L'ultimo bagliore di quella tempesta saettò sopra di noi, nel cielo livido. Fu un attimo, poi scomparve, lasciandoci ricadere nel buio.
La nave continuava a procedere tra le onde del mare irato, oscillando pericolosamente.
- Dylan - Monica mi prese una mano tra le sue e la strinse, come se potesse infonderle forza e coraggio. Leggevo la disperazione nei suoi occhi color nocciola che saettavano veloci in cerca della salvezza. I soccorsi stavano per arrivare, lo sapevamo, ma il terrore che ormai si era impossessato di entrambi non poteva essere cacciato via.
- Andrà tutto bene - dissi, cercando di evitare che la mia voce tremasse.
Monica annuì senza convinzione. Lei non cercava di nascondere il suo stato d'animo. Lei aveva me, ne era certa. Purtroppo, io non ero una buona spalla su cui appoggiarsi, e presto la situazione degenerò. Un'onda più violenta delle precedenti la fece scivolare via da me, le sue mani lasciarono le mie, e venne inghiottita dal mare.
Mi svegliai da quell'incubo bagnato di sudore e cercai disperatamente dell'acqua. Corsi in bagno e, senza guardare il mio volto riflesso nello specchio, mi dissetai. Cercavo invano di scacciare quell'incubo dalla mia mente: non era altro che il ricordo della notte in cui io e Monica avevamo rischiato di morire. O meglio: io avevo rischiato di morire. Lei era affogata. I sensi di colpa riaffiorarono e mi voltai involontariamente verso la vasca da bagno riempita fino all'orlo. Nell'acqua galleggiavano dei petali di rosa rossi, rossi come il sangue versato da una vittima innocente. Lei, innocente. Io, colpevole. Colpevole di aver avuto quel comportamento da sprovveduto, colpevole di aver trascinato Monica in quella barca, colpevole di averla spinta tra le braccia della morte. Lei, che diceva che avrebbe dato la vita per me, era realmente morta.
Fissai i petali di rosa nell'acqua. Non li avevo messi io, non ero stato io a riempire la vasca. Sapevo che tutto, presto, sarebbe sparito, così come il ricordo di quella notte. Forse. Un giorno.
Mai.
Non volevo mentirmi: lei avrebbe continuato a chiamarmi, a spingermi a ricordarmi di lei.
Senza nemmeno togliermi i vestiti, entrai nella vasca e immersi la testa sotto l'acqua. Presto sentii i polmoni bruciare: era la stessa sensazione che aveva provato Monica prima di spirare.
Cercai di tirarmi su, ma non riuscii a riemergere: l'acqua sopra di me era diventata vetro. I petali di rosa gocciolavano sangue che si mishiava lentamente con l'acqua nella quale ero immerso e che mi soffocava, mentre il loro colore si tramutava in bianco.
Tentai di rompere il vetro con disperazione. Niente. La luce si spense improvvisamente. Avvertii la presenza di qualcuno avvicinarsi a me, vicino ma al contempo lontano. Dall'altra parte del vetro.
La luce sfarfallò. Prima di cadere in stato di incoscienza, le mie ultime energie vennero utilizzate per lanciare un muto grido: sopra il vetro era sdraiata la figura di una donna snella dagli occhi vitrei spalancati e il volto cereo. Quegli occhi color nocciola, che continuavo a ricordare, ora erano davanti a me, e non li potevo raggiungere.
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SPAZIO AUTRICE
Scusate se non aggiorno questa raccolta da tempo ma sono impegnata con "il Ponte della Vita" :)
Se questa storia vi è piaciuta fatemelo sapere :D
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Ombre evanescenti
Short StoryUn paio di storie davvero brevi, ma che potranno trasmettervi qualcosa di unico e forte. Cosa conta di più? Avete mai pensato a come tutto, nel giro di pochi secondi, possa mutare e stravolgervi?