III

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Fortunatamente dopo dieci minuti di vaghe ricerche mia madre aveva capito che in camera mia non c'era nulla e che probabilmente era stato un colpo d'aria a far cadere i libri per terra e a fare tutto quel casino.
E adesso dov'è finito il Vulpix?! Mi chiesi, pensando di averlo solo sognato.
Cercai sotto il letto, sul lampadario, sotto le coperte, sopra la libreria, sotto la sedia e la scrivania, dietro la porta, dietro la libreria e addirittura dietro ad ogni singolo libro! Non è che i Vulpix possono diventare invisibili?
Un rumore strano mi fece capire che il Vulpix era saltato fuori dalla finestra, sul ramo del ciliegio di fronte.
«Come hai fatto ad arrivare li?! Non puoi volare e non sei un Pokémon-gatto o come cavolo si chiama» gli dissi a voce non troppo alta per non attirare di nuovo i miei genitori in camera mia.
Il Vulpix rifece lo strano versetto -che ormai avevo catalogato come verso tipico dei Vulpix- e mi saltò in braccio.
«Allora, piccolo Diavoletto, pronto per andare a dormire? Domani devo andare a parlare con delle persone per sapere come accudirti al meglio...» dissi sbadigliando, era abbastanza tardi e in quei giorni ero molto stanca, soprattutto dopo tutte quelle camminate per far schiudere l'uovo.
Mi preparai in fretta e mi infilai nel letto. Il piccolo Pokémon mi si accoccolò vicino, come un peluche.

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Presi un bel respiro e mi avvicinai a Jaques e ad Emily, seduti su di una panchina.
«Ciao» gli dissi titubante.
«Che vuoi?» mi chiese in tono brusco il ragazzo.
«Volevo... chiedervi una cosa... sui Pokémon»
Entrambi mi guardarono come se fossi impazzita.
«Se ci stai prendendo in giro anche tu, puoi sparire immediatamente» sibilò Jacques.
Ok, forse prima della fine del discorso mi avrebbero uccisa... perché quel Pokémon non aveva un manuale d'istruzioni all'interno dell'uovo?!
«No, no, sono serissima»
«Jacques, calmati. Assecondiamoli, ce lo ha detto anche Carl» sussurrò gentilmente Emily.
Il ragazzo sbuffò e, sempre con tono irritato, mi chiese «Che vuoi?»
«Forse è una domanda stupida...»
«Muoviti, non abbiamo l'intera giornata» continuò Jacques.
«Cosa mangiano i Pokémon?»
«Bacche, carne, poffin, cibo per gli umani. Guarda cosa gli piace, ma evita cioccolato, patatine e altre cose che nuociono alla salute» rispose Emily sorridendo, interrompendo la risposta aggressiva di Jacques.
«Ok, ma se fosse un Pokémon tipo Vulpix, Ninetales o altri che assomigliano a degli animali carnivori, va bene dargli della carne?»
«Si, basta che non sia condita, forse il condimento potrebbe non piacergli e fargli male»
«Perché tutte queste domande?» continuò Jacques aggressivo dopo che Emily ebbe terminato il discorso.
«Per curiosità»
«Bene, ora puoi andartene. Ciao»
Era davvero odioso quel ragazzo.
Mi allontanai da loro, felice di sapere qualcosa di più sui Pokémon.
«Perché eri con quelli?» mi chiese un ragazzo che insultava e prendeva in giro quei due Nerd. Era il... capo della banda, se così lo si può definire.
«Per vedere se sapevano davvero tutto dei Pokémon. Gli ho fatto una domanda difficilissima»
«Sarebbe?»
«Gli ho chiesto se i Pokémon mangiano e cosa mangiano»
«E loro?»
«Hanno risposto correttamente, credo»

La giornata di scuola sembrò eterna, passai tutto il tempo a pensare al piccolo Vulpix chiuso in camera mia. Avevo chiuso quel Diavoletto in camera, con una ciotola stracolma di acqua e la finestra semi-aperta.

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Appena tornai a casa mi precipitai in camera e il Vulpix mi saltò addosso. Ok, stava bene.
Presi il vecchio guinzaglio e il vecchio collare del cane della nonna, ormai troppo piccoli per lui. Quanto era tenera quella palla di pelo di nome Dodger. Il nome, se non si era capito, lo avevo scelto io da piccola; amico, sei ancora li? Ti sfido a indovinare da quale cartone che solitamente guardano i bambini è stato preso. Ok, ok, ora torno alla storia.
Misi guinzaglio e collare al piccolo Pokémon, presi le chiavi di casa e il telefono, misi il tutto in un piccolo zainetto ed uscì di casa, diretta nel bosco.

Il Vulpix era fin troppo felice e saltellava allegro, ovviamente ero passata dalla porta sul retro, per evitare di incrociare qualcuno. Arrivata alla recinzione la scavalcai e la piccola volpetta la saltò agilmente.
«Bravo Diavoletto» gli dissi accarezzandolo.
Il Vulpix scodinzolò felice e si mise a correre, trascinandomi.
«Ehi, piano! Dove vuoi andare?» gli urlai, cordendogli dietro. Era molto veloce.
Inciampai in un tronco di un albero caduto a terra e, per non spappolarmi la faccia sul terreno, misi le mani davanti a me; così, per non so quale strana magia, il guinzaglio mi sfuggì e il Vulpix corse liberamente in mezzo al bosco.
Mi rialzai e cercai di seguire l'ipotetico percorso che aveva fatto.

Ad un certo punto sentì il suo verso che proveniva da destra, forse. Seguì quel suono e arrivai da lui, era fermo davanti al tronco gigante di un albero cavo.
«Eccoti qui, piccola peste» gli dissi prendendolo in braccio per togliergli guinzaglio e collare. «Ti lascio libero, ma non scappare...»
Appena lo misi a terra, sgattaiolò dentro al tronco. «Ehi, aspetta!» sussurai, temendo -per non so quale motivo- che qualcuno potesse sentirmi. Misi il collare ed il guinzaglio all'interno dello zainetto ed entrai nel tronco. Ciò che vidi mi lasciò stupita, una scala a chiocciola partiva da dov'ero io e continuava nella penombra, portando probabilmente sotto terra.
Il piccolo Pokémon mi guardò con gli occhietti vispi e furbi, fece un piccolo cenno d'incitamento con la testolina e percorse le scale.
Ero molto curiosa e non volevo lasciarlo da solo, così decisi di seguirlo.
Scesi lentamente la scala, per evitare di inciampare e rompermi l'osso del collo e mi ritrovai in una stanzetta minuscola e buia, dello stesso legno dell'albero. Da un porta di fronte a me proveniva un intensa luce, decisi di varcare quella soglia e mi ritrovai in un immensa sala.

«Di chi è questo Vulpix!?» urlò un ragazzo che inizialmente non vidi.
Ad un certo punto notai che c'erano si e no cinque o sei ragazzi e ragazze, ognuno di loro aveva un Pokèmon che gli stava al fianco.
Il mio Vulpix era abbastanza vicino a dov'ero io, impaurito e tremante.

Davanti a lui si stagliava un immenso Dragonite arancione con pancia, unghie e delle strambe antenne bianche e l'interno delle ali verde. Vicino ad essi c'era un ragazzo che sembrava avere quindici o sedici anni. Era alto, muscoloso, aveva i capelli biondo platino e gli occhi di un marrone scuro, quasi nero; -in poche parole un figo-. No, ok, concentrati Beryl. Mi richiamò il mio subconscio per evitare che restassi incantata a guardarlo.
Indossava dei jeans strappati in più punti, una camicia di un azzurro opaco e una felpa di un verde scuro. «E tu chi sei?» mi chiese acidamente quel tizio.
O

k, lo appena visto e già lo odio.
Presi in braccio il mio Pokèmon e gli risposi senza mostrarmi spaventata «È mio»
«Cosa?! Una ragazza?!» chiese stupito.
Beh, oltre che essere antipatico è pure stupido.
«No, guarda, Babbo Natale. Certo che sono una ragazza»
«Posa il Vulpix e vattene, non ci servono delle femmine» mi ordinò quel ragazzo.
No, no, non mi lascerò scacciare così. «Perché dovrei? È mio. E poi, ci sono altre ragazze» gli feci notare guardando i presenti. C'erano quattro ragazzi (compreso questo tizio antipatico) e due ragazze.
Una ragazza dai capelli biondo rossiccio e gli occhi azzurrissimi che indossava dei jeans blu e una maglia a maniche lunghe rossa si avvicinò a noi «Non potresti lasciarla stare?» chiese con uno sguardo angelico.
Il ragazzo vicino al Dragonite alzò le spalle «Vediamo cosa sa fare, principessa, poi ne riparliamo»
Ok, probabilmente quei due stanno insieme.
La ragazza annuì e si allontanò, avvicinandosi ad un Prinplup.
Vulpix si dimenò per scendere dalle mie braccia, io lo assecondai e lo posai a terra. Si mise in una specie di posizione d'attacco e ringhiò al Dragonite.
L'allenatore del Pokèmon dinnanzi a noi scoppiò a ridere. «Dragonite: lascia che facciano la prima mossa, dopo esegui Ira di drago»
E ora che faccio? Mi chiesi spaventata.
«Pestone, Ruotafuoco, Braciere, Idropulsar, Volo, Ruggito!» urlai tutti i nomi delle mosse che mi ricordavo, dato che non sapevo quali potesse aver già imparato il mio Pokémon.
Vulpix eseguì Ruggito. Ok, come nel DS non era servito a nulla...
«Vai, Dragonite, tocca a te. Ira di drago» disse ridendo il ragazzo figo e antipatico che avrei tanto voluto uccidere.
«Scintilla, Luxray» sentimmo dire ad una voce, una voce che conoscevo abbastanza bene.
Una scarica di luce colpì il Dragonite che venne sbalzato a terra e rimase lievemente paralizzato.
Mi voltai a vedere il mio salvatore e, si, era proprio lui.

La vita con i Pokémon (concorso Pokémon)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora