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BROOKLYN

La voce metallica proveniente dall'alto parlante mi ricorda che mancano pochi minuti all'inizio dell'imbarco del volo Londra- Barcellona, per cui mi alzo dalla sedia del bar e mi avvio a pagare la mia colazione.

<< Buongiorno, devo pagare un caffè grande e un muffin al cioccolato.>>

<< Sono quattro sterline. >>

<< Ecco a lei, tenga pure il resto. Arrivederci!>>

E così, una volta pagato il conto e afferrato il mio zaino, mi dirigo verso il Gate per l'imbarco. Mentre scorro i familiari corridoi del l'aereo porto, non riesco a trattenere un piccolo sorriso di euforia, dovuto in parte all'idea di rivedere quelle sue bionde scatenate, in parte all'idea di prendere l'aereo.

Ho sempre amato viaggiare, fin da quando ho memoria. Viaggiare ha sempre significato conoscere posti nuovi, spesso nuove lingue e ogni volta persone diverse che, in un modo o nell'altro, sono finite a influenzare la mia vita in modo più o meno rilevante. A causa del lavoro dei miei genitori, e in particolare di mio padre, ho dovuto spesso cambiare città quando ero bambino. Da Londra siamo passati a Madrid, per poi sbarcare negli Stati Uniti, più precisamente a Los Angeles, dove papà ha concluso la sua carriera nei Los Angeles Galaxy.

Potevo prendere questi continui spostamenti in modo negativo, oppure tentare di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ho scelto la seconda opzione e non me ne pento affatto. Anche perché le amicizie e i legami che volevo mantenere, sono rimasti. Con qualche difficoltà , ma ci sono riuscito. Tutti pensano che che crescere con due genitori famosi, famosi come i miei, comporti soltanto una serie di vantaggi, invece non è così.

Oltre agli innumerevoli lati positivi, ci sono anche quelli negativi. Ma ho imparato molto grazie ad essi, per cui non disdegno nulla.

<< Carta d'imbarco prego.>>

<< Ecco a lei.>>

La ragazza da un'occhiata veloce ai fogli e poi mi fa cenno d avanzare.

<< Grazie e buon viaggio.>>

Le faccio un cenno di ringraziamento e mi avvio lungo il corridoio che porta alla porta dell'aereo. Una volta arrivato, saluto il capitano e il personale di bordo e poi vado alla ricerca del mio posto.

Li scorro velocemente, fino a che non trovo il mio, fortunatamente vicino al finestrino. Non c'è ancora nessuno, per cui vado a sedermi subito e tiro fuori le cuffie e il cellulare.

Mancano ancora una decina di minuti prima che inizino le procedure di decollo, per cui mando un messaggio a mia mamma, avvertendola che sto per partire, e a Lily.

Non vedo l'ora di vederla.

Da quanto ho capito, ha saputo del mio arrivo tramite i suoi genitori, e in questo modo la sorpresa è saltata, ma francamente non mi importa. L'unica cosa che importa è che trascorrerò del tempo con la mia bionda preferita in Spagna, nella città giovane per eccellenza.

E non vedo l'ora.

Dopo essermi accertato di aver inviato il messaggio, spengo internet e metto il telefono in modalità aereo, poi entro nell'applicazione musica e cerco la playlist dedicata ai viaggi.

Infilo le cuffie, chiudo gli occhi e schiaccio play.

                                😈😈😈

Vengo svegliato qualche ora dopo da una zelante e alquanto simpatica signora, che mi avverte del nostro prossimo arrivo a Barcellona.

<< Giovanotto, perdona l'insistenza, ma russavi che è un piacere e non sapevo più come svegliarti.>>

Istintivamente sorrido, per poi stiracchiarmi leggermente.

<< Si figuri signora, anche mia madre fa sempre così quando deve svegliarmi per andare a scuola. Purtroppo per me, una volta che mi addormento non mi sveglia più nessuno.>>

Tranne mio padre. Lui infatti non si fa scrupoli e ricorre spesso a metodi estremi, come un secchio di acqua ghiacciata sul letto o il classico risveglio grazie al rumore generato da una pentola e un mestolo.

La prima volta che Lily ha assistito a questa scena è rimasta a dir poco sconvolta. Reazione più che giustificata oltretutto.

Mentre aspetto, neanche troppo pazientemente, che la fila di persone si muova, permettendomi così di scendere dall'aereo, accendo il cellulare e ne approfitto per sgranchirmi le gambe. Uno dei pochi svantaggi nel viaggiare in aereo e' che finisco sempre per ritrovarmi con il mal di schiena o con le gambe tutte indolenzite. In questi casi invidio parecchio le persone basse, perché di questi svantaggi non ne hanno, anzi.

Quando finalmente le persone iniziano a scorrere, mi ritrovo a camminare con passo sempre più spedito, fino a che metto piede sul cemento e di conseguenza su suolo spagnolo.

Per quanto ci abbia vissuto solo pochi anni quando ero piccolo, la Spagna ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore. Non so bene se per il clima, le belle spiagge o le persone così accoglienti, ma di certo ne conservo un bellissimo ricordo.

Percorro i pochi metri che mi separano dalla porta di vetro e finalmente rientro in aereoporto, dove fortunatamente c'è l'aria condizionata al massimo. Passare dal clima inglese, notoriamente fresco e piuttosto grigio, a quello spagnolo e' un piccolo trauma. Fa veramente caldo, tanto che nel breve tragitto ho già iniziato a sudare.

Dato che non ho la più pallida idea di dove arriveranno le nostre valigie, decido di seguire la mia vicina di aereo, che pur essendo anziana, sembra sapere il fatto suo.

E infatti arriviamo nel posto giusto dopo pochi minuti, ma dato che delle nostre valigie non c'è traccia, decido di sedermi nell'attesa. Conoscendo la mia fortuna, come minimo ci metteranno secoli.

Tiro fuori il telefono e scorgo con la coda dell'occhio i vari messaggi che mi sono arrivati. A parte i classici della mia compagnia telefonica che mi dà il benvenuto in Spagna, ne trovo uno di mio papà che mi chiede notizie del volo, e a cui rispondo subito prima di dimenticarmi, e uno di Eric, il papà di Lily, che mi spiega come arrivare all'albergo.

Quindi, non appena noto la mia valigia, la afferro velocemente e mi avvio verso l'uscita alla ricerca di un taxi per arrivare in albergo.

Neanche a farlo apposta, ne trovo uno appena uscito e mi fiondo subito dentro, dato che in lontananza percepisco la comitiva di giapponesi che era con me sull aereo ed essendo in metà di mille, avrei rischiato di rimanere a piedi.

<< Buongiorno, potrebbe portarmi a questo indirizzo? Dovrebbe essere in centro.>>

Il taxista legge velocemente quanto scritto e fa un cenno di assenso.

<< Certamente. Se non incontriamo traffico, dovremmo impiegarci all'incirca mezz'ora.>>

Perfetto, così ho tutto il tempo di svegliarmi del tutto e nel frattempo godermi il panorama. Tiro giù il finestrino e approfitto della velocità per sentire il vento, ma sopratutto il sole, sulla faccia. Nell'ultima settimana a Londra ha fatto quasi sempre brutto, per cui sentire e vedere il sole mi mancava parecchio, essendo ormai abituato al clima di Los Angeles.

Il viaggio procede abbastanza tranquillo e piuttosto veloce, intervallato qua e là da qualche domanda del tassista, che si rivela essere assai simpatico e cordiale, tanto che una volta arrivato di fronte al gigantesco hotel, decido di lasciargli una buona mancia.

Afferro zaino e valigia e mi avvio verso l'entrata. Devo ammettere che come gusti, quelli di Eric sono assolutamente impeccabili.

Faccio pochi passi e quando arrivo al banco dell'accettazione, vengo ricevuto da un ragazzo molto gentile che mi indica subito il numero della mia stanza e mi avverte che il signor Eric con famiglia, e' fuori per pranzo, ma dovrebbe tornare tra un'oretta circa.

Molto bene, in questo modo ho tutto il tempo di disfare la valigia, o meglio, di gettar i vestiti a caso nell'armadio e di farmi una doccia, così da togliermi di dosso l'odore e la puzza dell'aereo.

I hate you, Cameron Dallas !  ( IN REVISIONE COMPLETA dal 2024)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora