Valentine
Secondo quello che avevo studiato tanto tempo fa in biologia, il corpo umano è composto al 60 % di acqua; eppure in questo istante preciso, in questa capanna di tela con quest'uomo pazzo da legare, che brandisce il suo machete sotto i miei occhi, sento che sto per sfidare tutte le leggi della natura trasformandomi in una pozza d'acqua piovana. Al diavolo il mio 40 % di materia solida, ho una paura tale che mi sto liquefacendo. Raccolta sul suolo di terra battuta, piagnucolo : - Aïna! Cavolo! Dagli quello che chiede! - Ma mi hanno gi-gi-già preso tutto! risponde sbattendo i denti la mia migliore amica alle prese con un giovane malgascio che la scuote come uno shaker. Cosa credi? Che abbia nascosto un video nelle mutande? - Fai quello che vuoi con il tuo intimo ma vedi di convincere questi pazzi! - Non abbiamo più niente! gli grida Aïna in malgascio per l'ennesima volta da ieri. È tutto sulla scheda della macchinetta fotografica e sulla chiavetta USB! Avete già tutto! Tutto! Non abbiamo nient'altro nascosto altrove! Lo giuro! Le foto, i film! Non ho più nessuna prova contro di voi! Il tipo con il machete mi urla addosso gesticolando contro di lei, la sua arma danza sotto i miei occhi impauriti al ritmo sincopato delle sue invettive. Parla un dialetto del sud, di cui non capisco niente, ma non ho bisogno del dizionario per indovinare che non ci crede e che non è contento. Ma proprio per niente. - Sii più convincente! piagnucolo pedalando freneticamente nella polvere per sottrarmi dalla mira del machete che sta passando a soli qualche centimetro dalla mia gola. - Vorrei vedere te! risponde lei mentre si dibatte con il giovane malgascio che la perquisisce brutalmente. E tu, leva le tue zampacce! si innervosisce quando lui infila una mano nei suoi shorts. Sto per morire con sofferenze atroci quando lui insiste e lei gli dà uno schiaffo che gli potrebbe svitare la testa dal collo. Ma contro ogni aspettativa, la scena sembra divertire il suo compare che dimentica di vociferare e di minacciarmi per non perdersi neanche una briciola dello spettacolo. Il giovane non si arrende, e Aïna può anche dibattersi graffiando come un gatto selvatico, ma non lui non lascia neanche un centimetro quadrato del suo corpo inesplorato. Per la preoccupazione, mi mordo il labbro fino a farmi uscire il sangue; anche se il giovane non sembra animato da altre intenzioni oltre a quella di assicurarsi che lei non nasconde più niente, qualsiasi cosa potrebbe far deragliare la situazione e portarci verso l'orrore. Aïna è carina, anzi è una piccola bomba, a mio umile parere, e nessun ragazzo normale può toccarla in questo modo senza farsi venire delle idee moralmente condannabili. Trattengo il mio respiro pregando tutte le divinità passate e presenti, da Zeus a Budda, di tirarci fuori da questa situazione. Indenni, preferibilmente. Quando la perquisizione finisce, Aïna è in un tale stato di furore che ha momentaneamente dimenticato la sua paura, e il tizio è pieno di graffi tanto da far pensar che sia appena uscito da un roseto. Almeno sembra soddisfatto della sua perquisizione, e nonostante l'evidente piacere che ha avuto facendo questa operazione, tutto si ferma qui. Il gagliardo con il machete mette fine al nostro interrogatorio non senza avermi seccatamente imposto di svuotare a mia volta le tasche. Eseguo senza tergiversare, con le mani e le gambe tremanti, e i due malviventi ripartono richiudendo la porta dietro di loro. - Uff! sospiro lasciandomi andare in un angolo della capanna come se tutte le mie ossa si fossero sciolte. Ho pensato proprio che fosse arrivata la mia ora. - Non c'è troppo rischio per ora, risponde Aïna passando all'inglese, per non essere capita dai nostri boia che, come la maggior parte dei malgasci, capiscono perfettamente il francese ma molto meno l'inglese. Crolla a sua volta, al mio fianco, svuotata di tutto il coraggio e tutte le energie ora che non è più animata dall'adrenalina. Questi tipi dono solo degli scagnozzi, dei pescatori, dei contadini, assunti per i lavori sporchi; non hanno nessun potere decisionale e non possono permettersi di uccidere dei vazaha senza aver ricevuto l'ordine dai Baroni, i capi trafficanti. Trucidare degli stranieri creerebbe troppi problemi con le ambasciate e peggiorerebbe le relazioni diplomatiche. Certo con la mia pelle chiara ed il mio accento fortissimo, non si rischia di prendermi per un autoctona. Se avessi tatuato in fronte la scritta "prodotto di importazione 100 % vazaha" non sarebbe più chiaro. Ma se la mia nazionalità straniera mi assicura una certa immunità, che ne è di Aïna con i suoi capelli intrecciati, la sua bella pelle caramello e gli occhi a mandorla tipicamente malgasci? - E tu allora? mi preoccupo. - Io sono nata sotto una buona stella, risponde cercando di sorridere. Dovrà bastare. - Scherzi a parte, dico per niente rassicurata. Cosa ne faranno di noi? - Sarà meglio non essere più qui quando arriveranno i Baroni, ammette lei dopo un silenzio. Né io, né te. Il traffico del legno di rosa è molto lucrativo; non esiteranno a farci a pezzi e a far bruciare i nostri pezzi sulla spiaggia se ci sospettano di aver mantenuto una minima prova del loro commercio illegale. - Stai scherzando?! mi strangolo, di nuovo nel panico. - Ne ho l'aria? chiede, terribilmente seria. - Ma non si uccidono delle persone per il legno! - È un essenza rara e preziosa... - Ma è lo stesso... - ... il contrabbando porta milioni di dollari. Molti ucciderebbero per questo. Guarda quella vecchia a Brooklyn che è stata pugnalata il mese scorso. Era su tutti i giornali. Il tizio che l'ha accoltellata si è preso solo la sua fede nunziale e il portafoglio con appena 30 dollari dentro! Mentre il legno di rosa, è garantito High profit, low risk, grossi profitti, basso rischio, come si dice nel gergo del crimine ecologico. È una forma di criminalità proficua ma meno pericolosa del traffico di armi o di droga, ha il vento in poppa. Questi Baroni non lasceranno due ragazzine distruggere il loro impero con tre video e qualche foto. - Ma gli hai restituito tutto! Non c'è bisogno di farci a pezzi! - Conosciamo il volto dei loro uomini, la posizione dei loro acampamenti, dei loro luoghi di taglio e il circuito delle ronde. In più niente gli garantisce che una volta al sicuro nel nostro paese, non testimonieremo contro di loro, anche se glielo giuriamo sulla testa del nostro porcellino d'India. - Non abbiamo dei porcellini d'India, mormoro preoccupata ma non del tutto indifferente allo humour della mia mica. - Ragione di più per non crederci, conclude lei. Ognuna delle due si perde nelle sue riflessioni e il silenzio cade nella capanna. Non c'è neanche una finestra nella nostra prigione improvvisata; l'aria è soffocante e la semi oscurità permanente mi deprime. Penso ai miei genitori, rimasti a casa, in California, nella nostra villa seria e comoda, con vista sulla baia di Santa Monica. E dire che credono che io stia fotografando lemuri, mangiando zebù al latte di cocco... Ho una voglia matta di piangere. Con la punta delle dita, traccio degli arabeschi nella polvere del suolo; dei raggi di luce passano attraverso le tele separate e si invitano sui miei disegni. Aïna prende la mia mano e si avvicina fino ad accoccolarsi a me. Trema violentemente. Il contraccolpo dello shock la prende improvvisamente. Metto un braccio intorno alle sue spalle, e cerchiamo di consolarci l'un l'altra, vicine e incollate come sorelle. - Mi dispiace così tanto di averti trascinata in questa tragedia, Valentine, sussurra... Tanto. Tanto... - Shhh, calmati. - Non era neanche premeditato, te lo giuro. Volevo solo filmare i lemuri. È solo che non potevo distogliere gli occhi come se niente fosse mentre quei tipacci derubano la mia isola... - Lo so. Non ti preoccupare. Ne usciremo fuori. - Non vedo come, singhiozza lei. Oh, perdonami, Valentine, a causa mia ci siamo ficcate in un casino totale! Avrei fatto meglio a portarti a vedere solo i varis e i sifakas! Tutto questo solo per qualche pezzo di legno! - No, tutto questo per denunciare la corruzione e i traffici che rovinano la tua terra d'origine. Sono fiera di te, e fiera di partecipare alla resistenza che si sta organizzando, anche se mi mette una paura terribile. È importante per le persone di qui non lasciare che i trafficanti razzino le ricchezze naturali del loro paese. - Ma guarda dove ci ha portato... - Ho conosciuto dei posti di villeggiatura più confortevoli e con un room service migliore di questo, te lo concedo. Ma se a questi Baroni piacciono tanto i soldi, devo poter negoziare con loro. Sono convinta che troveranno più interessante ottenere un riscatto da mio padre che trasformarci in un barbecue gigante. - Sì ma dovrebbero almeno accettare di ascoltarti prima di ordinare la nostra esecuzione... Cerco di reprimere i brividi che mi assalgono a questa perspettiva, e stringo più forte la mano di Aïna. Da lontano, sento le agitazioni del campo, i ruggiti delle seghe, le grida degli uomini che si chiamano, i rumori dei tronchi quando sono caricati sui container, i rombi dei camion che li porteranno fino al porto per imbarcarli su delle navi... L'oscurità invade la capanna, la notte arriva rapidamente. Mi gratto le gambe nude e sporche costellate di pizzichi. Ecco cosa si guadagna ad andarsene in giro con dei pantaloncini troppo corti nel paradiso delle zanzare. Cerco di capire come le nostre vacanze tra amiche siano potute degenerare fino a questo punto. Aïna è la mia migliore amica fin dall'infanzia, è un'ecologista appassionata, una fan assoluta dell'attore Tom Hardy e una ragazza geniale. Siamo cresciute insieme in Francia da quando la sua famiglia si è trasferita nell'appartamento accanto al nostro, prima che io mi trasferissi in California per riprendere l'impero industriale di mio padre. Ogni estate da quando avevamo 18 anni, secondo un rito che non cambia mai, abbandoniamo tutto dietro di noi per accordarci qualche settimana di vacanza in un angolo del mondo. Ogni anno, una destinazione diversa. Questa volta Aïna, nostalgica del suo paese natale, ha proposto il Madagascar. E perché no? È un'isola magnifica, assolata, popolata da gente adorabile. Tranne se si capita faccia a faccia con dei trafficanti, che si decide di filmare e fotografare per denunciare le loro attività criminali. La perspettiva di perdere milioni di dollari e dieci anni della loro vita in prigione tende a renderli un po' nervosi, come abbiamo potuto constatare a nostre spese. Sento le mie gambe anchilosate e mi ritrovo a rimpiangere il mio bagno di marmo nella villa di mio padre, la mia camera che domina la spiaggia, il mio letto morbido con le lenzuola di seta, il canto delle onde la mattina al mio risveglio, i tramonti sul mare... Sospiro : - E dire che in questo momento potrei essere alle Seychelles, senza dover affrontare niente di più sgradevole di un cocktail tiepido o una connessione troppo pigra per leggere i miei messaggi Facebook mentre Milo, con una rosa tra i denti, mi massaggia i piedi sul bordo di una laguna paradisiaca... - Tu detesti Facebook, mi risponde Aïna sbadigliando. - In questo istante sono sicura che potrei amarlo con tutto il cuore... - In realtà, ora che ci penso: perché non hai afferrato al volo la proposta di Milo? Quindici giorni sulle isole a tu per tu con un playboy ricchissimo, non si possono rifiutare. Mi hai sempre detto che era il ragazzo ideale. - La crociera di lusso, l'hotel a cinque setlle, i flirt sotto le palme... non mi sembrava abbastanza eccitante. Se sapessi come mi sto mangiando le mani! - Venderei la mia anima al diavolo per un succo d'arancia con ghiaccio, una doccia fredda e dei bagni profumati alla lavanda, sospira lei a sua volta indicando col naso il secchio che siamo costrette ad utilizzare da due giorni di cattività. - E io per uno spray antizanzare, ribatto grattandomi ancora di più le gambe. La notte sarà interminabile...Discutiamo ancora un momento, prima di crollare in un sonno agitato, accoccolate una contro l'altra. Ogni minimo rumore mi fa sobbalzare e i miei movimenti risvegliano anche Aïna. I nostri stomaci vuoti rumoreggiano e beviamo molto per ingannare la fame. Non vedo l'ora che arrivi il giorno, che le ombre spariscano. All'improvviso, delle grida e un fracasso assordante ci strappano dal sonno e ci fanno morire di paura. D'istinto, ci rifugiamo in un angolo della capanna, stretta una all'altra. È giorno, la luce ci invade quando la porta si apre di colpo, con un cigolio infernale. Qualcosa sbatte contro il muro di tela. Sul ciglio, riconoscono il nostro guardiano, quello con il machete più terrificante che mai. Non ci guarda nemmeno ma urla degli ordini agli uomini dietro di lui. Ho il tempo di pensare che i Baroni sono finalmente arrivati e hanno ordinato la nostra esecuzione, senza nemmeno averci visto ne parlato. Aïna si aggrappa a me così forte che ho paura mi strappi un braccio, ma non ci penso nemmeno a protestare. Mi accontento di stringerla a mia volta e di chiudere gli occhi: un metodo alquanto diffuso ma particolarmente inefficace per vincere il pericolo. Ma cosa ci faccio io qui? Milo, Milo, Milo perché non mi hai portata di forza alle Seychelles? Ti prego, Dio mio, dammi una seconda possibilità, cancelliamo tutto, dimentichiamo questi ultimi giorni e ricominciamo, ok? Promesso non provocherò mai più mio padre, non giocherò più al poker on-line, non mangerò mai più due barattoli di gelato di seguito, ma ti prego, ti prego, ti prego, portaci indietro di una settimana! Pietà! Allora? Siamo d'accordo? Apro un occhio facendo una smorfia quando Aïna emette un grido acuto a tre centimetri dalla mia orecchia. Non è cambiato niente durante la mia preghiera, che non è stata esaudita. Però forse non è ancora il momento di morire. In effetti i nostri boia non si curano di noi, anzi ci si potrebbe perfino chiedere se non ci abbiano dimenticate visto quanto sono impegnati a spingere nella nostra minuscola capanna un tipo grande come una montagna che li manda a tappeto ogni volta che si muove. Sono quattro cinque malgasci a tenerlo rabbiosamente a colpi di piedi, di bastone, o con il manico dei loro machete, fino a farlo avanzare abbastanza da poter tirare e chiudere la porta dietro di lui. E imprigionarlo con noi, nel nostro nido soffocante ritornato nella semi-oscurità. Piantato nel mezzo della stanza, con le mani legate sulla schiena, tiene la testa bassa, come se fosse un po' confuso ; i suoi capelli biondi pendono come una tenda spessa davanti al suo volto, nascondendo i suoi tratti. È talmente imponente che sembra occupare tutto lo spazio. La sua maglietta beige è sporca, imbevuta di sangue secco all'altezza del fianco sinistro. Credo che sia appena uscito da una bella rissa... Alla fine senza neanche guardarci, si siede in un angolo. Poi il silenzio si abbatte sulla nostra capanna, interrotto solo dalla sua respirazione rapida e forte. Sembra stare male. È tutto immobile. Aïna si rialza ed io mi aggrappo a lei. - Hey, dice lei dolcemente piegandosi verso di lui. Stai bene? Siccome non reagisce, lei si avvicina ed insiste gentilmente alzando la voce. Senza nessun risultato. Forse è troppo malridotto per muoversi o parlare? Su un lato del suo cranio, i capelli sono insanguinati. Aïna ripete la sua domanda, in francese, in inglese, in malgascio, in spagnolo ma è una perdita di tempo. - Gli devono aver dato troppe botte con troppo entusiasmo, dico. Forse stai cercando di comunicare con un vegetale. - Peccato. Sembra abbastanza piazzato da poter demolire questa gentaglia e mettere al tappeto i nostri guardiani, se lo stuzzichiamo come si deve. - Super. E se se la prende con noi visto che ci siamo? Non lo conosciamo nemmeno. Forse è un trafficante della concorrenza, un assassino, un violentatore... Insomma, sii brava: evita altri problemi. Aïna alza le spalle: - Forse è semplicemente un fotografo sfortunato, anche lui. - Sì è io sono Cenerentola, grugnisco. Sto semplicemente aspettando la mezzanotte per saltare sulla mia carrozza e scappare da qua. Aïna ha la grazia di sorridere, poi afferra il nostro secchio d'acqua e nonostante le mie proteste si avvicina a lui. - Hey, gli dice ancora. Acqua pulita. Se hai sete. Questa volta reagisce. Si rialza, posando tutto il suo peso contro la tela, che scricchiola dietro la sua schiena. Distende le sue lunghe gambe davanti a lui, fa rotolare la testa e le spalle in un senso poi nell'altro, prima di alzare verso di noi il suo viso nell'oscurità. Mi aspetto di incrociare lo sguardo di un uomo abbrutito dal dolore, ma invece ha degli occhi vivi ed attenti, di un grigio sorprendente, orlati da ciglia come ricoperte di rugiada. - Takk. Har du ingen roligere rom? interroga con una voce incredibilmente grave. - Eh? rispondiamo in un bel coretto. - Er frokosten inkludert? - Cosa sta dicendo? mi chiede Aïna. - Non ti muovere, consulto Google Translator e te lo dico subito, borbotto. - Sembrerebbe una lingua nordica, prosegue Aïna, ignorando il mio sarcasmo. Della Scandinavia, Svezia, o uno di questi paesi pieni di neve con renne e folletti in ogni angolo di strada. - In ogni caso, io lo so cosa ti direi se fossi al suo posto... - Ah sì? - Perfettamente. Ti direi : "E come vuoi che riesca a bere, bella mia, con le mani legate dietro la schiena? Leccando? Ti sembra che io abbia la faccia da gattino?"
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Provocami Tu
RomanceLei è giovane, bella, ricca, e non si lascia calpestare. Il suo unico problema, è lui: tanto sexy quanto insopportabile... Una serie a due voci... irresistibile! *** Ho 24 anni, un padre tirannico e un impero economico gigantesco da gestire. La...