13. My heart beats for you.

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MARTINA'S POINT OF VIEW.

Lo guardai ancora una volta mentre eravamo seduti a tavola. Di solito non mangiavano molto, in quanto erano vampiri, ma quando c’ero io si univano a me per non lasciarmi sola.
I suoi maledettissimi occhi rossi mi stavano uccidendo dentro. 
Ci guardavamo da un po’,senza dirmi nulla. 
Era un po’ che non parlavamo.
Di preciso una settimana.
Non riuscivo.
Non ci riuscivo a far finta di niente.
Lui non mi voleva. Mi aveva rifiutata con una stupida scusa e questo era snervante.
Non so perché ci tenevo così tanto a lui, ma non gliel’avrei data vinta. Non sono così sciocca.

“Martina, ti andrebbe di andare ad un’altra festa?”

Mi chiese Facundo.

“Uhm, sì, perché no.”

Risposi distogliendo lo sguardo da Jorge.

Gli sorrisi.

“Questa volta non ci saranno Andres e gli altri, è una festa più ristretta e andranno solo le nostre famiglie amiche.”

“Va bene. Ma quando ci sarà questa festa?”

“Domani.”

“Va benissimo. Poi mi vieni a prendere tu in camera? Così ci andiamo insieme.”

Gli proposi.

“Pensavo ci andassimo tutti insieme con l’auto.”

Intervenne Jorge.
Lo guardai. Il suo sguardo non era proprio dei migliori.

“Beh, io pensavo invece di sfruttare un po’ la vostra super-velocità e farmi portare dal mio basso preferito.”

Dissi io aspettando una reazione da parte di Jorge. La sua mascella si indurò a quelle parole e si alzò di scatto, prese il piatto e lo posò.

“Va bene. Allora vorrà dire che andremmo tutti senza l’auto.”

Annunciò sempre il castano prima di andarsene.

“Martina, perché non provi a parlarci?”

Mi propose Candelaria.

“Non ho intenzione di parlarci. Ha già preso la sua decisione. Ha preferito nascondersi dietro la scusa del gruppo e quindi lo lascerò essere codardo il codardo che è. Non ho bisogno di lui.”

Risposi.

Ma avevo detto solo cazzate.
Io avevo bisogno di lui. Perché lui era il mio ossigeno.

Mi alzai e sparecchiai. Avevo bisogno di stare da sola. Non so portavo di stare in mezzo a loro in quel momento.

“Scusatemi, ma adesso ho davvero bisogno di andare in camera mia.”

Me ne andai e salii le scale.  

E lì lo incontrai. Vicino alla porta della mia camera.

“Scusami, ma dovrei passare.”

Dissi prima di dargli una spallata e raggiungere la porta.

Mi afferrò il polso facendomi girare.

“Che c’è?”

Affermai scocciata.

Premette le labbra sulle mie. Quel contatto mi era mancato troppo. Poggiò le mani sulla mia vita e io sul suo petto. Cercai di respingerlo via, ma per un attimo mi feci prendere da quel lento e aspettato bacio. 
Appena si staccò, gli tirai un ceffone in pieno viso.

The Difficult Immortal Love ||Jortini||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora