Capitolo 2 - Parte 2

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Per il mio diciottesimo compleanno Teodoro arrivò a casa con una strana scatola e me la porse, non era avvolta con la carta da regalo quindi non pensai minimamente che fosse per me.

Lo guardai incuriosita «Che cos'è?» gli chiesi.

«Avevo chiesto al commesso di impacchettarlo ma lui deve aver capito di imballarlo. Aprilo e scoprilo tu stessa.»

Tolsi il nastro da pacchi che lo sigillava e tra mille palline di polistirolo saltò fuori una scatola più piccola che conteneva un laptop nuovo di zecca e c'era anche una bella borsa rossa per portarlo in giro.

Vedendo la mia faccia stupita non riuscì a trattenere un sorriso. «So che ti sarebbe piaciuto averne uno tutto tuo e quindi quale occasione migliore di questa per regalartelo?»

Ero talmente emozionata e inebetita che non riuscivo a parlare, proprio non me l'aspettavo. Lo abbracciai e con un filo di voce riuscii solo a dirgli «Grazie.» Non era da me rimanere senza parole ma quella volta proprio non riuscii ad aggiungere altro.

Mia madre era più confusa di me. «E' un regalo bellissimo, non dovevi disturbarti Teo... chissà quanto ti sarà costato?»

Teodoro, cercando di camuffare la sua gioia, si schiarì la voce e rispose «L'importante è che a Bea piaccia e poi diciotto anni si compiono una volta sola, no?»

Passato il momento di commozione ed eccitazione collettiva mi affrettai a dire «Perché non lo accendiamo subito?» Naturalmente non aspettai una risposta, lo tolsi dall'imballo, attaccai la spina e voilà.

Non avevo mai avuto un computer tutto mio prima di allora, lo sapevo usare però, perché collaboravo saltuariamente con un'emittente televisiva locale per redigere testi pubblicitari e redazionali aziendali. Mi piaceva questo incarico e in più mi permetteva di guadagnare anche qualche soldo per me.

Con l'aiuto di Teodoro imparai in fretta ad usare anche i programmi che non conoscevo e così cominciò a segnalarmi ai suoi studenti affinché potessero avere la loro tesi impaginata in maniera professionale.

Da lì a poco il mio occhio si affinò tanto da meritarmi la fiducia di alcuni laureandi che mi lasciavano carta bianca nel correggere eventuali errori di punteggiatura.

Tra Teodoro e me si era instaurata reciproca fiducia e stima, anche se all'inizio della relazione tra lui e mia madre non lo avevo visto proprio di buon occhio. Poi, conoscendolo meglio, incominciai ad apprezzare i lati più autentici del suo carattere e diventò per me un punto di riferimento.

Mi ero affezionata a lui, lo vedevo bene come padre, ma avevo continuamente l'ansia che prima o poi anche lui si sarebbe comportato come i precedenti fidanzati di mamma, defilandosi e facendola soffrire ancora una volta.

Quando avevo bisogno di un supporto per svolgere i compiti di greco e latino era a lui che mi rivolgevo, mamma di certo non avrebbe saputo aiutarmi.

«Non ero molto portata per queste materie e ora non mi ricordo più niente, è passato così tanto tempo. E' meglio se chiedi aiuto a Teodoro» spiegò quando glielo chiesi, così a volte capitava che mi dovessi recare nel suo studio.

Un giorno di questi lo presi in contropiede chiedendogli «Ma tu vuoi veramente bene alla mamma?»

«Certo che gliene voglio e molto anche» rispose non poco stupito della mia domanda.

«Allora perché non la sposi? Ormai siete assieme da una vita!» ribattei come se il fatto di sposarsi fosse la cosa più naturale al mondo.

Rimase in silenzio per un attimo, come per trovare le parole giuste, tirò un lungo sospiro e si decise a parlare. «Ci ho pensato molte volte in questi ultimi tempi... e se lei mi rispondesse di no? Se non fosse pronta a fare questo passo? Non voglio perderla, non voglio perdervi. Per me siete tutto, siete... la mia famiglia.»

«E tu chiediglielo, no?» risposi, mi sembrava la cosa più ovvia, perché doveva restare nel dubbio?

Rimase in silenzio per un po', assorto nei suoi pensieri. Non pronunciai parola, capii che stava per dirmi qualcosa di importante e rimasi in attesa, provando uno strano stato d'ansia.

«Devi sapere una cosa Bea. Molti anni fa mi innamorai di una ragazza della mia età, ero convinto che fosse la persona giusta con la quale costruire il mio futuro. Eravamo fidanzati da quasi cinque anni, tutto andava bene tra noi. Certo non mancavano i soliti alti e bassi che possono esserci in una coppia. Non avevamo mai affrontato il discorso matrimonio ma un giorno mi decisi a fare il grande passo e le feci la fatidica proposta. Con mio enorme stupore mi sentii dire di no, un no deciso che non lasciava margine per un ripensamento. Mi disse che non era quello che voleva dalla vita, che doveva realizzarsi nel lavoro e per farlo non voleva legami fissi, che il matrimonio non faceva parte dei suoi piani, che non si vedeva a fare la moglie con un marito a cui pensare e tanto meno la mamma con dei figli rompiscatole. Aggiunse che se volevo continuare la relazione con lei non avrei più dovuto insistere su questo tasto. Ci provai per un po' ma a quel punto capii che non era quello che volevo io e ci lasciammo. Capisci adesso perché non ho ancora chiesto la mano di tua madre?»

Mi si strinse il cuore, credevo che volesse fare anche lui come gli altri uomini che mamma aveva avuto, cioè tirarsi indietro per non affrontare un passo così decisivo e invece aveva solo paura di ricevere per la seconda volta un rifiuto.

«Anche mamma ti vuole bene, lo so. Facciamo così: provo a sondare il terreno buttando lì il discorso e vediamo cosa mi risponde, poi ti informo di tutto, ok? Così almeno saprai come la pensa. Adesso andiamo, ci starà aspettando per cena.»

Come promesso a Teodoro aspettai l'occasione buona per parlare alla mamma affrontando l'argomento matrimonio.

Era una domenica pomeriggio, Betty era uscita con Carlo, il suo ragazzo, e Teodoro sarebbe arrivato più tardi a prendere mamma per portarla al cinema.

Non sapevo bene come introdurre l'argomento. Dovevo fare la domanda secca o prendere il giro largo? Bel dilemma. Decisi per la prima opzione, quindi la sparai subito.

«Mamma, ti posso fare una domanda?»

«Certo che puoi!» mi rispose con il suo solito dolce sorriso mentre stava scegliendo l'abito che avrebbe indossato quel pomeriggio.

«Hai mai pensato di sposare Teodoro?» le domandai.

Appoggiò il vestito sul pouf della toeletta e mi guardò evidentemente sorpresa, poi tornò a sorridere. «Certo che ci ho pensato, ma vedi, lui non me l'ha ancora chiesto e lo sai: è l'uomo che deve fare il primo passo!»

Dimenticavo il suo romanticismo e le "regole" che non possono essere infrante.

Poi il suo volto assunse un'espressione di preoccupazione. «Perché me lo chiedi? Forse non saresti felice se io e Teo ci sposassimo? Non cambierebbe niente tra me, te e Betty, lo sai che anche lui vi vuole bene.»

«Mamma, io ne sarei felicissima e lo sarebbe anche Betty.» Mi guardò un po' sorpresa. «Lo so perché noi due ne abbiamo già parlato» aggiunsi sorridendole.

Il suo volto si illuminò e riprese i suoi lineamenti morbidi e sereni di sempre.

«Oh, bene. Allora aspettiamo questa proposta di matrimonio, se e quando verrà.»

Ripreseil vestito e appoggiandoselo addosso continuò «Cosa ne dici di questo, puòandare bene?» era ritornata la mamma di sempre.

Non voglio innamorarmi di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora