Capitolo 7

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La sveglia suonò per le sette del mattino, così, di malavoglia, mi alzai per andare in bagno e per andare a preparare la colazione a Christopher.
Guardai il cellulare e, fortunatamente, vidi che non vi erano messaggi da "Ethan". Tutta contenta trotterellai fino alla cucina e mi misi ai fornelli; presi una padella nella quale feci cuocere uova all'occhio di bue e bacon, poi presi dei cornetti surgelati al cioccolato e lo misi nel forno per qualche minuto, presi delle arance e feci due spremute, infine presi il tostapane nel quale tostai, ovviamente, del pancarrè. Dato che ne feci quattro di fette, in due misi la marmellata di ciliegie, mentre nelle restanti ci sparsi Nutella abbondante. Se non si fosse saziato gli avrei fatto ingoiare la padella del bacon!

Per l'orario stabilito tutto fu pronto e, dato che avevo una mezz'ora buona prima che la svegli del Padrone suonasse, decisi di andarmi a fare una doccia calda e rilassante.
Trenta minuti dopo era tornata in cucina pulita e profumata con la divisa addosso.

«Buongiorno Abigail. Dormito bene?» la voce del Padrone mi giunse alle orecchie. Sembrava così rilassato quella mattina, secondo me gatta ci covava.

«Buongiorno Padrone. Direi molto bene - mentii spudoratamente - e le...» mi fermai quando vidi una ragazza mia vista prima con indosso una misera ventaglia di seta trasparente fare il suo ingresso in cucina e sedersi sulle gambe del Padrone. Non so per quale motivo, ma quella scena mi diede particolarmente fastidio e, senza farlo notare, chiesi: «Mi scusi per la domanda inopportuna Padrone ma, lei chi è?»

La ragazza mezza svestita fece un risolino: «Tesoro, stai parlando con la Padrona.»

Sgranai gli occhi in contemporanea con Christopher.
«Megan, che cazzo dici?!» sibilò lui a dati stretti.

«Oh andiamo Chris, non è la prima volta che facciamo l'amore a casa tua, anzi, saranno mesi che lo facciamo qui! Ormai la tua Schiavetta sarà diventata anche la mia no? D'altronde sono la tua ragazza, o mi sbaglio?»

«Ti sbagli di grosso, Megan! In cinque mesi abbiamo scopate tre volte con questa, e tu non solo hai osato dire di essere la Padrona di Abigail, ma hai anche osato dire di aver "fatto l'amore" con me, con la persona più insensibile dell'intero universo! Va via Megan, va!»

Io ero lì che guardavo allibita la scena; non so perché ma mi sentivo ferita, come se le parole che Megan disse nei minuti passati fossero stati taglienti come lame che ti trafiggono lo stomaco. Eppure, quando Christopher appuro che tutto ciò che disse la rossa erano tutte puttanate, mi sentii risollevata e più leggera, come se un macigno enorme mi si fosse tolto dal petto.

Cinque minuti di silenzio dopo, sentimmo i tacchi di Megan camminare veloci verso la porta d'ingresso e sentire un enorme tonfo non appena si chiuse.

«Q-Quindi non stai con Megan.» constatai a bassa voce.

Lui alzò lo sguardo verso di me e, come se non avessi detto nulla, mi invitò a sedersi per la colazione.

Per le dieci Christopher uscì e le uniche parole che mi disse furono un "per pranzo gradirei della pasta al ragù e una mousse al cioccolato bianco" e "fammi trovare pronto per le 12:30. Ah, e ovviamente prepara la roba anche per te."

Dato che avevo tutta la mattinata impegnata, lasciai perdere l'idea che mi venne sta notte, ovvero quella di uscire, con il permesso di Christopher, a fare una passeggiata di un'ora al parco dietro l'angolo e magari di andare a comprare qualcosa al supermercato che distava  un isolato più avanti della residenza.
Decisi di iniziare dal bagno, continuare con le camere da letto, soggiorno, studio e cucina.
In meno di un'ora e mezza finii il tutto e mi dedicai al pranzo.

La pasta di stava cuocendo e il ragù bastava riscaldarlo per qualche secondo; stavo preparando una doppia porzione di mousse al cioccolato bianco, quando vidi il mio cellulare vibrare. Non perdi tempo ad afferrarlo dia per guardare chi era la persona che mi aveva mandato il messaggio, sia per controllare tra quanto tempo Christopher avrebbe fatto ritorno a casa.

"12.20"
"Nuovo messaggio"
Aprii quest'ultimo e lessi:
"Abigail, domani i miei genitori verranno a cena da noi, perciò se sarò un po più distaccato saprai il motivo..."

E mentre continuavo a leggere sentii due mani circondarmi i fianchi e due labbra carnose posarsi sul mio collo.

«...E mi dispiace per ciò che è accaduto 'sta mattina. È vero, me la sono scopata, ma tu sai che non significa nulla tutto ciò.»

CHRISTOPHER P.O.V'S

Non so perché mi stessi giustificando con lei, insomma, non stavamo insieme e lei era la mia schiava, sarebbe stata una cosa del tutto illogica! Fatto sta che, in quel momento, iniziai a sentirmi in colpa se litigavamo o discutevamo.

"Non puoi Christopher! È la tua Schiava e tuo padre non ti perdonerebbe mai se dovessi iniziare a provare sentimenti più forti dell'attrazione verso di lei!"
Era tutto ciò che mi ripetevo per cercare di auto-convincermi che tutto ciò fosse solo attrazione fisica.
Anche se, in fondo, sapevo che non era vero.

«Chris...» il mio nome detto da lei era la seconda cosa più eccitante del mondo. La prima? I suoi gemiti.

«Dimmi piccola.» le sussurrai all'orecchio mentre iniziavo a portare le mie mani verso il suo basso ventre.

Ottenni un gemito da parte sua e la mia erezione era più che evidente nei pantaloni.

«Chris... L-la pasta...» tutto ciò era un sussurro, un qualcosa di eccitante. Eppure lei era riuscita a rovinare un momento di eccitazione per della stupida pasta che stava fuori uscendo dalla pentola.

«CAZZO!» urlai non appena vidi la padella piena di acqua bollente e pasta al dente cadere a terra.

«PORCA TROIA!» urlò lei per lo spavento.
Non l'avevo mai sentita dire parole scurrili, ma dovevo ammettere che, dette da lei, erano eccitanti; ormai tutto ciò che apparteneva a lei, che faceva l diceva lei, per me era eccitante.

Un'ora dopo eravamo seduti al tavolo con della pasta al ragù e mousse di cioccolato bianco.

«Abigail, vado nel mio ufficio. Alle 17 dovrebbe arrivare un mio amico, per favore, aprigli tu e digli di andare nel mio ufficio.»

Ero stato abbastanza freddo? Si era offesa? Non lo so, l'unica cosa che sapevo era che dovevo dimostrarmi il più freddo e distaccato possibile, tranne per i momenti intimi a letto, sia chiaro.

Andai nel mio ufficio e, senza rendermene conto, mi addormentai sul divanetto.

Sentii scuotermi da una manina morbida, piccola e vellutata.
«Padrone.» sussurrò
«Mhh.» mugugnai in risposta.
«Padrone, è arrivato il suo amico.»
E capii che era Abigail che mi risvegliava dal mondo dei sogni.

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