Capitolo 3 - My desease
Battei un'ultima volta un pugno sulla porta ma ormai avevo tutte le nocche sbucciate ed il dolore aveva iniziato a farsi sentire.
Non sapevo cosa fare. Ero intrappolata in quella stanza e anche se non lo fossi stata, mi ritrovavo comunque isolata in una casa a cui non appartenevo ormai da tempo.
La mia sconfinata paura mi impediva addirittura di prendere in considerazione l'idea di fuggire, per cui non avevo nessuna via di scampo. Sbuffai arrabiata e mi passai una mano sul viso per asciugare le lacrime che avevano iniziato ad asciugarsi da sole, increspandomi la pelle.
Lanciai un ultimo urlo di rabbia prima di girarmi di spalle ed accasciarmi a terra.
Trascorsi in quello stato un bel po' di tempo, finchè non mi ricordai della finestra.Mi alzai cautamente da terra, facendo attenzione a non far rumore e non destare sospetti.
La finestra era l'unica via d'uscita che non potevano chiudere a chiave, peccato che fossimo al secondo piano e l'impresa fosse dunque inattuabile lo stesso. Inoltre si aggiungeva anche il fatto che non avrei mai avuto il coraggio neccessario per uscire da lì. Andare fuori voleva dire entrare in contatto con altra gente, o meglio con tutti. Non poteva minimamente essere paragonato all'ambiente del mio college. Il Norwest Grimbly College era una scuola esclusivamente femminile. Là mi sentivo a mio agio, avevo stretto le mie amicizie e vivevo in pace. Tutto ciò fino a quando non erano arrivati i miei a distruggere tutto.Il fatto era che a me la societá faceva paura. O meglio non tutta, una parte di essa, ovvero gli uomini. Tutti tranne mio padre, ovviamente. Per lui provavo solo disprezzo.
Il sesso maschile in generale invece mi provocava un'ansia costante, un desiderio feroce di scappare e nascondermi. Odiavo questa mia patologia e non riuscivo neanche a spiegarmela perchè ogni volta che ci provavo e cercavo nel mio passato, trovavo soltanto il vuoto.
Neanche la piscologa del college, che avevo consultato senza il consenso e all'insaputa dei miei, era riuscita a darmi qualche risposta, affermando che c'era qualcosa che bloccava la mia memoria.
La mia Androfobia, questo era il nome con cui l'aveva chiamata, era incurabile.Alla fine quindi mi ero arresa e avevo deciso di convivere con le mie paure, pensando che non sarei mai piú stata a contatto con dei maschi in vita mia.
Non avevo messo in conto che mi sarei ritrovata in una situazione del genere.Aprii sospirando la finestra, facendo entrare l'aria gelida nella stanza. Fuori alcune persone passeggiavano lungo i marciapiedi delle strade. Cercai di non farmi vedere mentre tentavo di misurare a occhio e croce quanto distava il secondo piano dal suolo. Era troppo. Mi sarei sicuramente rotta qualcosa. E non sarei riuscita ad andare da nessuna parte. A malapena conoscevo il mio quartiere, figuratevi la strada per ritornare al college. Erano sette anni che non mettevo piú piede ad Abby Road e tutto ció che la riguardava mi sembrava sconosciuto, come se io in quel posto non ci fossi mai stata.
Mi allungai un'ultima volta tanto per assicurarmi bene di ció che avevo visto.
«Non starai mica pensando di buttarti, vero?» sentii dire da una voce profonda di fronte a me. Per poco, a causa dello spavento, non caddi veramente in avanti. Per fortuna riuscii ad alzarmi in tempo e identificai la voce. Proveniva dalla casa di fronte. Il ragazzo che avevo visto sulla scalinata qualche ora fa, adesso mi stava fissando ancora dalla sua finestra, che guarda caso era proprio di fronte alla mia.
Come al solito sentii ie mani iniziare a sudare e la saliva mancare. Il ragazzo mi aveva fatto una domanda ma io non riuscivo a rispondere. Sentivo la paura corrodermi le ossa, un dolore lancinante al cuore a causa del suo battito forte.
Rimasi lì imambolata, cosa alquanto strana. Di solito fuggivo a gambe levate.Quel ragazzo era ancora piú inquietante degli altri. La sua aria dark mi diceva che non era proprio un angelo. Come d'altronde anche il resto degli uomini. Peró lui aveva qualcosa in piú, sembrava molto piú pericoloso. Eppure non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e continuavo a guardarlo. Lui alzó un sopracciglio, alquanto disorientato. Forse mi credeva scema.
«Sei straniera? Non ti ho mai vista qui.» continuó il ragazzo.
Strinsi i pugni e cercai di tranquillizzarmi.
Inspira ed espira. Puoi farcela, basta che ti ricordi cosa ha detto la psicologa - pensai.
Ma non funzionó. Sapevo che quel ragazzo non mi stava facendo niente, ma non riuscivo a controllarmi, era piú forte di me.
«Stai bene?» chiese poi notando sicuramente il pallore del mio viso.
Non risposi. Anche la mia bocca si era immobilizzata. Nel mio cervello si era accesa come una lucina che continuava a segnalare pericolo con caratteri cubitali.
«Driss, c'è il tuo amico Colton quaggiù ad aspettarti!» sentii la stessa voce di donna richiamarlo.
Driss. Il suo nome era Driss.
«Ok...» aggiunse confuso Driss, continuando a guardare me invece di rispondere a colei che l'aveva chiamato.
«Non sei una che parla molto, eh?» chiese alzando un lato delle labbra. «Ora devo andare. Mi raccomando non fare niente di sciocco.»Detto ció, si allontanó dalla finestra, andando molto probabilmente dal suo amico.
Rimasi ancora lì, immobile, a fissare lo spazio vuoto occupato prima da lui.
Credo che mi abbia presa per una che voleva tentare il suicidio.Non ebbi molto tempo di pensare piú approfinditamente alla cosa, visto che subito dopo mi ritrovai piegata su me stessa a vomitare per terra. Sentivo lo stomaco scosso dalle convulsioni alla ricerca di tirar fuori tutto quello che aveva dentro come se fosse un veleno.
Peccato che non avessi mangiato nulla quel giorno. Avevo bevuto soltanto una tazza di latte, ma lo stomaco non voleva di certo saperne, continuava ad agire incontrollato.
Mi sentivo malissimo. Cercai di alzarmi e di fare qualche passo ma appena ne feci due o tre mi ritrovai subito per terra, con la testa dolorante per lo schianto.
Iniziai a vedere in modo poco chiaro e a sentire gli occhi pesanti. L'ultima cosa che ricordai furono due figure sfuocate che si precipatorono su di me, tutto il resto era oscurità.
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Androphobic [#Wattys2016]
RomanceNessuno sa cosa sia successo a Bryana Coel, la ragazza più popolare della scuola, la notte in cui è ritornata a casa tutta ricoperta di sangue. Lei stessa non ricorda più niente e si ritrova con una pericolosa paura a cui dover far fronte. Per cui...