Capitolo 7 - Find my name

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Capitolo 7 - Find my name

Convivere con i miei attacchi di panico era come vivere due vite: faticavo doppio in ogni cosa, visto che mi sentivo sempre come bloccata in un liquido melmoso.

Ma dovevo ammettere che a Driss bisognò veramente dare un premio per non esserserla data a gambe dopo la scenata che avevo fatto.

Non si mosse minimamente. Anzi, continuò a guardarmi con la mano tesa ed il volto indecifrabile.

«Vogliamo andare?» chiese come se niente fosse.

Sentii il mio volto andare in fiamme. Dopo quell'urlo liberatorio stavo leggermente meglio, ma il panico adesso aveva deciso di condividere il suo spazio anche con la vergogna. Un groviglio di altre emozioni si fecero strada nel mio corpo. Ero furibonda e spaventata, ma per fortuna avevo la mente ancora abbastanza lucida. All'improvviso sentii una lampadina accendersi nella testa. Se i miei genitori avessero visto che mi stavo adattando, mi avrebbero lasciato più libertà. E con un po' di astuzia e fortuna avrei usato quella libertà per riuscire finalmente a scappare da loro. Sarebbe stato un buon piano, se non avessi avuto la mia malattia. Come avrei fatto ad integrarmi nella società? Ma che cosa mi veniva in mente? Non era per niente attuabile ciò avevo pensato.

Sospirai affranta e mi concentrai sulla figura di Driss davanti a me.
Come potevo evadere da quella situazione?

«Dove la porti?» chiese con finto interesse mio padre. Mi voltai subito verso di lui. Era appoggiato all'estremità del corrimano delle scale, con le braccia incrociate e la testa inclinata di lato.
Osservai la piega che il suo sorriso ipocrita aveva disegnato sul lembo di pelle accanto alle labbra. La sua non era un'innocente domanda. Ciò che lo preoccupava in realtà era tutt'altro: voleva controllarmi.

Driss non si scompose minimamente. Sembrava del tutto a suo agio in quella situazione.
«Le faccio solo fare un giro.» disse con una scrollata di spalle.

La sua risposta per poco non mi fece sorridere. Adorai il fatto che fosse rimasto sul vago, mi faceva sentire come protetta.

Con mio estremo stupore, mio padre non indagó oltre. Si limitò ad annuire, ma nella sua espressione riuscì a leggere un nascosto fastidio.

«Va bene, dai andate. Non vi trattengo oltre.» si lasciò sfuggire un largo sorriso e aprì la porta.

Driss si voltò verso di me con le labbra incurvate all'insù e una mano tesa verso l'uscita.
«Prima le signore.»

Il tono allegro in cui lo disse mi causò una lieve risata che non riuscì a contenere. Entrambi mi fissarono sorpresi. Io stessa lo ero. Non riuscivo neanche a stare in piedi davanti a un ragazzo, figuriamoci sorridere.

Non mi sentivo propriamente sicura con Driss, dovevo ammetterlo, però c'era qualcosa in lui che lo rendeva diverso. Dopo i primi attacchi di panico, adesso la sua presenza mi causava sì un po' di paura, ma non così tanta come all'inizio.

Stranamente, mi stavo abituando alla sua presenza.

Prima che il coraggio mi svanisse del tutto, presi la borsa appesa all'attaccapanni e uscii senza degnare mio padre nemmeno di uno sguardo.

Voleva che uscissi? Lo avrei fatto. Ma non per lui. Per me. Prima o poi me ne sarei andata da quella casa.

Sentii Driss dietro di me salutarlo ed accelerare il passo per raggiungermi.

In pochi secondi mi arrivò accanto e io d'istinto mi allontanai un po'.
Lui notò il mio gesto ma fece finta di niente. Avanzammo di qualche passo. All'improvviso si fermò e si girò verso di me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20, 2017 ⏰

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