Quando Nicolaj svoltò dal lato opposto all'aeroporto sentii il sangue raggelare improvvisamente. Mi ritrovai a stringere quasi dolorosamente la cintura di sicurezza con una mano e il sedile con l'altra. Lo sguardo accarezzava il paesaggio esterno cercando punti di riferimento nel caso di una possibile fuga. La mano accaldata scivolò lentamente al blocco rosso della cintura.
《L'aeroporto era di là》, dissi, cercando di mantenermi calma.
Accarezzai i capelli di Cameron, lentamente, e sentii che la sua testa bruciava.
In caso di fuga non avrei potuto portarlo in quelle condizioni.
Anche se era un demone, il suo corpo era prettamente umano: 206 sei ossa componevano il suo corpo come il mio o come quello di Nicolaj; il settantacinque percento circa del suo corpo era composto d'acqua e quest'ultima stava ora ribollendo dentro di lui come all'interno di una grossa pentola a pressione.
《Lo so》, rispose con la massima naturalezza, 《ma non siamo diretti all'aeroporto》, invidiai la calma disumana nella sua voce. Era come se nulla potesse scalfirlo: osservava disinteressato la strada di fronte a lui, girava il volante tra le sue mani solide, accelerava quando poteva, rallentava quando gli veniva richiesto, si fermava ad ogni semaforo rosso e ai segnali di stop come se si fosse improvvisamente dimenticato che un team di cacciatori professionisti era, molto probabilmente, già sulle nostre tracce.
Non vuole dare nell'occhio, pensai.
La voce invece sussurrò: o forse si è semplicemente pentito di ciò che ha fatto.
《Beh, questo è ovvio, arrivati a questo punto》, sbuffai, incrociai le braccia al petto e tornai a guardare la strada, 《è solo che credevo che...》
《E allora sbagliavi, okay?》, Nicolaj perse la calma così velocemente che mi sentii quasi travolta dal colpo che diede contro il volante. Nel riflesso vidi i due pugni chiusi abbattersi giusto di fronte a lui. La macchina sbandò per un momento ma l'attimo successivo ritornò al suo posto.
《Dimmi dove andiamo allora》, sperai che la voce risuonasse ferma fuori dalle mie labbra, esattamente come quella del cacciatore davanti a me da cui, per risposta, non ottenni altro che ostinato silenzio.
《Oh, avanti! Non dirmi che ti sei offeso!》, esclamai, alzando le braccia al cielo, 《Ti ricordo che è la mia testa quella che tutti stanno cercando per impalarla giusto di fronte alla Fortezza, non la tua!》, sapevo di aver già raggiunto il limite ma, arrivati a quel punto, appesantita da tutto ciò che era successo quella notte, non potei fermarmi, 《Come puoi non capire? Non posso fidarmi di nessuno!》
《Potresti fidarti di me!》, esclamò, aggredendo di nuovo il volante, 《E in realtà credevo che, oramai, avessi già iniziato a farlo》, avevo notato una punta di delusione nella sua voce, una strana tristezza aveva attraversato il suo sguardo come una pallida cometa pronta a squarciare il telo scuro della notte. Ma era una notte insolita, quella, senza né luna né stelle, occupata interamente da pesanti nuvole scure e dense, all'apparenza così vicine da poterle addirittura toccare semplicemente alzando un braccio. L'unica cosa a brillare, in quella tetra oscurità, era il sudore che imperlava la fronte accaldata di Cameron.
《Ti ci vorrà ancora molto a dirmi dove andiamo?》, scattai, iniziando a muovere le dita, nervosamente. Quando Nicolaj si voltò a guardarmi , con lo sguardo quasi stupito, non potei che ritornare ad indossare la maschera che era stata il mio volto per anni; 《Mi spiace deluderti》, dichiarai, schietta, 《ma non mi fido nemmeno di me stessa, come potrei mai fidarmi di uno come te, di uno Spettro?》, mi trattenni dal scusarmi.
Volevo fidarmi di Nicolaj, volevo credergli, eppure qualcosa mi frenava.
Sin dal nostro primissimo incontro avevo notato qualcosa di strano nel suo sguardo e, quando era tornato, la vicinanza al potere del Presidente mi aveva in parte frenata.
E l'uomo nascosto nell'ombra poi? Come poteva sapere la nostra esatta posizione?
Oppure il fortunato salvataggio nel cortile. Tutto sembrava troppo ben studiato e troppo poco lasciato agli scherzi del destino.
Vorrei fidarmi, Nicolaj, pensai mentre affrontavo i suoi occhi di perla, ma questo mi ucciderà, potrebbe uccidere entrambi, sentii la mano fremere nell'istintivo bisogno di sfiorargli la guancia.
《Mi dispiace ma sarai costretta a fidarti. Te l'ho già detto: io ti seguo, non ti lascerò andare sola in questa missione suicida》, tornò a guardare di fronte a sé.
Aprii la bocca ma esitai, stufa di lasciar morire le stesse parole a mezz'aria.
Mi lasciai andare contro lo schienale e mi concessi il pensiero che tutto, almeno per quella notte, sarebbe andato per il meglio.
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Il Rinnegato #wattys2017
Action[La gente ha bisogno di un mostro in cui credere. Un nemico vero e orribile. Un demone in contrasto col quale definire la propria identità. Altrimenti siamo soltanto noi contro noi stessi. Chuck Palahniuk] Dopo aver assistito alla morte...