3. L'angelo nero

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Charlotte promise a se stessa che sarebbe rimasta ad occhi aperti per tutto il tempo, per vedere tutto ciò che sarebbe accaduto. Il passaggio dal Gran Portale fu breve, come se soltanto il tempo di un paio di passi fosse stato determinante per comprendere cosa quel Nuovo Mondo serbava per lei. Quei secondi, però, furono lunghi come minuti e Charlotte li visse profondamente uno dopo l'altro. Tutto ciò che vide furono pareti bluastre, così come il pavimento ai suoi piedi, lucidi come gelatina; le sue gambe continuarono a proseguire per quella strada, fino al momento in cui si ritrovò di fronte ad una porta di vetro la quale però, non le permetteva di vedere cosa ci fosse oltre di essa.
Si avvicinò, ormai senza più preoccupazioni - una situazione più bizzarra e irragionevole di quella non poteva capitarle. Aprì la porta davanti a sé e una luce, come ormai d'abitudine in quel Mondo, offuscò la sua vista, sino a placarsi gradualmente un attimo dopo. Di fronte a lei si aprì uno scenario quotidiano nel mondo terreno. A Charlotte sembrò un semplice bar; sulla sinistra si trovava un grande bancone, sulla destra tanti tavolini in legno. La ragazza in quel momento si sentì fuori luogo, sentendosi totalmente osservata dagli angeli presenti - tutti possedevano un paio di ali, notò subito. Cercando di non far caso agli occhi puntati su di lei, si diresse presso il bancone: era colmo di prelibatezze e sulla vetrata che proteggeva le pietanze, vi era scritto un cartello che invitava a servirsi da soli. Così fece Charlotte, aprì uno dei banconi e prelevò una cialda, condendola con panna e fragole, dal bancone accanto. Prese un vassoio e si diresse verso i tavoli; optò per un tavolino vicino ad un muro, per sentirsi più appartata e protetta. Si gustò lentamente la sua pietanza, la quale le stava bruciacchiando le dita per via del calore, finché un gruppo di quattro angeli dalle ali nere fece ombra sul suo tavolo.                          
—Wow, sei davvero strana, ragazza! Da dove vieni? — parlò uno dei ragazzi, circondato dalle risate dei suoi amici.
—Io al posto tuo mi preoccuperei del posto in cui sto per mandare te e i tuoi amici. — sorrise maliziosamente Charlotte nel momento in cui vide l'atteggiamento di risposta dei presenti di fronte a lei. Tentarono di controbattere, ma qualcuno li ammutolì: un altro angelo nero si presentò al loro fianco, squadrando completamente Charlotte, come se aspettasse quella situazione da sempre. Charlotte notò il suo sguardo severo nei confronti degli angeli lì presenti, tanto che questi ultimi rimasero a guardarlo e ad ascoltare ciò che aveva da dire.
—Io direi che avete avuto un comportamento abbastanza infantile, come vostro solito; andatene, prima che possa diventare volgare. — senza pensarci due volte se ne andarono, e l'angelo si rivolse a Charlotte. — Tutto bene, signorina? I miei amici sanno essere alquanto scortesi.
—Che amici invidiabili che hai! — rispose, e si alzò in fretta, superandolo.
—Aspetta signorina, dimmi il tuo nome.
Charlotte non si voltò, e proseguì il suo cammino, pur non sapendo dove andare. Probabilmente grazie alle sue lunghe gambe, l'angelo nero la raggiunse dopo poco, bloccandole la strada.
—La smetti di seguirmi? — si fermò Charlotte con le braccia conserte.
—Non camminare da sola, non conosci nessuno qui; posso aiutarti io.
Charlotte fece una breve risata. —Ho un paio di gambe ed un paio di occhi, direi che posso benissimo cavarmela da sola.
La ragazza approfittò del fatto che l'angelo restò lì immobile davanti a lei, per osservarlo meglio: gli occhi dell'angelo erano probabilmente l'unico colore che possedeva, due pezzi di ghiaccio. Il resto della figura vestiva completamente di nero, così come le ali; Charlotte si chiese se fosse d'obbligo vestire di bianco o di nero.
—Va bene. Dove mi vorresti portare? — la ragazza si arrese ed incrociò le braccia al petto. L'angelo accennò un sorriso, quasi soddisfatto. —Credo che ti farò vedere i luoghi più comuni, che i nuovi arrivati come te dovrebbero conoscere assolutamente.
La ragazza annuì muovendo il capo ed attese che il ragazzo facesse strada.
—Il mio nome è Seth. Sono un angelo nero.
Charlotte era accanto a lui, e percepì una sensazione di nostalgia, che leggeva anche nei suoi occhi; forse l'angelo credeva di riuscire a nascondere i sentimenti dinanzi a lei.
—Io sono Charlotte, e non conosco ancora il motivo per cui sia qui. — alzò le spalle, confusa.
Seth la guardò per un attimo. —Ho sentito parlare di te, sei arrivata da poco.
—Esatto, e ad essere sincera, ho un gran mal di schiena, e non ho idea a cosa sia dovuto. Credi che qualcuno qui possa aiutarmi?
L'angelo nero fissò il vuoto alle spalle di Charlotte, tanto da incuriosirla, ma voltatasi, non vi trovò nulla. Gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma lui evitò di risponderle, proseguendo il cammino.
—Ho sentito anche che vieni da Raiven... come si vive sulla Terra, umana?
—Non che sia tutto magicamente perfetto, ma si sta bene. Non ho dei precisi metodi di ricerca tali da riuscire a rilasciare un confronto tra la vita sulla Terra e.. su un altro pianeta.
—Addirittura? Sei intelligente, scommetto che studiavi molto. — chiese l'angelo senza distogliere lo sguardo dal pavimento sotto i loro piedi.
—Sto frequentando la facoltà di scienze della formazione; mi piace molto studiare.
Charlotte non era sicura di aver udito realmente una risata di Seth di sottofondo.
—Ti troverai bene qui, ne sono certo. — Tenne le mani nascoste nelle tasche dei jeans neri, e come Charlotte notò, spesso aveva l'abitudine di alzare il mento verso l'alto, segno di sicurezza e un pizzico di vanità; e fu così che trovò  uno dei tanti motivi per il quale le piaceva studiare cinesica.
—Così sei arrivata fin qui, da sola? —proseguì l'angelo con le domande, cercando di spezzare quel silenzio imbarazzante che stava per nascere tra loro.
—No, in realtà. Un ragazzo, o meglio un angelo bianco di nome Greg, mi ha accompagnata sino al Gran Portale.
—Greg, come al solito. — pensò Seth ad alta voce.
—Come?
—Niente. — fece una pausa. —Dopo il passaggio dal Gran Portale, cosa è successo?
—Davanti a me c'era una porta in vetro: l'ho oltrepassata. Ed eccomi qui.
L'angelo nero non era ancora conoscenza della grande responsabilità che avrebbe avuto da quel momento. —Non hai notato nulla di diverso, in te?
Charlotte conservò per sé stessa qualche secondo per riflettere. Piegò discretamente la testa per osservare il suo corpo: indossava i soliti jeans e la giacca bordeaux in lino. Essi erano strappati, macchiati di sangue ormai secco. Notò anche l'anello che le regalò Diana, la sua migliore amica, per il suo compleanno l'anno precedente. Fu grata del fatto che era rimasto intatto, forse in quel momento era l'unica cosa certa che possedeva.  —Sono sempre la stessa.
Prima che Seth potesse rispondere, Charlotte si fermò per osservare con entusiasmo l'immenso giardino in cui si ritrovarono. I colori predominanti erano senza dubbio il verde del prato, circondato da sentieri sassosi, e la bellezza di alberi e cespugli in fiore; era esattamente così che Charlotte se lo immaginava, il Paradiso.
—Wow. —disse sbalorditivamente. —Questo posto trasmette una pace interiore che non credo di aver mai sentito in tutta la mia vita.
—Lo comprendo. Trascorro molto del mio tempo qui, in compagnia di un buon libro.
Charlotte era totalmente affascinata da ciò che i suoi occhi contemplavano, che non si accorse del richiamo di Seth, così che quest'ultimo fu costretto ad appoggiarle una mano sulla spalla. —Charlotte, andiamo a sederci.
La ragazza annuì, e si diressero verso una panchina in legno di fronte alla fontana centrale, raffigurante una donna con le ali nell'intento di suonare l'arpa.
—Bella, vero? — aggiunse Seth, dopo aver notato la direzione dello sguardo di Charlotte. —Il suo nome era Vivian, era l'Arcangelo più bello del Regno dei Cieli. Si occupava della protezione di grandi gruppi di persone. Organizzava città per città, nazione per nazione; i suoi aiutanti, Arcangeli di grado inferiore, la aiutavano a svolgere al meglio il suo compito. Vivian aveva un carattere riservato, ma era sicura di sé e tutti la rispettavamo per quello che era e per quello che faceva per salvaguardare il Mondo terreno. Un giorno, non più di due decenni fa, si imbatté nel mondo degli umani, il ché proibito a tutti gli angeli di qualsiasi appartenenza, escludendo gli angeli custodi. Questa scelta la pagò molto cara: non poté più tornare nel Regno dei Cieli ma, a differenza degli angeli caduti, che decidono di privarsi delle loro ali per sempre, lei è rimasta intrappolata in due mondi. Ma nessuno sa molto su ciò che le è successo veramente.
—Cosa attirava la sua attenzione, sulla Terra? — chiese Charlotte, incuriosita da quel racconto.
—Noi angeli non lo sappiamo, probabilmente i Dominazioni e gli Arcangeli lo sanno per certo. — Seth vide lo sguardo perso di Charlotte, che studia con attenzione la statua di fronte ai loro occhi.
—Che storia complicata, la sua. Speravo che almeno qui, i tradimenti, il male, non esistessero, eppure...
Seth fece un sospiro. —Eppure Charlotte, dove c'è il male non può non esserci il bene, dove c'è il bene non può non esserci il male; nessuno dei due può esistere senza l'altro.
—E questo chi lo dice?
—Platone, mia cara. —sorrise Seth tra sé e sé, fiero degli studi a cui è stato sottoposto sin da bambino.
—Parlami un po' di te; finora hai voluto sapere informazioni sulla mia vita, raccontami della tua.
Seth si voltò un attimo per guardarla ed accennò un sorriso. Dopodiché, si mise a cercare qualcosa nella tasca del giubbotto di pelle nera, e prelevò da esso una sigaretta. La accese con padronanza, come se lo facesse da una vita, e lasciò che prendesse posto tra il labbro inferiore e quello superiore, poi iniziò a parlare. —Sono un angelo nero, figlio di un angelo bianco ed un angelo nero. Papà, angelo nero, è sempre stato presente durante la mia infanzia, mi ha insegnato la storia degli angeli sin da quando raggiunsi i sei anni di vita. Mamma è stata la persona più dolce che abbia mai conosciuto, mi è stata vicina nell'apprendimento delle regole sociali, della scrittura e della lettura nelle lingue più antiche.
Charlotte rimase tutto il tempo in silenzio, non volle interrompere il suo racconto. L'angelo fece un tiro dalla sigaretta e proseguì con il suo discorso.
—Quando compì undici anni, mi svegliai aspettando gli auguri da parte loro. Non c'era nessuno, ero da solo. Sul letto trovai una lettera: forse è uno scherzo, pensai. Invece era spiegato chiaramente su quel foglio colmo di disegni: se n'erano andati, mi avevano abbandonato. Quel foglio spiegava soltanto che la mamma aspettava un figlio, e non volevano crescerlo in questo mondo. Decisero di cadere, sì, ed abbandonare il loro primo figlio nel Regno dei Cieli, a soli undici anni, a badare a se stesso.
Charlotte ebbe una morsa al cuore nel sentire quelle dolorose parole da parte dell'altro interlocutore. Mai si sarebbe immaginata una storia simile dietro un angelo come lui.
—Continuai comunque la mia vita, studiai medicina nel settore degli unguenti per le ali d'angelo. Arrivai al giorno del mio ventiduesimo compleanno, e dovetti scegliere tra continuare a vivere anno per anno come gli umani o scegliere l'immortalità, ed io scelsi quest'ultima.
—Come mai hai preso questa scelta? — chiese Charlotte incuriosita.
—Sai, a volte si prendono decisioni senza una precisa spiegazione, semplicemente perché in quel momento sembra essere la scelta migliore. L'ho fatto per me e basta.
Charlotte annuì, per farlo sentire del tutto compreso, e appoggiò una mano sulla sua spalla. Seth si voltò verso di lei e i loro occhi di ghiaccio si incrociarono, ma questo durò poco.
Improvvisamente sentono una voce, una voce familiare per entrambi.
—Charlotte! Oh Dio, pensavo che non ti avrei rivista mai più!
Era Greg. Charlotte si alzò in piedi in fretta e furia, e cercò la direzione della voce. Seth fece lo stesso, finché entrambi non lo videro. Greg aveva un'espressione che era un misto tra la sorpresa e lo shock; si fermò di fronte a Charlotte, la quale si sarebbe aspettata una manifestazione di affetto, invece non fu esattamente così.
—Charlotte... Cosa sono, quelle?

L'ultimo angelo grigioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora