Capitolo 56

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POV Padre di Lucas.

"Sì, qualsiasi novità mi richiami a questo numero o a quello dell'ufficio" mi accerto prima di digitare l'icona rossa sullo schermo.

Stremato mi allento la cravatta, mi butto sul divano con poca leggerezza e mi riempio un bicchiere di uno strano alcolico amaro, anche se sono solo le sei di pomeriggio.. E' ormai routine da una settimana, da quando mio figlio Lucas è scomparso e sto lavorando in tutti i modi per ritrovarlo.

Emma non era calcolata nei miei piani, ma soprattutto non era prevista la sua parentela con Phil, quel lurido bastardo.

E' aperta l'accusa di rapimento di Cristy ed essendo il suo avvocato ho potuto trarre più informazioni dalla polizia. Mai mi sarei immaginato di scoprirli cugini. A questo punto credo che la storia sia molto più ampia e che Lucas sia più in pericolo di quanto immaginassi.

Il suo telefono è sempre spento, probabilmente ormai scarico; l'ultima volta che è stato rintracciato il suo segnale era in una strada fuori l'aeroporto.

Nessuna notizia. Questo silenzio sta devastando tutti e mi sento colpevole per non riuscire a trovare una soluzione e salvarlo.

Il rumore di un motore risveglia i miei pensieri e vedo che il postino ha lasciato una busta. Mi alzo svogliato e mi costringo a prenderla per svegliarmi da questo stato comatoso in cui sto vivendo.

Apro la cassetta e mi ritrovo una busta bianca in condizioni pessime, ma non ho neanche le forze per prendermela con questo sistema di spedizioni orrendo.

Non c'è nessun intestatario, solo il mio nome sopra scritto al computer. Un lampo mi accende la mente e la scarto subito senza perdere tempo.

Sento la terra mancarmi sotto i piedi alle prime parole che leggo ed ho bisogno di sedermi per non cadere. Scorro le lettere velocemente fino ad avere la vista sfuocata per le lacrime che si stanno creando nei miei occhi.

"Se vuoi che Lucas torni a casa sano e salvo, fai in modo che al processo di Phil vinca".

So benissimo di chi è questo ricatto, ma so anche che non è una prova accettabile dato che non ci sono segni di calligrafia umana.

Un grido di frustrazione mi esce di bocca quasi senza accorgermene e mi convinco a tornare in casa prima che qualcuno possa notarmi.

Penso e ripenso a tutte le possibili soluzioni, ma la mia mente è fissa solo sulla salvezza di mio figlio. Non posso far sapere a nessuno di questa lettera, dovrò solo fare quello che vuole quel codardo.

"Samuel, amore, siamo tornati". La voce di mia moglie rimbomba nell'ingresso di casa riattivando tutti i miei sensi. Nascondo velocemente i fogli spiegazzati in un cassetto della mia scrivania ed esco dallo studio.

Bacio la fronte di Elisabeth forse troppo a lungo per non destare sospetti, ma ho bisogno di chiederle scusa di tutte le mie azioni future.

I suoi occhi sono spenti, come quelli di tutta la famiglia, ma si vede che cerca di nascondere la propria sofferenza dietro il suo sorriso gentile. La notte poi piange in silenzio tra le mie braccia.

L'aiuto a sistemare i sacchetti in cucina e lascio liberi Cameron e Justin.

Prepariamo la cena in silenzio, stesso suono che ci circonda mentre mangiamo. L'unica compagnia è quel breve ticchettio delle posate sui piatti praticamente pieni di tutti. La fame è sparita da questa sala.

Continuiamo così fino all'ora di dormire, movimenti robotici abitudinali senza sentimenti. Sto per chiudermi in camera quando vedo la porta della camera di Lucas accostata, mi avvicino e trovo Cameron nel suo letto che stringe il suo cuscino.

Vederlo soffrire così tanto mi stringe il cuore e mi prometto di fare di tutto per far smettere questo strazio alla mia famiglia.

Mi infilo a letto consapevole che non dormirò neanche un'ora e aspetto mia moglie che mi abbraccia, piange e si addormenta stremata.

--So che mi pentirò delle mie azioni, ma mi sento in dovere di proteggere tutti.

Il mio telefono squilla ancora, forse per la ventesima volta e vedere il nome di Elisabeth sopra lo schermo mi uccide, ma sto facendo questo anche per lei. Lo spengo e mi metto a scrivere.

Consegno il foglio al mio assistente e gli ordino di presentarla al processo a cui non mi sono presentato. Phil vincerà, Phil avrà la mia lettera che lo definisce innocente e spero che mio figlio torni finalmente a casa.

--"Come hai potuto?" Urla Elisabeth appena rientrata in casa. "Come hai avuto il coraggio di non venire a difendere la ragazza di tuo figlio da quello stronzo bastardo?" le lacrime le rigano gli occhi ed io non riesco a vederla così.

"Ti giuro che non è come sembra, ti prego fidati di me" cerco di farla calmare prendendole le mani. "Spiegami solo perchè.." stremata si siede sul divano e mi metto accanto a lei. "Capirai tutto, ho dovuto, ma avremo un altro modo per incastrarlo. Ti prometto che farò di tutto per rimediare, fidati di me". So che è tutto così difficile, però confido nella giustizia.

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Ciaoooo

Sono ancora e sempre io, come promesso ecco qui un nuovo capitolo.

Probabilmente sarete tutti nello stesso modo in cui sarò io quando uscirà la prossima stagione di Stranger Things: non ricordo assolutamente nulla di quello che è successo nelle stagioni precedenti.

Se vi va, rileggete il libro, altrimenti nulla. Pubblico queste pagine più per concludere definitivamente il tutto, perchè i miei protagonisti (e ovviamente voi) se lo meritavano.

Devo ancora decidere se pubblicare una volta al giorno o più con calma, ditemi voi.

Sappiate che la fine è molto vicina.


Ringrazio ancora tutti per il supporto, l'attesa e i messaggi, siete anche voi il motivo per cui ho continuato questo progetto.

Scusate ancora per gli 8 anni di pausa, ma se mai vi interesserà vi racconterò volentieri che è successo.

In ogni caso mi trovate sempre sui miei social:

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Un bacio 


Gli opposti si attraggonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora