venticinquesimo capitolo

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"Aaahh!!" gridó Rose, Paul le strinse di più la mano.
Florence li guardò per qualche istante. Sinceramente non era andata lì per portare aiuto e conforto, ma per porre fine alle speranze vane, nutrite dallo stolto di suo figlio per quella donna senza nome e origini.
Guardò Rose con cipiglio, avvicinandosi al suo letto: "Quante storie! Sono solo dei dolori per il parto!"
Suo figlio la fulminó con lo sguardo, ma lei continuò imperterrita
"Ci dovevate pensare prima, siete rimasta incinta sicuramente di qualche uomo che si trovava su quella nave".
Rose spalancò gli occhi, in preda ad un nuovo dolore, ma riuscì a risponderle ancora in modo educato: "Le ricordo che per quanto ne sappia, potrei essere anche sposata! Anzi perché non me lo dite voi, se lo sono?" Florence rise: "Perche con voi ho un limite, c'e come un muro, forse perché siete una poco di buono. D'altronde una donna, su una nave militare, da guerra? Dovevate sicuramente essere la puttana che serviva per allietare le giornate di quei poveretti!".
Paul si alzò in piedi tremando di rabbia, tenendo ancora la mano dell'amica: "Non ti permetto mamma!!
Come osi rivolgere queste accuse così infamanti!?"
Rose lo strattonó: "Mi so difendere da sola, anche se sono in queste condizioni...Aaahh!!" un'altra fitta lacerante.
Lasciò la mano di Paul, tirò su i piedi nel letto, cercando di stare seduta, anche se aveva voglia di mettersi supina, ma doveva poter guardare in faccia quella megera.
"Fate presto a giudicarmi, solo perché nemmeno io so chi sono, ma non è detta l'ultima parola, un giorno potrebbe sorprendervi sapere con chi avete avuto a che fare".
Florence sputó nel camino spento: "E chi? Una regina?".
Rose rise: "No, ma qualcuno sicuramente meglio di voi, vi ho rispettata fino ad ora e ringraziata per tutto ciò che avete fatto, ma mi sfugge il motivo per cui in questo momento ve la prendete tanto con me!!" gridó.
Paul cercò di calmare gli animi: "Basta a tutte due, non fa bene al bambino, quindi mettiamo da parte tutto quello che sfugge anche a me
e cerchiamo di mantenere la calma."
Rose cercò una posizione migliore, stava avendo un'altra contrazione, avrebbe voluto piangere e gridare, aveva maledettamente paura!.
Strinse le lenzuola del letto tra i pugni, respiró a fondo, poi un'altro respiro e arrivò più forte di prima.
"Aaahh!!" gridó senza ritegno.
Paul era bianco come uno straccio, sua madre invece sogghignava.
"Rose! Vado a vedere se Lucille ora può venire...".
Lei annuì, lui riguardó sua madre: "Non ti azzardare a urlarle addosso o insinuare falsità, perché anche se sei mia madre, ti sbatto fuori in malo modo. Se sapevo, non ti avrei portata con me".
Florence alzò le spalle e si girò, mostrandogli la schiena.
Lui scosse la testa sconsolato, accarezzó una guancia dell'amica e uscì di corsa.

Trovó Lucille con una sacca in mano e nell'altra una lanterna che con passo spedito attraversava il villaggio per dirigersi alla casa di Rose.
Lui le sorrise appena la raggiunse, non era mai stato così felice di vederla, avrebbe voluto abbracciarla. La donna sorrise a sua volta e alzò il volto verso il suo: "Allora, Rose a partorito anche senza di me?"
lui le prese la sacca di mano e se la mise in spalla: "No, ma in compenso mia madre si è messa a darle il tormento, mentre lei sta sempre più male"
Lucille si incamminó più veloce: "Va bene, ora ci penso io, ma tieni buona Florence, non vede di buon occhio la tua amica... no, non guardarmi così, non ne ho idea del perché."
Lui sospirò e la seguì fino a destinazione.
Appena entrarono, notarono uno strano silenzio glaciale, la madre di Paul stava in piedi vicino al letto.
Sembrava, avesse smesso di parlare, appena varcarono la soglia.
"Eccoci qua, come va Rose?" disse dolcemente Lucille, per 'scongelare' quel clima così freddo.
La partoriente sorrise appena: "Stavo meglio prima che iniziassero le contrazione... eccola ne arriva un'altra..." cercò di trattenere l'urlo, ma le riuscì male, perché fece uno strillo acuto che riecheggió nella stanza.
Florence non aspettava altro, le si avvicinò all'orecchio e le sussurrò : "Non dovevate, sapete che avere dei figli al di fuori del matrimonio, vuol dire aver peccato? Siete una squaldrina, Dio vi punirà, morirete tra dolori e paure e il vostro bambino rimarrà da solo" poi scoppiò a ridere.
Rose si girò di scatto e si ritrovò a naso a naso con lei, le afferrò al volo un polso trattenendola con forza, tanto che nel suo palmo sentiva il battito cardiaco della donna.
"Non siete degna di parlare di Dio, siete riuscita a sviluppare il vostro dono anche grazie a lui, eppure giudicate e condannate come se foste voi superiore al nostro creatore, vi dovreste guardare un attimino la coscienza, perché non sarò io a morire questa sera..."
Florence sbiancó: "Cosa intendete dire?"
Rose scosse la testa: "Cerco soltanto di ricordarvi, che nemmeno voi rimarrete su questa terra per pura gloria. Cercate di essere meno presuntuosa e vendicativa, la cattiveria non fa solo male a chi la riceve, ma anche a chi la fa. Comunque non morirà nessuno stanotte, era stato solo un momento di rabbia." Ci tenne a precisare.
La lasciò andare all'improvviso e la donna barcolló.
Paul afferrò la madre per le spalle e in modo poco educato la trascinò fuori dicendole: "Cosa cavolo ti prende? Esci immediatamente!"
Poi guardò Lucille: "Prenditi  cura di lei, io aspetterò fuori"
Si guardarono negli occhi, Lucille arrossí leggermente poi cominciò a darsi da fare.
Due ore dopo, mentre fuori stava albeggiando e dopo essersi sentito urli e parolaccie 'ben condite', Paul sentì finalmente il vagito di un neonato.
Si alzò di scatto dallo scalino di fronte alla porta, fischiando di contentezza, si sentiva euforico come se il figlio fosse stato suo.
Attese in trepidazione che la levatrice uscisse a dargli notizie.
Infatti mezz'ora dopo, Lucille usciva dalla casa con un fagotto di stracci e lenzuola sporche, aveva il viso stanco, ma quando lo vide riuscì a trovare un sorriso radioso da donargli.
"È andato tutto bene, madre e figlio stanno benone, ma hanno bisogno di essere lasciati tranquilli per un pó.
Io torno a casa a riposarmi un attimo, poi laveró tutti questi panni, Rose non ha nessuno che l'aiuti e per ora lo farò io."
Paul afferrò il fagotto dalle sue braccia: "Non ti preoccupare Lucille, ti aiuterò, laveró queste cose e poi le stenderó"
Lucille rise.
'Ha proprio una bella risata allegra' pensò lui 'Peccato che non mi interessa'.
"Paul è meglio che lo faccia io più tardi, dammi retta, non credo che Rose sarebbe contenta di sapere di quello che potrai vedere in mezzo a quelle lenzuola."
Lui si imbarazzó: "Oh...non credevo ci potesse essere qualcosa qua dentro" indicò alzando il fagotto, la ragazza sorrise e gli accarezzó all'improvviso una guancia: "Bhe! Un bambino non è solo nella pancia e basta, è in una sacca e c'è tutto il resto che in questo momento non mi va di spiegarti, infondo sono cose da donna e anche per me è imbarazzante... forse un giorno potrebbe toccare anche a me."
Lo guardò per qualche istante, indugiando negli occhi marroni di lui, poi lentamente, mentre toglieva la mano dalla sua guancia accarezzandogliela quasi fin sotto il mento, abbassò lo sguardo diventato triste e mentre riprendeva i panni dalle sue braccia lo salutò: "Ci vediamo Paul, stammi bene."
Lui la salutò a sua volta: "Va bene Lucille, a presto" e la guardò andar via con il suo solito passo spedito.

Rose, stanca ma felice, seduta sul letto, teneva tra le braccia avvolto in una copertina suo figlio.
"Lo sapevo che eri un maschietto... piccolo birbante, quanti calci mi hai dato?" gli accarezzó le guanciotte piene, il piccolo dormiva beatamente.
"Che nome vorresti? Uhm..vediamo..."
Qualcuno scelse quel momento per bussare con discrezione alla sua porta.
"Avanti" disse piano 'Speriamo abbiano sentito' pensò, la porta si aprì e la testa di Paul fece capolino: "Mi dispiace disturbare, ma non riuscivo ad andare via se prima non vedevo con i miei occhi che state bene entrambi" le disse teneramente.
Rose gli sorrise: "Vieni avanti, però chiudi piano la porta" lui entrò eseguendo ciò che gli era stato richiesto.
Si avvicinò al letto, prendendo una sedia, alzandola con attenzione e le si sedette accanto.
Rose abbassò la copertina del bambino per far vedere all'amico il suo piccolo.
"È proprio carino, anche se è ringrinzito"
Lei rise piano: "Effettivamente, ha le rughe come un vecchietto, ma per me è bellissimo"
Lui la osservò: "Lo sai che sei proprio bella? Nonostante tu abbia passato la notte insonne e abbia appena partorito?...E il tuo vecchietto, hai ragione, è bellissimo."
A lei venne da ridere forte, faticó nel trattenersi: "Paul e tu lo sai che menti da schifo?"
L'uomo sgranó gli occhi e facendo l'innocente le rispose: "Io...ma no... sono sincero" poi rise piano.
Rose scosse la testa: "Lo sapevo che sei un bugiardo, non oso guardarmi nello specchio... comunque ti ringrazio per ciò che hai fatto e ti perdono per aver portato tua madre con i denti affilati e bagnati nel veleno".
Paul sogghignó: "Non credevo arrivasse a tanto, ma sei riuscita a cantargliene quattro di santa ragione.
Anche se non capisco: prima ha voluto venire per aiutarti, poi si è comportata in quel modo."
Lei lo guardò di sottecchi: "Possibile che non l'hai capito?"
Lui scosse la testa ingenuamente, Rose  riguardó il suo piccolino addormentato: "Tua madre ha paura che tu possa desiderarmi...È così? Sappi, prima di rispondermi, che tra noi non può esserci niente, perché non provo nulla per te, a parte grande affetto e amicizia."
Paul si mosse sulla sedia, come se avesse le ortiche sotto il sedere: "Va bene, l'amicizia per ora mi può bastare, poi però non si sa mai nella vita, potresti strisciare hai miei piedi e io, non volerti più..."
lo disse con ironia e lei l'apprezzó: "Hai ragione, nella vita non si sa mai...comunque è questo il motivo, per cui tua madre mi sta prendendo a pesci in faccia. Perciò non sorprenderti se lo farà ancora, ma tu cerca di non dargliene motivo. Apprezzo la tua presenza, ma come quella di tutti gli altri..."
Lui, guardò fuori dalla finestra le prime luci del giorno farsi strada dentro la casetta: "Ho capito Rose, non ti preoccupare, farò del mio meglio.
Ma ora dimmi, come lo hai chiamato questo vecchietto dall'espressione così saggia?".
Lei sorrise guardandolo negli occhi:
"Ancora non ho deciso, non saprei... aiutami tu"
Paul guardò con attenzione il bambino: "Mi ricorda quei patriarchi che vengono nominati nella Sacra Bibbia, Noè per esempio"
Rose lo guardò meravigliata: "Non credevo leggessi la Bibbia"
lui annuì e lei continuò: "È una bella sorpresa, ma Noè non è il caso"
Paul sorrise: "Però Noè aveva tre figli, Sem, Cam e Jafet. Nemmeno questi?"
Lei guardò suo figlio: "Cam?... No. Jafet?... Nemmeno...Sem?...Sem...è carino e gli si addice. Sem, questo è il tuo nome amore mio. Sem è perfetto."
Il bambino sbadiglió in quel momento portando i pugnetti vicino al visetto rotondo, entrambi risero piano.
"Te l'ho detto che aveva la faccia da patriarca. Sem mi piace e il cognome?
Gli diamo il tuo? Sem Écarlate?"
Lei si oscuró: "Per ora si chiamerà solo con il nome, poi si vedrà..."
Paul si alzò piano dalla sedia: "Non ti devi preoccupare, nessuno si permetterà di chiedere, siamo in un villaggio che per molti non esiste, perciò non dobbiamo renderne conto a nessuno. Ma se un domani, invece ce ne fosse bisogno, io sarò pronto a dargli il mio, anche senza nulla in cambio."
La guardava negli occhi mentre le diceva queste cose e lei si sentì protetta e sinceramente grata, come da parecchi mesi, non le succedeva più.

Clarette e Philippe.   La Rosa Scarlatta.                                     Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora