John e George si trovavano nella bottega, dentro la stanza del laboratorio e osservavano incuriositi e divertiti una minuta figura che gironzolava sotto i loro occhi. Portava una marea di anelli, alcuni di un design meraviglioso. Aveva dei tratti somatici particolarmente pronunciati, a partire dal naso e dalle labbra lunghe e carnose. I suoi occhi erano allungati e all'ingiù, colorati di un blu indescrivibile. Quel ragazzo della stessa etá di John, sprigionava allegria da tutti i pori, ed era il ragazzo che Epstein aveva trovato per i giovani orafi.
"Richard...va tutto bene?" Chiese John trattenendosi una risata.
"Devo ribaltare la domanda, cambiare prospettiva!" Rispose semplicemente, continuando a camminare annuendo esageratamente con la testa.
"Scusate!" Riprese, sdraiandosi per terra ad occhi chiusi.
"Te l'ho detto che era un simpaticone" disse George sottovoce.
"A me sembra solo pazzo!"
"Diamogli tempo...e poi, ha parlato il sano!" Rispose il minore che si beccó una gomitata da Lennon.
"Ah...guru, ho finito i castoni per le pietre dell'anello, l'ho fatto con tanta dedizione, e sbraitando ogni tanto. Per cui ora vedi di saldarlo bene all'anello, senza rovinare le mie preziose fatiche, oppure CHHH!" Disse minaccioso Harrison, mimando il taglio della gola.
"Sai benissimo che saldo molto meglio di te ragazzino!"
George avrebbe voluto sgozzarlo, quel nomignolo gli dava cosí fastidio!
Il maggiore si diresse nell'altra stanza, dove poteva saldare il tutto.
"A questa ci va la borace liquida...mh cosí basta!" Disse tra se e se Lennon, spalmando la borace sulla fine striscia d'argento, mentre dalla porta che da all'atrio del palazzo, c'era un Paul estremamente felice, con una chitarra in mano, ah giá la chitarra che aveva dimenticato il suo amico. Gli faceva uno strano effetto pensare a quella parola, pensare a John come un...
Si decise così a bussare, e si accorse che la porta era stata lasciata incautamente aperta.
"Permesso?"Chiese sottovoce.
"Saldatura a filo, dove diamine se...sei...sei tu! O avanti!" Continuava a borbottare l'orafo, e a Paul sembrava di aver capito -avanti- quindi entró.
"Avanti vieni, vieni per l'amor di Krishna vieni!" Ma John stava sbraitando contro il filo di saldatura che tentava di afferrare.
Quando si vide davanti Paul rimase imbambolato.
"C...ciao John. Sono venuto a portarti la tua chitarra!" Disse imbarazzato indicando lo strumenti. Ma l'altro pareva non saper rispondere a parole, gli uscí un sorrisetto, ma non solo le sue labbra fine e delicate stavano sorridendo. Anche...soprattutto i suoi occhi color ambra stavano sorridendo, e il minore se ne fregó delle parole che John non diceva.
Gli occhi di Lennon sguazzavano velocemente per raggiungere quelli di Paul, fino a che, trovati, non li incatenò ai suoi.
"John" Disse stupidamente, sorridendo.
"Perché diamine non ti muovi, di qualcosa, fai qualcosa, spegni la fiamma ossidrica!" Pensieri tutti accalcati e sovrapposti nella mente del maggiore, talmente in disordine che non captò nulla.
Oddio nulla...gli occhi giganteschi del minore si peró...aveva di nuovo quella strana sensazione, quel calore che si sprigionava in tutto il petto. Da quanto si conoscevano? Era davvero passato qualche giorno da quando lo aveva visto, oppure si conoscevano da prima, da molto prima, da sempre?Da quanto tempo..il tempo che poi...esiste? O quello che noi percepiamo é solo il cambiamento dello spazio?
"Il tempo qui si tramuta in spazio!" Disse Paul avvicinandosi a Lennon, ulteriormente imbambolato da quell'affermazione. Il minore stava pensando alla stessa identica cosa. E lasció che i suoi occhi vagassero, ed esplorassero John per intero.
"Allora Guru, hai usato la tua tecnica seduttiva? la saldatura é VENUTA? Puahahahah!" Irruppe George nella stanza con una battutina maliziosa.
"É venuto Paul veramente!" E in quel momento McCartney appuró che John aveva ancora il dono della parola.
"Ah Paul, é VENUTO?" Ricominciò scioccante George
"Si sono VENUTO!" Lo imitò Paul, per niente con stizza, ma con simpatia.
"AAAAAAAAA IO TI AMMAZZO!" Urló il minore estremamente arrabbiato, appena si accorse di quello che era rimasto dei suoi castoni, della saldatura e della fascetta di argento. Si fiondò sulla fiamma ossidrica per spegnerla.
"Cazzo! Ho...ho fuso tutto!" Disse John sentendosi terribilmente in colpa.
"Io saldo meglio di te!" Scimmiottó Harrison.
"Scusa!" Dissero all'unisono John e Paul...e George lo trovò insolito, ma infondo McCartney si sentiva responsabile.
"Dai ragazzi tranquilli, peace and love! La prossima volta parlerete nel momento adeguato!" Disse gentilmente Richard per calmare le acque, ma non volendo sembrare comunque un impiccione
"Noi non parlavamo..." Disse sottovoce John
"Ma...io ho sentito parecchie parole prim...ehm, saró uscito fuori di mente!"
"John, mi devi tutti i tramezzini che voglio, da qui a un anno!"
"Si George, io non...non mi era mai successo!"
"Ah...Richard, questo é Paul, Paul, Richard!" Fece il minore per sdrammatizzare.
"Ah, ho sentito parlare di te!"John si giró arrossito e abbassando lo sguardo, per cui Paul sapeva chi era stato, e si sentiva lusingato.
Salve a tutti, finalmente ho deciso di continuare, scusate la brevitá del capitolo... A presto speriamo!
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We can work it out
FanfictionCosa succederebbe se John, George, Ringo e Paul si trovassero nel ventunesimo secolo? Come sarebbe stata la loro amicizia senza la musica? John e George hanno un negozietto di oreficeria, Paul al momento fa un po' di lavori qua e la, il baby sitter...