Capitolo 9||

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Capitolo 9.

"Ci sono mille motivi per essere felici, ma tu farai sempre caso a l'unico che ti fa soffrire."

È veramente così, magari la tua vita è più luminosa di molte altre, ma continui a vederla nera per colpa di quel piccolo difetto.
L'unica cosa da fare in questi casi è non pensarci troppo, la vita non sarà mai perfetta. Mai. Bisogna godersi i piccoli attimi di felicità con le persone che ti amano e che ti fanno sorridere, perché sono quelli i pensieri che ti faranno guarire quando sarai triste.
È così, credetemi.
Io forse non mi sono goduta abbastanza ciò che la vita mi voleva regalare.

***

Il silenzio in macchina creava un'atmosfera a dir poco gelida. Maya piangeva silenziosamente, abbracciata a Saul che le accarezzava la testa dolcemente, ma il suo sguardo era rivolto a me.
Non mi ero più mossa dopo le parole di Maya. Il mio sguardo era caduto nel vuoto, e ogni tentativo dei ragazzi di farmi tornare il sorriso era stato vano.
Mi sentivo dannatamente in colpa, ora più dei giorni scorsi. Cazzo, mamma era morta a causa di un mio stupido errore.
-Fede...Ferma la macchina ti prego.-Mormorai con le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi; ma non era ancora il momento di piangere, lo avrei fatto da sola, senza che Maya potesse  vedermi.

Fede accostò. Ormai era quasi buio, il cielo incominciava a imbrunirsi e si poteva già scorgere qualche stella luminosa, coperta da un leggero strato di nuvole.

Eravamo in una stradina isolata, di campagna. Accanto a noi si ergevano imponenti molti alberi da frutto coltivati da contadini.

Scesi dall'auto e mi allontanai dalla macchina, non volevo che gli altri mi vedessero crollare di nuovo. Stavo facendo la figura della debole.

Mi sedetti contro un albero, mettendomi le mani nei capelli e sospirando cercando di calmarmi. Gli occhi pericolosamente lucidi.

-Ehi.-Mormorò una voce, si stava avvicinando a me ma per il buio non riuscivo bene a distinguerla, ma la sua voce era inconfondibile.

Calda, roca, rassicurante.

Era Saul.

-Ehi..-Risposi con un fil di voce. Non mi andava molto che mi vedesse in quello stato, ma non potevo cacciarlo, infondo lui era preoccupato per me, così come gli altri.

Si sedette accanto a me, silenzioso.

Ci mettemmo a guardare le stelle che ormai luccicavano prepotentemente nel cielo scuro. Mi strinsi a lui per  il freddo e lui mi mise una mano sul fianco accarezzandomelo piano per scaldarmi.

-A tua sorella è già passata, era solo lo shock del momento.-Mi disse.

-Non cambia il fatto che quello che ha detto prima è la verità. Ho agito in modo sconsiderato, ho rovinato una famiglia.-

-Hai voluto solo fare il bene per la tua famiglia, che poi tutto è andato storto è un altro conto.-

Le sue parole mi rassicurarono, mi fecero sentire un po' meglio, alleviarono i sensi di colpa che mi divoravano l'anima da quando mia madre era morta.

-E' bello fare l'attore?-Chiesi ad un tratto, con la testa appoggiata sulla sua spalla.

-Sì, è un bel mestiere. Ma devi saper tener testa alle critiche e al peso della fama. E' dura.-

-Oh poverino, sei famoso. Che fatica essere amato.-Lo presi in giro sghignazzando.

Anche lui rise.-E' proprio vero che  non sai cosa significhi finchè non ci sei dentro. Ogni lavoro ha le sue pecche, questo non è diverso.-

Prostitute ||Beatrice VendraminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora