trentunesimo capitolo

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Philippe passò dei giorni di angoscia: la paura che Clarette avesse un'altro uomo, lo tormentava parecchio.
Ovviamente di questo non ne parlò con sua figlia, le raccontò solo l'indispensabile, con qualche battuta inventata sul momento per farla ridere.
Doveva anche organizzare il prossimo colpo, questa volta toccava al duca di Afonteine.
Andò da lui e insieme prepararono nei dettagli l'evento, due giorni prima avrebbe portato la refurtiva in casa dell'uomo.

Sospirò mentre faceva rientro alla propria abitazione in carrozza.
Stava facendo tutto questo solo per lei e rischiava che andasse tutto in fumo, a causa di un altro.
In quei giorni era stato molto vicino nell'andare di nascosto al villaggio, tanto per dare un'occhiata da vicino, voleva assicurarsene, ma se avesse avuto veramente un compagno o, peggio ancora, un marito? 'Cazzo' disse mentalmente 'È pure bigama senza saperlo, no, no! Spero solo che non sia così! Maledizione, non so se reggo un'altro brutto colpo!' Gridò dentro di sé.
Comunque doveva andare avanti con quella messinscena, perché in cuor suo sperava vivamente che si ricordasse di loro e questo avrebbe fatto sí che lei ritornasse a casa. La conosceva troppo bene, non avrebbe mai abbandonato sua figlia, ne era più che sicuro.
E con questo pensiero, riuscì a calmarsi e a tenere sgombra la mente.

***

Nel frattempo, la vita di Rose al villaggio continuava serena, anche se si ritrovava spesso a pensare alla Pantera Nera.
Il suo dono lo aveva apprezzato moltissimo. Quando era ritornata a casa quella mattina e aveva aperto il sacchetto, era rimasta esterefatta. Oltre a una bella somma in denaro, che però prontamente aveva condiviso con gli altri, vi erano anche: uno specchio in argento con tanto di spazzola, fermagli per capelli abbinati, in più diversi tipi di belletti.
Sugli oggetti da toilette, vi erano incise delle iniziali...'C.M.M.'

Le toccò anche in quel momento, mentre ripensava alle parole dell'uomo che gliene aveva fatto dono.
'Per una donna bella e coraggiosa'.
Sorrise e passò il pollice sul manico dello specchio, sentì l'incisione e...
Una strana sensazione si impossessó di lei, sentì nella mente dei mezzi discorsi pronunciati da un uomo, che gridava: "Tu lo sposerai! Che ti piaccia o no!" oppure con la voce affranta: "Mi dispiace, devo ripartire ma quando ritornerò tra due anni, ti prometto che non andrò più via, che sia riuscito a portare in porto questo grosso affare o no."
Poi toccò alla voce di una donna: "Ecco mia signora, guardatevi come vi sta bene quest'acconciatura".
Rose appoggiò lo specchio sul tavolo. Tremava, perché?
Dovevano essere frasi della vita di chi apparteneva quell'oggetto.
Ma qualcosa la toccava nel vivo, quelle voci erano quasi familiari, chi erano quelle persone?
Suo figlio all'improvviso le saltelló intorno, distogliendola da quelle domande angoscianti.
"Andiamo mammaa?!".
Rose sorrise guardandolo: "Sì piccolo birbante, usciamo a giocare vicino al mulino, prendi la tua spada di legno e io la mia, ti sfido a duello"
Sem rise di gioia, mentre correva a prendere l'oggetto richiesto da sua madre e tornò da lei mostrando un'atteggiamento da paladino: "Fatto!!Vinceó io mamma!"
Rose lo prese in braccio ridendo: "Credo proprio di sì, un ometto come te non ha rivali" e prendendo a sua volta la sua spada di legno uscirono a giocare.
Passarono altre due settimane, nelle quali Rose, come sempre, era impegnata tra prendersi cura di suo figlio, la casa e di chi aveva bisogno del suo aiuto.
Nonostante i diversi diverbi avuti nel passato e qualcuno anche di recente, Florence, capendo quanto era portata anche per le cure con le erbe, le dava lezioni e ne aproffitava per avere il suo prezioso aiuto e intuito.
Rose in quel momento stava pestando in un piccolo mortaio, una miscela di erbe e bacche, proprio nella casa della donna, quando entrò Paul.
Lei e Florence lo guardarono, mentre lui togliendosi il cappello leggero, le salutò sorridendo appena.
Sem, che seduto in un angolo della stanza giocava con dei pezzi di legno, lasciò tutto e corse in braccio all'uomo.
"Ciao Paul, giochiamo?", Paul gli bació la testa: "Certo, ma prima devo dare una cosa a tua madre, abbi pazienza un attimo".
Lo fece scendere dalle braccia e si sedette su una sedia vicino al tavolo.
Florence chiese al figlio: "Paul, hai nuove notizie di quel gattaccio nero? Vero? Lo si vede dalla tua faccia" rise mentre lo diceva.
L'uomo la guardò di traverso e con un gesto di stizza, gettò sul tavolo una lettera: "Sì, l'abbiamo trovata inchiodata dentro al mulino come la prima volta, deve avercela portata stanotte. Ovviamente è indirizzata a te, Rose..."
Incroció le braccia sul petto e guardò l'interessata con ironia, Rose lasciò ciò che stava facendo e prese in mano la busta.
Sul retro vi era disegnata una rosa rossa, con la scritta: 'Alla donna più bella e coraggiosa che io abbia mai conosciuto' sorrise, avrebbe voluto uscire e andare a leggerla da sola in santa pace, ma non poteva, riguardava tutti.
L'aprí con le mani che le tremavano leggermente, il cuore le galoppava, come se quella fosse stata una bella lettera d'amore.
Si diede della stupida mentalmente, si stava facendo abbagliare da delle belle parole che arrivavano da un uomo, tra l'altro conosciuto da poco.
Dispiegó il foglio contenuto nella busta e una tenue vampata di profumo al sandalo le arrivò al naso.
Chiuse d'istinto gli occhi per qualche istante, si sentiva bene, per lei sembrava il profumo piu buono del mondo. Quando li aprì e si accorse dello sguardo scrutatorio dei presenti, si affrettò a leggere nella mente lo scritto: 'Mia dolce signora, ho pronto il nuovo piano.
Ci vedremo tra cinque notti, al solito posto e orario.
Vi aspetto con impazienza, la vostra presenza mi è molto gradita.
Con rispettosa ammirazione, vi porgo i miei saluti.

Clarette e Philippe.   La Rosa Scarlatta.                                     Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora