Piccola

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Bade ~ Anita~


Tanto sarebbe tornata strisciando da lui.
Entro mattina dopo sarebbe stata la solita ragazza che fa la dura ma che appena viene toccata dal suo ragazzo si scioglie.
Non resisteva senza di lui.
Erano solo palle le sue, Jade non ce l'avrebbe fatta mai.
Ed era sicuro che il giorno dopo gli sarebbe andata incontro piangendo, gli sarebbe saltata addosso e lo avrebbe baciato
_la mattina dopo_
Beck arrivò a scuola. Nessuno dei suoi amici aveva visto Jade. Nessuno sapeva se fosse lì o a casa. Nessuno sapeva come stava.
Cominciò a girare a vuoto per i corridoi, anche se doveva essere in classe, ma non gli importava. Prima doveva sapere dov'era jade e se stava bene.
Dentro la scuola non c'era. Uscì di fuori e la cercò nei parcheggi. Stava per arrendersi, la campanella era già suonata per l'inizio della seconda ora, ma poi finalmente la vide. Era accanto alla sua macchina, ben nascosta nei cespugli.
Si avvicinò a lei che era di spalle e appena lo fece, trovò la cosa peggiore che potesse trovare.
B: jade!?
Lei si girò barcollando, con una bottiglia di vetro quasi vuota con ancora qualche sorso di un liquido trasparente e un braccio sanguinante.
J: mmm... Chi sei? André?
B: sono Beck.
J: chi?- chiese portandosi la bottiglia alla bocca e cercando di bere. Beck gliela strappò di mano prima che potesse farlo e lei lo guardò arrabbiata.
J: ma che fai? Ridammela!
B: no, direi che sei già abbastanza ubriaca. Ma che stai facendo!? Non hai mai bevuto più di un paio di bicchieri e ora ti ubriachi?!
J: ma che te ne importa? Tanto mi hai lasciato. Sono liberaaa ahahah- disse iniziando a girare su sé stessa in una sorta di ballo e ridendo come un inebetita.
La fermò prima che potesse cadere e la fece sedere per terra, per poi prenderle il braccio ferito.
B: che ti sei fatta Jade... Avevi detto che non l'avresti più fatto.
J: la promessa è rimasta chiusa dietro la porta ieri sera...
Beck vide che stringeva la mano a pugno e, nel tentativo di aprirla, lei strinse ancora di più, cominciando ad urlare.
B: Jade, apri la mano!
Lei lo fece e Beck trovò la lametta che le aveva tagliato tutto il palmo. Sospirò e la prese in braccio, camminando verso la sua auto.
J: lasciami Beck. Non ti voglio...
B: shh, non dire così. Calmati, ci sono io a prendermi cura di te.
Quelle furono le ultime parole che Jade sentì prima di addormentarsi
B: starai bene piccola. E faremo come se questa mattina non sia mai successa. Se ti serve tempo te lo darò. Tutto quello che vorrai. Io sarò sempre qui ad aspettarti. Perché ti amo, piccola.
Jade si svegliò nella roulotte di Beck quando erano già le 5 di pomeriggio. Aveva un braccio e una mano completamente fasciati; sentiva i tagli bruciare al di sotto della stoffa bianca, e le girava fortissimo la testa. Non ricordava come ci fosse arrivata o cosa fosse successo, sapeva solo di aver fatto l'ennesima cazzata. Cercò di alzarsi dal letto, ma la testa girava troppo forte e cadde per terra.
Il rumore attirò Beck, che da fuori corse a vedere come stava. La trovò per terra e subito si allarmò. Andò da lei e la fece alzare, facendola poggiare alla sua spalla.
B: come ti senti?
J: come una che non ha la più pallida idea di cosa sia successo.
B: meglio che non te lo dica...
J: vado a casa.
B: no, tu non vai da nessuna parte. Non stai bene ancora. Non ti lascio andare via.
J: Beck, è sequestro di persona!
B: io lo chiamo "salvare una pazza ubriaca", ma vedila come ti pare.
Jade sbuffò e tornò a sedersi sul letto. Beck la raggiunse, e la guardò.
B: ascolta.. Mi dispiace per...
J: oh, non ci provare. Non sperare che con qualche tua cazzata da ragazzo fico e perfetto io tornerò da te strisciando. Se credi che succederà, ti sei innamorato della ragazza sbagliata. Hai dato un chiaro segno di quello che vuoi fare. È finita. Non sarò così scema. Credi che non possa farcela senza di te? Sono Jade West. Forse ancora non mi conosci.
E detto questo, si alzò, prese le sue cose e tornò a casa.
Forse aveva ragione. Beck non conosceva affatto Jade West.
Passarono i mesi. E Jade ancora non tornava. Sembrava non gli importasse di Beck. Era sempre con André, rideva, scherzava. Sembrava... Libera. E questo a Beck faceva rabbia. Con lui non era mai così felice. Con lui non rideva mai così.
Però Jade e André erano gli unici a sapere la verità. Jade stava male. Soffriva tutti i giorni, a volte sembrava buttarsi giù e non riuscire a tornare felice. E se non fosse stato per Andre, non sarebbe mai ritornata felice. Andrè era l'unico che riusciva a capirla, era l'unico che riusciva a sopportarla, era l'unico che riusciva a farla felice, era l'unico che sapeva veramente come stava.
Beck era geloso di vedere la sua ragazza sempre con il suo migliore amico, era geloso della loro amicizia, era geloso di Andre.
E un giorno la gelosia prese il sopravvento. Dopo la lezione di Sikowitz, dopo le ennesime gentilezze di André verso Jade, Beck prese in disparte il suo amico. Lo portò nello stanzino dei bidelli e chiuse la porta a chiave.
B: devi smetterla, okay?
A: smetterla di fare cosa?
B: di stare appiccicato alla mia ragazza!
A: appiccicato alla tua... In primo luogo, Jade non è la tua ragazza, l'hai lasciata. Secondo, io non le sto appiccicato, la sto aiutando.
B: no, tu stai solo aspettando di portartela a letto!- urlò.
A: amico, smettila di fare il coglione! Tu non lo sai come sta Jade, non lo sai se piange tutte le notti, non lo sai perché è colpa tua se sta così! E lei non può fidarsi di una persona che la fa stare male!
Non ci vedeva più dalla rabbia. Alzò un pugno che andò a finire dritti sulla guancia del suo amico. Cominciarono a picchiarsi, ma inutile dire che quello che incassava i colpi senza procurare danni all'altro, era André.
Fuori dallo stanzino, il corridoio era vuoto, tranne per ragazza, che come al solito sarebbe arrivata tardi, tanto non le importava. Passando accanto allo sgabuzzino, sentì un forte trambusto e riconobbe le due voci delle persone più importanti per lei.
J: Beck?! André!?
Cominciò a battere i pugni sulla porta, cercando di attirare la loro attenzione.
J: Beck, smettila, basta! Gli fai male, smettila! Ti prego, Beck, basta!- urlò scoppiando a piangere.
Dopo qualche minuto il trambusto finì, e la porta si aprì. Beck uscì e guardò Jade negli occhi. Lei piangeva, lui era furioso. Se ne andò a passo svelto verso l'uscita e Jade corse a soccorrere il suo amico. Era quasi completamente svenuto, ma riusciva ancora a tenere gli occhi aperti.
J: André, come stai?- chiese accarezzandogli il viso.
A: s-sto bene, sta tranquilla.
Lo aiutò ad alzarsi e lo portò in infermeria. L'infermiera della scuola le disse di tornare in classe, perché il suo amico stava bene. Jade uscì dall'infermeria e, invece di tornare in classe, si diresse verso l'uscita. Cercò Beck e lo trovò seduto per terra, vicino al camioncino dove compravano da mangiare.
J: Beck...
B: lasciami stare.- non riusciva a vederlo in viso, ma era quasi sicura che stesse piangendo. si sedette accanto a lui e gli tolse la mano dal viso. La sua supposizione era corretta. Beck stava piangendo.
J: Beck, guardami.
Il ragazzo voltò la testa verso di lei, permettendole di asciugargli le lacrime.
B: mi dispiace Jade... Non volevo fare del male ad André, è il mio migliore amico, lo sai.
J: cosa è successo?
B: non lo so, ero completamente accecato dalla gelosia. Non posso sopportare di vederti sempre con lui, non posso sopportare di averti così vicina e non poterti toccare, Non posso sopportare che sia un altro ragazzo a prendersi cura di te. Dovrei essere io al suo posto, dovrei essere io a consolarti quando piangi, dovrei essere io a farti ridere, invece io sono quello che ti fa piangere, sono quello per cui non ridi mai, e mi fa male Jade. So che sono stato un cretino, ma io ti amo jade, e non volevo lasciarti andare, non l'ho mai voluto. Non ce la faccio senza di te, mi dispiace, ma non ce la faccio. So che hai bisogno del tuo tempo, so che ti ho promesso di dartene, ma non ce la faccio più Jade, ti amo troppo per tenerti ancora lontana da me. Mi dispiace, mi dispiace per tutto Jade, mi dispiace per...
Non riuscì a finire il suo discorso perché due labbra dolci, sottili, ricoperte di lucidalabbra, di poggiarono sulle sue in un lungo, disperato, e desiderato bacio.
J: non ho più bisogno di tempo. Ti amo Beck
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Ehy, ha fatto o no un bel lavoro Anita? Commentate e lasciate tante belle stelline. Baci

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