II

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Stavo tornando a casa da scuola quando un movimento nell'erba alta a fianco della strada mi colse all'improvviso, c'era forse qualche gatto? Beh, probabilmente era Pantera la gatta nera del vicino.
So che è un nome stupido, ma che posso fare se quel tizio ha inventiva zero quando si tratta di dare un nome?
Decisi di avvicinarmi all'erba, tanto avevo un sacco di tempo da perdere. «Pantera?» chiamai a bassa voce. Ok, mi sentivo abbastanza stupida a chiamare un gatto -che forse non c'era- a lato di una strada guardando l'erba alta di un campo di proprietà privata.
«Panterina? Dai gatto, esci fuori» dopo qualche minuto abbandonai l'impresa «Bah, stupido gatto»
Mi incamminai verso casa.
Meoow. Il miagolio di Pantera mi ricondusse al punto di prima, magari si era persa nell'erba.
Se non fossi stata così affezzionata a quel gatto non sarei mai tornata indietro; forse sarebbe stato meglio, forse peggio, chi lo sa.

Fatto sta che tornai indietro, aguzzai la vista e vidi una coda nera sbucare dall'erba. Bene, avevo appena trovato il gatto ora come lo raggiungevo? Mi toccava camminare nell'erba che mi arrivava quasi ai fianchi!
Sospirai irritata e mi avventurai alla ricerca della micia.
Appena arrivai vidi che stava giocando con un qualcosa di ovale, ne troppo piccolo ne troppo grande. Presi l'oggetto e mi avventurai, seguita da Pantera, fuori dal campo di un tizio che avevo visto due o tre volte. Intanto osservavo l'oggetto ovale, era tipo un uovo. La base era colorata di arancione e presentava dei ghirigori che sembravano code; la punta, invece, era di uno strano colore, tipo un mix fra rosa, arancione chiarissimo e marrone chiarissimo. Già, non so descrivere questo tipo di colore.
Decisi di portarmi lo strano uovo a casa. Volevo scoprire cosa fosse, non sembrava un semplice uovo dipinto.
Pantera mi seguì per un po', poi lasciò perdere e se ne andò da qualche parte.
Appena arrivai a casa decisi di vedere se Internet potesse spiegarmi cos'era quella specie di uovo.
Poggiai delicatamente l'oggetto sulla mia scrivania più che disordinata e accesi il computer. Probabilmente avrei fatto prima a cercare delle informazioni tramite il telefono, perché quel vecchio PC -oltre ad essere vecchio- era molto lento.

Alla fine riuscì ad accedere alla pagina di Google e a capire cos'era quello strano uovo con delle code disegnate. Stentavo a crederci, probabilmente era l'uovo di un Pokémon, precisamente di un Vulpix. Leggendo le informazioni su Internet, ricordai che per far schiudere un uovo bisognava camminare con l'uovo. Beh, questo funzionava nel videogame non penso che possa funzionare anche qui... pensai.
Alzai le spalle, presi l'uovo ed iniziai a camminare su e giù per la casa. Mi sentivo molto stupida, probabilmente era un comune uovo dipinto e io stavo sprecando il mio tempo.
Quel giorno l'uovo di Pokémon non si schiuse, provai anche a portarlo a scuola -nascosto nella cartella- per aumentare un po' i passi che facevo e, dopo due giorni, l'uovo si schiuse.

Dal uovo di Pokémon uscì una piccola e tenera volpetta marrone con una strana coda rossa, un piccolo ciuffetto rosso fra le orecchie, la pancia bianca e due vispi e teneri occhietti verdi.
«Ehi, ciao, ma quanto sei carino...» dissi accarezzando il ciuffetto rosso sulla testa.
La volpetta con la coda enorme formata da sei code più piccole emise uno strambo verso e fece qualche piccolo passetto, incespicando spesso.
«Mh, si, ok, forse sei un Pokémon assomigli fin troppo ad un Vulpix»
La piccola e strana volpe mi guardò emettendo una specie di uggiolio.
«Probabilmente hai fame, piccolino. Mi dispiace, non so sinceramente cosa mangia un Pokémon»
Il Vulpix uggiolò di nuovo.
«Va bene, va bene, aspetta. Vado a prenderti della carne, sei pur sempre una volpe»
Chiusi la porta di camera mia e sgattaiolai al piano di sotto, in cucina. Mi sembrava di essere in un film di spionaggio, non dovevo far scoprire il Pokémon ai miei genitori.
Appena arrivai in cucina trovai mia madre intenta a cucinare.
Uff... proprio ora? Pensai irritata da quell'intoppo.
Fortunatamente il telefono di casa fu dalla mia parte, si mise a squillare pochi attimi dopo.
«Beryl, puoi andare tu?» mi chiese mia madre.
Annuì e andai a rispondere al telefono «Pronto?»
«Ciao, Beryl!»
«Oh, salve signora Reyms»
«Sai che puoi chiamarmi Susanna»
«Si, giusto. Le serve mia madre?» chiesi speranzosa.
«Si»
Andai in cucina «Mamma, c'è Susanna Reyms al telefono» quella tizia ti teneva per ore al telefono a parlare di qualche cavolata.
Mia madre andò fuori dalla cucina a parlare e io presi due bistecche dal frigo.

Appena arrivai in camera trovai il Vulpix accoccolato sul letto.
«Ehi, piccolo?»
Il Pokémon alzò la piccola testina e, appena le vide, si avventò sulle bistecche.
«Ehi, non devi staccarmi una mano» mi lamentai ridendo.
Avevo ancora troppi dubbi sui Pokémon e forse Internet non era la fonte più affidabile per prendersi cura di uno di loro, mi sarebbero serviti quei due nerd della scuola: Jacques ed Emily. Non avevo assolutamente voglia di andare a parlare con quei due tizi solitari che passavano il tempo parlando, appunto, di Pokémon. Però forse sarebbero stati gli unici in grado di aiutarmi con il Vulpix.
«Beryl! La cena!» urlò mia madre. Aveva già finito la conversazione con Susanna?! Era un miracolo.
«Resta qui, piccoletto, adesso arrivo» sussurrai uscendo dalla camera.
Da mangiare c'era della misera pasta, speravo in qualcosa di più...
«Ma.. Ale, caro, non c'erano cinque bistecche?» chiese mia madre notando le tre bistecche in frigo.
«Si, forse» rispose mio padre.
Ecco, bene, ora mi beccano...

Un rumore proveniente da sopra fece cambiare il discorso, più o meno.
«Beryl, ci nascondi qualcosa in camera tua?»
«No, papà»
«Sicura?»
«Si, papà»
«Non mi fido. Sai che non voglio animali in casa» disse mia madre andando in camera mia.
Infatti non è propriamente un animale...
Mio padre mi guardò con un espressione da "adesso quella ti uccide".
Mi alzai di scatto e corsi dietro a mia madre «Mamma, non c'è nessun animale»
«Si, si, come no»
In pochissimo tempo ci trovammo davanti alla porta di camera mia.
«Ora vediamo» disse aprendo la porta.

Ero già pronta a vedere la morte in faccia.

La vita con i Pokémon (concorso Pokémon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora