Capitolo 46

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Due settimane.

Due settimane che Lucas mi passa davanti con quella Emma dei miei stivali.

Due settimane che non mi rivolge la parola.

Due settimane che non mi guarda.

Due settimane che fa finta che io non esista.

Ma ho paura che ormai sia davvero così, è passato oltre e mi ha già dimenticato.

Ed io?
Niente, è sempre fisso in testa, il suo sorriso mi appare davanti in continuazione. Non riesco a cancellare i miei sentimenti.

"Signorina Tomnson ci vuole degnare della sua presenza?" dice la professoressa di matematica risvegliandomi dai pensieri.

"Scusi" rispondo sbuffando "Ma la sua lezione è troppo noiosa" continuo.

Mi rendo subito conto di averlo detto ad alta voce e me ne pento, ma ormai sono sempre nervosa e rispondo male a tutti, rischio di rovinarmi la media scolastica per colpa di Lucas.

"Come si permette" urla con la sua voce stridula "Vada subito fuori e rientri solo quando finisce la lezione, vediamo se sarai meno insolente" ordina indicandomi la porta.

Esco senza spiccicare parola e mi metto a sedere per terra preparandomi psicologicamente a dover aspettare 45 minuti.

Mi ricordo dopo 2 secondi di avere il telefono e le cuffiette, quindi imposto la riproduzione casuale e chiudo gli occhi cercando di rilassarmi senza pensare allo sguardo di Lucas che mi ha rivolto mentre uscivo dall'aula.

Una mano picchietta sulla mia spalla e in quel momento mi rendo conto di essermi addormentata.
Apro lentamente gli occhi ritrovandomi davanti un ragazzo dai capelli biondi e due occhi verdi grandi, dalla mia prospettiva sembra alto, anche se ci vuole poco a superarmi, e mi sta fissando con un sorriso divertito.

"Buongiorno bella addormentata" dice sfilandomi le cuffiette dalle orecchie.

Come osa toccare le mie cuffie?

"Che vuoi?" rispondo acida.

"Uuh qualcuno si è svegliato dal lato sbagliato del letto stamattina" commenta.

"Che vuoi?" ripeto senza calcolare la sua battuta poco divertente.

"Volevo invitarti a farmi compagnia" spiega.

"E perché mai dovrei accettare di stare con uno sconosciuto?"
"Perché sono un bellissimo ragazzo e anche simpatico"
"Hai dimenticato strafottente, egocentrico e modesto" continuo la sua descrizione.

"Vieni?"

Ma allora questo non mi ascolta proprio eh.

"Senti sono già abbastanza nervosa, non ho bisogno di te che mi dai ancora più fastidio, stavo benissimo quando ascoltavo la musica da sola" sbotto.

"Va bene" risponde.

Sospiro felice di avergli fatto capire di andarsene, ma appena mi sento tirare per un braccio mi rendo conto che ciò che ho detto gli è entrato in un orecchio e uscito dall'altro.

"Ti odio" commento sottovoce.

"Sempre gentile" dice sorridendo continuando a trascinarmi per luoghi a me sconosciuti.

"Posso sapere dove mi porti?" domando ormai stanca di lottare per farmi lasciare.

"In un posto"
"Accidenti, adesso sono davvero soddisfatta" ribatto ironica.

"Bene, almeno non mi fai più domande"

Questo ragazzo è totalmente di fuori.

All'improvviso si ferma davanti ad una porta grigia e si gira probabilmente per vedere che non arrivi nessuno.

Gli opposti si attraggonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora