capitolo 2||

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Capitolo 2.

Attenzione: Capitolo con scene di sesso e violenza; se non te la senti, non leggere.

Guardai spaventata la porta appena aperta da Cory, accanto a lui c'era un uomo.

Era molto alto e grasso, poteva tranquillamente nascondermi con la sua stazza. Avrà avuto si e no settant'anni. Mi sorrise in modo languido e in quel momento la mia intera vita mi passò davanti.

Non avevo mai avuto una vita facile o felice, ma volevo continuare a viverla. Non volevo sprecare i miei anni chiusa in una topaia a farmi fottere dal primo che capitava. Ma sopratutto non volevo perdere la verginità a sedici anni. Ero solo una ragazzina e l'idea di fare sesso mi spaventava, sopratutto con un vecchio pedofilo.

In quel momento vidi tutto a rallentatore

La figura dell'uomo che si avvicinava sempre di più al letto; Cory che chiudeva la porta a chiave; il vecchio che raccoglieva un preservativo da una scatoletta impolverata posta nel fatidico cassetto dei giochi erotici.

In quel momento mi risvegliai dal mio stato di trans e cominciai a urlare. Corsi verso la porta e cominciai a tirare pugni ben assestati nella speranza di buttarla giù o di far pietà a qualcuno.

L'uomo rise divertito dalla mia reazione e mi si avvicinò. Mentre tentavo di scappare si era spogliato. Era interamente nudo.

-Me lo metti tu il preservativo?-Chiese facendo un falso sorriso affabile. Si avvicinò a me e posizionò le mani sui miei fianchi stretti per immobilizzarmi. Mi prese le mani e tenendomi i polsi con una mi mise in mano a forza il preservativo con l'altra.

-Indossalo, cagna!- Mi ordinò alzando il tono della voce. Le lacrime sgorgavano dai miei occhi azzurri come un fiume in piena.

-N-non voglio. Mi lasci, la prego.- Sussurrai senza voce, tant'ero spaventata.

-E' il tuo lavoro! Sei una puttata e devi fare tutto quello che ti dico!- Urlò. Questa volta obbedì, temendo potesse picchiarmi.

Infilai il preservativo sul suo membro, nonostante le mie mani tremanti e gli occhi offuscati di lacrime.

-Incominciamo a capire, vedo.-Ghignò. Prese il lembo del mio vecchio maglione e me lo strappò via. Cadde in brandelli sul pavimento; il mio ultimo di ricordo di papà era andato perduto.

Rimasi con i pantaloni e quel reggiseno che Cory mi aveva costretto a indossare.

L'uomo si leccò le labbra e poi mi tirò giù i pantaloni, facendomi rimanere in intimo.

-Sei più magra di quello che pensassi. Quei vestiti larghi che indossi non ti donano per niente. Però...Un bel collare da cagna e il tuo bel culetto tutto rigato di frustate...Quello si che ti donerebbe.-Commentò, provocandomi un brivido lungo la schiena. Un brivido di terrore.

In poco tempo mi ritrovai nuda su quello schifossissimo materassino sudicio. Continuavo a piangere e a urlare il nome di mio padre, di mia madre, di Maya. Cercavo di pensare a loro, quando con gli occhi chiusi quell'uomo continuava a palpeggiare e toccare il mio corpo magro.

Ad un certo punto prese delle corde, attaccate ad un chiodo sul muro e le avvolse intorno al mio corpo, legandomi come un salame. Mise delle manette sulle mie mani e mi impedì qualsiasi possibilità di movimento.

Mi rassegnai.

Chiusi gli occhi, pensando al sorriso di papà il giorno in cui morì e mi disse di non arrendermi mai, che sarei andata avanti come una guerriera nonostante le difficoltà. E così feci.

Attesi con coraggio quello che sarebbe avvenuto da lì a breve, stringendo forte gli occhi per non guardare e mordendomi il labbro a sangue.

Un dolore lancinante al basso ventre mi fece capire che era fatta. Avevo perso la verginità con un perfetto sconosciuto.

In quel momento capì tante cose. La mia vita era stata segnata per sempre; quella guerra avrei dovuto combatterla da sola, completamente disarmata; papà non mi avrebbe potuta salvare; ma sopratutto, non sarei uscita mai più da lì.

Mai più.

Il dolore si faceva sempre più acuto e avrei voluto pregare il cliente di fermarsi, ma le parole non uscivano dalle mie labbra.

L'uomo affondava in me violentemente, facendomi sanguinare in modo innaturale. Probabilmente aveva distrutto le strutture interne della mia intimità.

Uscì da me velocemente, dopo essere venuto nel preservativo. Credetti di sentirmi meglio appena sarebbe uscito dalla mia intimità, ma non fu così. Bruciava da morire, come se mi avessero riempita di tagli profondi di coltello e poi mi avessero buttato sopra del limone o del sale. Un bruciore più forte delle foglie di ortica strofinate sulla pelle.

Aprì a fatica gli occhi e lo vidi che armeggiava con il cassetto del comodino, cercando qualcosa al suo interno. La trovò.

Una frustino, di quelli che si usano ad equitazione per far ubbidire i cavalli.

Da quel momento in poi nella stanza risuonarono solo le mie grida di dolore. Mi aveva scorticato tutto il corpo; pancia, seno, schiena e altro.

L'uomo di cui non ero a conoscenza del nome delle mie grida disperate se ne fregava altamente. Si vedeva dalla sua faccia da psicopatico che si stava divertendo.

Il dolore che provavo era tanto. Pensai con amarezza al mio desiderio di perdere la verginità con una persona che mi avrebbe amata sul serio, prendendomi con dolcezza e facendomi urlare il suo nome dal piacere, graffiandogli la schiena con le unghie.

In quel momento pensai di morire; anzi, desiderai di morire.

Passarono ore, ore interminabili, prima che quel mostro se ne andasse. Ormai non urlavo nemmeno più, non mi muovevo.

Semplicemente non sentivo più i miei pensieri, finchè il buio non prese il sopravvento.

continua...

Grazie alla collaborazione di : onlyourheart

Continueremo a 70 voti!

Prostitute ||Beatrice VendraminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora