Capitolo 3

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Stavo per prendere parola, ma mia madre mi interruppe un attimo prima.

<<Aspetta, parliamo prima fra noi>> mi sussurrò in un orecchio.
Annuii con la testa.

Mi portò in cucina.

<<Non possiamo dirgli la verità, ne sei conscia?>>

<<Veramente io credevo che...>>

<<No, non ci pensare neanche>> mi rispose, capendo le mie intenzioni.

<<Neanche a papà? >>

<<Oh piccola, ti capisco, non sai quanto vorrei dirglielo anche io... ma non possiamo, violeremmo gli accordi.>>

<<Mamma li ho già violati!>> dico urlando.

<<No invece, non li hai uccisi, non erano nel loro vero corpo.>>

<<Ma ho comunque ferito degli umani.>>

<<Sì, ma sono ancora vivi, è questo che conta. Non ti faranno nulla, sei la figlia di Michele, il re dei cieli, avrai anche tu qualche valore.>>

<<Ma è diverso... mi ha visto Lucifero e noi non abbiamo nulla per contrastare le sue parole.>>

Finalmente mia madre si bloccò, non sapendo cosa rispondere.

<<Dobbiamo avvisare Michele>> disse, dopo il breve silenzio.

Mi apprestai a tirare fuori la pietra di acquamarina, con cui avevo curato anche i miei zii. Ogni angelo ne possedeva una in base ai suoi specifici poteri, tutte le pietre erano collegate fra loro, ovvero, grazie ad esse potevamo comunicare fra noi.

<<Inizio>> comunicai a mia madre. <<Nel momento della prova, sotto le tue ali mi rifugio, glorioso Michele ed invoco il tuo soccorso.
Con la tua potente intercessione, presenta a Dio la mia supplica ed ottienimi le grazie necessarie per la salvezza della mia anima.
Difendimi da ogni male e guidami sulla via dell'amore e della pace.
Michele illuminami.
Michele proteggimi.
Michele difendimi.
Michele presentati a me.>>

La pietra nelle mie mani iniziò ad illuminarsi intensificando il suo colorito blu, segno che Michele era fra noi.

<<Oh cara, se sei ricorsa al mio aiuto tramite le pietre deve essere successo qualcosa di non rassicurante.>>

La voce soave e preoccupata proveniva dalla bocca di mia madre. I suoi occhi fissi nei miei erano diventati accecanti, come la luce divina.
Michele stava interagendo con me tramite lei.

<<Sommo Re>> dissi inginocchiandomi ed abbassando lo sguardo.

<<Suvvia con queste formalità, sei comunque in parte mia figlia, non inginocchiarti a me.>>

Mi rialzai e mi riconcentrai sul suo sguardo.

<<Padre ho subito un attacco dall'inferno, ma non un semplice attacco, è stato fatto dal Re degli Inferi in persona.>>

<<COSA?!>> esclamò furioso.

<<Non è finita qui... mi sono dovuta manifestare per fronteggiarlo ed essendo il giorno della nascita del nostro amato Gesù ero insieme a tutti i miei parenti terreni, che inevitabilmente hanno assistito alla scena.>>

<<Capisco... grazie di avermi informato subito, insieme ai miei fratelli serafini prenderemo una decisione sul da farsi con Lucifero. Per il momento cercherò di mandare qualche mio fidato per proteggerti, ma non ti assicuro che sia con te prima di un mese, sai abbiamo molti impegni quassù e mi servono tutte le persone disponibili.>>

<<E per il fatto che degli umani abbiano assistito alla nostra trasformazione, cosa inventeremo?>>

<<Oh a quello penserò io, gli cancellerò la memoria, un piccolo trucchetto appartenente al Re dei cieli>> disse sorridendomi e facendomi un occhiolino.

<<Grazie mille padre per la vostra infinita disponibilità nei miei confronti>> dissi ricambiandogli il sorriso.

<<È da tanto che non vieni quassù, aspetto volentieri una tua visita. Ah, e salutami la mia dolce Jocelyn.>>

<<Lo farò.>>

Detto ciò mi abbandonò.
La pietra ritornò di un colore freddo, così la ridepositai in tasca, mentre mia madre mi riapparve con i suoi soliti occhi smeraldo.

<<Allora, cosa ti ha detto?>> chiese impaziente.

Quando succedevano queste comunicazioni, il corpo preso in prestito, non ricordava assolutamente nulla, ma mia madre con il tempo imparò a capire quando avveniva.

<<Ti saluta>> questa forse era l'unica cosa che le importasse realmente. Lei si era innamorata di Michele dal primo giorno che lo vide, ma essendo umana dovette scegliere un'altra via amorosa, che riguardava il mio attuale papà terreno.

Un sorriso ebete si stampò sul suo volto.

<<Per il resto, ha detto che ci penserà lui, dobbiamo solo fare finta che non sia successo nulla quando ritorneremo in salotto.>>

Mi annuì ancora con il sorriso.

In sala non vi era più il clima di pochi secondi fa, ora tutti dialogavano fra loro, bevendo e mangiando. Addirittura anche i miei zii, Dan e Tessa, sembravano tranquilli e in sesto.
Così anche io e mia madre ci unimmo alla lunga tavolata, scherzando e ridendo, come se quello che era accaduto pochi attimi fa fosse solo un sogno.

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