Capitolo 12

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Ci trovavamo ai piedi di un monte, quando Lux annunciò che dovevamo continuare senza la macchina. Mi chiesi come facevano gli abitanti di questo posto a compiere ampi spostamenti senza l'aiuto della tecnologia.

Camminavamo da più di trenta minuti e iniziavo veramente a chiedermi quanto mancasse. Probabilmente eravamo arrivati ad un'altezza ragionevole, dato che faceva veramente freddo e in lontananza si scorgeva della neve.

Osservai Ferre, aveva uno sguardo malinconico, mi faceva molta pena, ma non sapevo veramente come risollevarle il morale, se non standole accanto.

Girai il mio sguardo verso sinistra, su Lux. Lui al contrario della sorella sembrava un enigma indecifrabile, mi era sempre piaciuto osservare le persone, capire cosa possano pensare, ma con lui era tutto inutile. La sua faccia rimaneva sempre indifferente, mentre chissà quali maree si scatenavano al suo interno.

I suoi occhi glaciali si puntarono nei miei e per qualche secondo potetti vedervi un pizzico di dubbio.

<<Sentite freddo?>> chiese, mantenendo il nostro contatto visivo.

La sorella gli rispose con un flebile no, mentre io mi limitai ad annuire.

Si fermò e si tolse lo zaino dalle spalle, ne tirò fuori una felpa e me la diede.

La osservai per qualche secondo, era completamente grigia ed aveva un grande tasca sul fronte.

La indossai e subito mi sentii meglio, aveva un buon odore, simile a quello del bosco.

<<Quanto manca?>> chiesi infine.

Ferre sussultò e non ne capii il motivo.

<<Poco>> mi rispose il fratello.

**

Dopo un lasso di tempo indefinito, arrivammo in cima al monte, la poca neve ci circondava e gli alberi erano diventati molto radi.

Lux si fermò all'improvviso e disse, <<siamo arrivati.>> A questa sua affermazione Ferre scoppiò definitivamente a piangere, le andai incontro e la strinsi in un abbraccio, ma subito mi scansò dicendomi di non meritarselo, soprattutto da me. Mi lasciò per un attimo frastornata, per quale motivo pensava ciò?

Un braccio mi allontanò dalla mia amica prima di poterle chiedere spiegazioni e colui che aveva compiuto questo gesto mi disse anche <<non farci caso, è triste e scombussolata per via di nostra madre, non dare peso alle sue parole.>>

Diedi ragione a Lux, doveva essere così.

Mi guardai intorno, il ragazzo diceva che eravamo arrivati, ma non c'era praticamente nulla in questo posto.

<<Sei sicuro che la casa di vostra madre sia qui?>> domandai.

<<Dobbiamo arrivare lì>> mi indicò un albero a qualche metro da noi, <<in quel punto la salita si interrompe e il suolo diventa pianeggiante.>>

Così fu, ma ciò che vidi era tutto tranne quello che mi aspettavo.
La neve era scomparsa e realizzai di non trovarmi su un monte, ma su un vulcano.
La grande voragine fumante e piena di lava si prostrava davanti a me.

Cosa stava succedendo? Dov'era la casa della povera madre malata?
<<Per quale motivo ci troviamo qui? Mi avete mentito per tutto questo tempo!>> urlai furiosa, dando le spalle al cratere per poter vedere i fratelli Astarte in volto.
Non riuscivo più a comprendere lucidamente, Ferre piangeva e continuava a sussurrare sempre la stessa frase: "mi dispiace" e li capii, era tutta una trappola, volevano uccidermi.

Quale morte peggiore se non quella di bruciare viva?

Come potevo non aver capito in tutto questo tempo che erano demoni?

Lux fece un passo verso di me ed io istintivamente indietreggiai, un metro, un solo metro e sarei morta.
Ma non poteva finire così, dovevo almeno tentare.

Chiusi gli occhi e mi concentrai; immaginai il potere defluire dal mio cuore ed arrivare ad espandersi in tutto il corpo, come se seguisse il percorso delle vene.
Riaprii gli occhi e con sorpresa notai che non era successo nulla.
Il mio potere angelico non emergeva, nessuna aurea bianca mi avvolgeva.
Era davvero la fine?

Lux capendo le mie intenzioni mi disse, <<non sforzarti angioletto, qui i tuoi poteri sono nulli.>>

Ora capivo il motivo per il quale mi avevano portato in questo luogo, era speciale, riusciva ad azzerare le mie capacità.

Però, voletti accertarmene facendo sporgere la mia pietra di acqua marina dalla tasca, brillava, come mai avevo avuto modo di vedere.
Mi avvertiva della presenza di demoni, perciò funzionava, potevo avvisare qualcuno!

<<Io non lo farei fossi in te>> disse il moro avvicinadomisi, indietreggiai ancora, ero al limite, un altro passo e sarei caduta.
No, non poteva essere stata tutta una presa in giro, Ferre era diventata realmente mia amica, perché mi faceva tutto ciò!
<<Ferre aiutami!>> urlai disperata.
Le lacrime tanto trattenute iniziarono ad appanarmi la vista, qualcosa mi si buttò a peso morto addosso, stringendomi i fianchi e l'ultima cosa che vidi prima di sprofondare negli abissi, furono due profondi pezzi di ghiaccio.

Poi ci fu solo il nulla.

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