa?
- Abbastanza! - rise. - Vedere un corpo in obitorio è molto diverso dal vederlo qui... Lì sono cerei, statici, composti. Rende tutto più distante, più indiretto, e riesci ad assumere quell'impassibilità di cui hai bisogno perché quasi ci si dimentica di star avendo a che fare con delle persone. Sembrano bambole di cera. So che è brutto da dire, pero... È più semplice da "sopportare", capisci?
- Beh, posso immaginare. Ma dopo un po' di si abitua anche qui. - la rassicurò. Lei annuì, non sapendo cosa rispondere.
Ci fu un breve, imbarazzante silenzio.
- Hai già conosciuto Sherlock? - ruppe il ghiaccio.
Lei aggrottò la fronte. - Non credo.
Più che non averlo conosciuto, sembrava non avere la minima idea di chi fosse.
Sorrise. Il nome di Sherlock Holmes era sulla bocca di tutti, ma non sulla sua. Non che la fama dell'amico gli desse fastidio, ma a volte era bello incontrare qualcuno che non lo vedesse come "l'assistente basso di Sherlock Holmes".
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Evil?
FanfictionLe storie sono sempre uguali. Il buono è giusto, il cattivo non lo è. Ma il "cattivo" è solo un personaggio la cui storia non è stata raccontata. Lei è cattiva. E odia Sherlock Holmes. Questa è la storia di Karim, una giovane ragazza in procinto di...