Capitolo 4

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..."Mi chiamo Adam"
Il mio cuore si blocca
Il bambino passa avanti con la sua famiglia e dico a Omaima tremando
"Hai sentito come si chiama?"
"Si Aicha ho sentito, mi dispiace tanto"
"Io e Nordin volevamo chiamare così nostro figlio"
Sprofondo in un mare di lacrime, singhiozzo e non riesco a fermarmi.
Mi porta in bagno e per farmi calmare, mi abbraccia. Dopodiché, andiamo al tavolo e finiamo di mangiare. Paghiamo e usciamo.

Torniamo a casa e facciamo l'abluzione, preghiamo e poi usciamo di nuovo.

Non avevo smesso di pensare a quel bambino, mi ricordava tanto Nordin.
Decidiamo di fare shopping.
Da zara trovo un giubbotto di panno grigio bellissimo, una borsa nera e un maglione color senape
In questi giorni dovrò assolutamente rifarmi il guardaroba, ho pochi vestiti.
Ouma compra una gonna, un pantalone largo e una borsa uguale alla mia.

Usciamo da zara e ci fermiamo nella gelateria più vicina per mangiare una crêpe. Ouma è impaziente di andare alla moschea di Segrate per iniziare una nuova esperienza. Anch'io lo sono, almeno potrò distogliere il mio pensiero da lui..

Finito di mangiare, decidiamo di continuare il nostro shopping.
Nonostante stessi male per lui, dentro di me avevo una sensazione di pace.
Era l'inizio di una nuova vita, l'inizio di una nuova me.
Sarebbe andato tutto bene, io sarei stata bene.

Sono passati 4 giorni dal mio ritorno all'islam. E mi ricordo tutto perfettamente; quando ho pronunciato la shahada ho pianto, le ragazze e le donne della moschea mi avevano abbracciata, io ero felice.
Quando l'ho detto ai miei genitori, loro non l'hanno accettato. Pensavano fossi andata fuori di testa
"COSA HAI FATTO! SEI IMPAZZITA"
"IN CHE COSA ABBIAMO SBAGLIATO NOI?"
e io piangevo e dicevo
"voi non capite, vi sbagliate"
"io non ho sbagliato nulla, sono tornata a ciò che tutti siamo stati. Tutti siamo stati musulmani, solo che voi non ve lo ricordate!"
e pensavano fossi pazza.
Erano delusi e ciò mi dispiace...
Beh mio padre non ci ha messo tanto a dirmi "vai fuori di casa"
Così ho preso le mie cose e me ne sono andata.
Ho chiamato Omaima, le ho confessato tutto. La conoscevo da 3 anni e l'avevo incontrata un paio di volte perché abitavamo piuttosto distanti.
Sua madre ha sentito la telefonata e senza pensarci ha detto
"falla venire qui"
ed è così che mi sono trasferita da lei.

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