4. Ali

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—E tu che ci fai qui? — Charlotte sedeva tra l'angelo bianco e l'angelo nero, quando quest'ultimo ebbe il coraggio di spezzare quel silenzio imbarazzante che si era creato tra i tre.
—Questa è anche casa mia, o sbaglio?—rispose con tono l'angelo bianco, lanciandogli un'occhiataccia.
Charlotte non credeva di essersi mai sentita fuori posto come in quel momento. Sospirò, prima di aprire bocca cercando un modo per placare le acque tra i due. —Sono contenta di rivederti, Greg. Non pensavo si sarebbe presentata un'altra occasione.
—Lo pensavo anche io, non mi sarei mai aspettato nulla di tutto ciò.
Charlotte fece per rispondere ma l'angelo bianco appoggiò una mano su quelle della ragazza per trasmetterle comprensione ed empatia.
Seth alzò gli occhi al cielo, direzionando il suo sguardo verso la fontana, mentre scaricava i pensieri che affollavano la sua mente sulla sigaretta ormai malridotta tra le sue dita.
—Stai bene? Vedo che hai ancora dei segni particolarmente visibile sulle parti scoperte del corpo. — disse Greg, riprendendo la conversazione, e notando sulla sua pelle che il sangue era ormai asciutto. —Hai bisogno di farti una doccia? Magari vorresti metterti a letto...
—Sto bene, davvero. Magari una doccia non sarebbe una cattiva idea. —rispose Charlotte con un filo di voce.
Seth guardò l'orologio di pelle nera che indossava attorno al polso sinistro e fece una smorfia. —Forse è meglio andare; si sta facendo tardi.
Greg saltò in piedi e osservò anche egli il suo polso, a differenza di Seth, sinistro. —Charlotte, è ora di andare nei dormitori; mi dispiace non essere d'aiuto in questo momento, purtroppo ho un importante compito da portare a termine prima di domani in Sala d'Attesa, - il primo posto che hai avuto modo di conoscere. Sono sicuro che Seth sarà così gentile da mostrarti la tua stanza e tutto ciò di cui hai bisogno.

I due si scambiarono uno sguardo privo di ogni emozione, ma comunicativo. Subito dopo Greg, un po' impacciato, si avvicinò a Charlotte e la strinse attorno alle sue braccia per qualche secondo. Poi se ne andò rapidamente, lasciando la ragazza perplessa.
Seth di conseguenza si alzò dalla panchina e la raggiunse. Notò il suo stato d'animo, pensò che forse era giunta il momento di mostrarle qualcosa in più su di lei. Senza dare spazio alle parole, la afferrò per il polso delicatamente, in modo da farle capire che avrebbe dovuto seguirlo. Charlotte lasciò la presa e proseguì per la sua strada; la velocità innaturale dell'angelo non permise alla ragazza di stare al passo con lui, così dovette accelerare per raggiungerlo. Concentrando lo sguardo sul pavimento sotto i piedi, non si accorse del fatto che Seth si era fermato, ed andò a sbattere contro la sua spalla muscolosa e dura come un tavola da surf.
—Mi dispiace, ero distratta e...
Seth sorrise divertito e spostò il suo corpo per mostrare a Charlotte dove erano giunti.
La ragazza capì immediatamente che si trovavano di fronte al Dormitorio: tante camere erano disposte a forma circolare, -Charlotte pensò che fossero circa una decina di piani, ma non ne era sicura. Al centro dello scenario vi era una grande sala completamente vuota se non fosse per un grande tavolo davanti all'entrata principale, con sopra distribuiti dei libri che da lontano Charlotte non riuscì a riconoscere.
Seth continuò a scrutare attentamente il suo sguardo, prima di iniziare a darle delle delucidazioni. L'orologio al suo polso fece uno strano rumore, come il cinguettio di un uccellino, e lo scoprì dalla giacca di pelle che indossava. —La tua stanza è la ottantaquattro; ti accompagno. — disse Seth, come se avesse letto l'informazione sul suo dispositivo da polso. Charlotte non capì come potesse funzionare quell'orologio ma decise che per quella sera tutte le domande le avrebbe tenute nascoste tra le nubi della sua mente. Seth fece strada, come d'abitudine, e salirono delle scale che si trovavano sulla sinistra e sulla destra rispetto all'ingresso. Loro si diressero verso la prima e -fortunata Charlotte, ormai molto stanca-, la stanza era situata al primo piano. Dopo aver percorso una decina di metri, giunsero di fronte alla camera. Seth passò l'orologio legato al polso su un magnete nero di forma rettangolare incastrato nella porta, e quest'ultima si aprì quando il magnete si illuminò di una luce quasi accecante per gli occhi stanchi della ragazza. Quest'ultima rimase sconvolta, fu qualcosa che sulla Terra non sarebbe mai potuta accadere. Seth appoggiò una mano sulla maniglia della porta e la aprì, dando la possibilità a Charlotte di accedere per prima. Dopo essere entrata, la giovane notò principalmente la semplicità che caratterizzava quei metri quadrati: due letti singoli divisi da un comodino comune, due armadi in legno bianco e delle mensole di arredamento sulle pareti.
La prima cosa che fece fu quella di sedersi comodamente su uno dei due letti, saltellandoci su per testare la sua morbidezza. Dopo un po', Seth si accorse di essere rimasto sull'uscio della porta, così entrò e la socchiuse alle sue spalle. Vide anche lo sguardo di Charlotte, il quale alternava la soddisfazione di essere finalmente dove in quel momento voleva essere e la paura di restare da sola tutta la notte; non sapeva come, ma glielo glielo leggeva negli occhi.
—Posso rimanere qui questa notte, se vuoi. — disse con la voce mescolata ad un pizzico di imbarazzo.
Charlotte non si scompose, la sua testa dovette elaborare ciò che aveva sentito, per essere sicura del fatto che non fosse stato frutto della sua immaginazione, fino a quando, fissando per troppo tempo l'angelo, quest'ultimo non le chiese se andasse tutto bene.
—Che ne sarà della tua stanza?
Seth fece una breve risata. —Rimane dov'è. Non scapperà via.
Charlotte accennò un sorriso. Alzò lo sguardo e per puro caso notò una porta dalla parte opposta della stanza. Raccolse tutta l'energia che le permetteva di rimanere ancora sveglia e la raggiunse. La porta in legno massiccio si aprì con semplicità, ed all'interno vi erano i servizi igienici. Fu entusiasta del fatto che non fossero lontani, aveva proprio bisogno di una doccia in quel momento.
—Io non ho nessun capo d'abbigliamento... Come posso cambiare questi vecchi vestiti, ormai rovinati?
Seth, che nel frattempo era seduto ai piedi del letto nell'atto di slegare i lacci dei suoi anfibi, le indicò l'armadio in legno bianco che aveva già notato prima. Senza fare troppe domande lo aprì, ed al suo interno vi erano capi di colore grigio.
Bianco sporco, pensò Charlotte.
Non comprese molto il senso di quel colore: nel Regno dei Cieli esistono gli Angeli Bianchi e gli Angeli Neri; non aveva notato nessuno, in quelle poche ore, vestito completamente di grigio.
Afferrò un paio di pantaloni morbidi per dormire e una canotta, entrambi dello stesso colore. Nell'ultimo ripiano del mobile vide una fila di prodotti da bagno com varie fragranze, si piegò sulle sue gambe per leggere meglio la descrizione sui flaconi di vetro e subito la sua scelta cadde su un bagnoschiuma alla vaniglia. Strinse tutto tra le sue braccia e si diresse verso il bagno.
La luce del lampadario al centro dello stanzino, con sua sorpresa, si accese autonomamente non appena lei varcò la soglia della porta. Di fronte a lei c'era una grande vasca da bagno, più larga che lunga, e questa fu una differenza che notò rispetto a quelle nel mondo degli umani, quelle che fino a quel momento per lei erano le uniche esistenti. Era in legno e non molto alta, e sulla sinistra lo spazio era più libero, poiché un grande specchio occupava l'intera parete. Charlotte ricordò il fatto di essersi ferita e di avere ancora croste di sangue ormai asciutto su varie parti del corpo. La preoccupazione per la vista di se stessa dopo tutto ciò che era successo non fu più forte della curiosità, così si avvicinò allo specchio.
Quei secondi furono l'esatta concretizzazione dell'eternità. Il mondo attorno a lei girava vorticosamente ma con una lentezza indescrivibile. I capi d'abbigliamento scivolarono dalle mani e il flacone di bagnoschiuma cadde in un rumoroso secondo, lasciando che il liquido prendesse spazio sul pavimento. Charlotte spostò il suo sguardo su tutto il suo corpo; vedeva ma non voleva guardare. Una forma di shock percorreva ogni angolo della sua mente, fino a penetrarla completamente. I suoi abiti mondani erano ormai usurati dal viaggio ultraterreno, ma sapeva già come erano stati ridotti. Alle sue spalle, all'altezza delle costole vide un ammasso di piume di colore bianco sporco, - tendente al grigio, avrebbe detto Charlotte, se fosse stata nelle condizioni di farlo - a forma di ali. Si voltò, nella speranza di essere stato soltanto uno stupido scherzo dalla sua mente assonnata.
Ma non fu esattamente così.
Riportò i suoi occhi sbarrati fissi sullo specchio davanti a sé, e quella volta però si convinse del fatto che forse tutto ciò che le circondava non erano più delle menzogne, né tantomeno potevano esserlo quelle ali dietro di lei.
Seth si recò dinanzi alla porta più veloce che poteva e la spalancò senza pensarci due volte. Vide Charlotte seduta in ginocchio di fronte allo specchio, con gli occhi pieni di lacrime ma privi di ogni tipo di sentimento. Era impassibile, lì, come una bellissima e muta statua di cera che riesce a trasmettere emozioni soltanto guardandola. Si avvicinò lentamente e si piegò in due sulle sue gambe. Le sue lacrime non facevano rumore, scendevano lentamente dalla sorgente, come fiumi d'acqua fresca dalle catene montuose. Appoggiò una mano sulla sua spalla, ma lei rimase impassibile, immobile, come se ancora non avesse ancora percepito la sua presenza. Dopo qualche secondo, la ragazza si voltò verso di lui, e con un filo di voce sussurrò delle parole. —Cosa mi sta succedendo?
Le sue mani tremavano e le portò lentamente sul capo, sciogliendo lo chignon che raccoglieva i suoi capelli. Ciò che forse la scosse di più fu vedere i suoi capelli del loro colore naturale: neri. Li tinse di rosso tempo prima per cambiare vita, che cosa era accaduto?  Se fosse stato il karma?
—Charlotte, certe cose non possono essere spiegate; accadono e basta. Ricordi quando e perché sei arrivata fin qui? Non sapevi che sarebbe accaduto finché il destino ti ha servito il tutto su un piatto d'argento. Non sapevi che cosa sarebbe accaduto dopo aver oltrepassato il Gran Portale, ed ora lo sai. Adesso sei te stessa, sei Charlotte, quella vera, quella che avresti dovuto essere da sempre.
Gli occhi di Charlotte erano fissi su di lui, in quel momento la sua mente viaggiava a migliaia di chilometri orari, ma un modo per ascoltare le parole di Seth, seppur con qualche difficoltà, lo trovò.
—So che per te è difficile da capire, — continuò Seth — e pretendi delle spiegazioni in più; domattina la prima cosa che faremo sarà rispondere a tutti i tuoi interrogativi come è giusto che sia. Qualcuno ci aiuterà a farlo, non sei sola, Charlotte.
La ragazza riuscì a pronunciare con filo di voce un semplice ringraziamento, e i due si scambiarono un sorriso sincero, un sorriso che rassicurò Charlotte.
Non era sola, ed ora ne era più sicura.


L'ultimo angelo grigioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora