Chapter 2.♡

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Dopo parecchie ore di volo, atterai.

Riuscii a recuperare le valigie, ora mi aspettava solo conoscere la famiglia che mi ospiterà per i sei mesi seguenti.

Mi incamminai verso l'uscita dell'aeroporto; ok ero fuori dall'aeroporto e io non avevo la più pallida idea di cosa potevo fare per trovare "la mia famiglia".

Dopo svariati minuti a guardarmi in torno come una ritardata, notai una signora sulla quarantina con un foglio in mano, e c'era scritto:"Sharon Lee." Sorrisi e mi avvicinai alla signora.

"Salve sono Sharon!" Le dissi nel modo più cordiale possibile.
"Oh ciao cara! Io sono Lisa, tanto piacere!" Rispose lei con sorriso tanto dolce.
Fece per prendermi una delle valige che stavo portando con fatica e mi disse:"Dammi pure, c'è mia figlia che ci sta aspettando al parcheggio, andiamo!" E così iniziò a camminare verso il parcheggio e io la seguii.

Arrivammo alla macchina e mettemmo le valigie nel portabagagli, poi salimmo in macchina.
"Cameron lei è Sharon, Sharon lei è Cameron mia figlia."
"Piacere." Dissi sorridendo.
"Piacere mio." Rispose, sorridendo anche lei.

Partimmo e dopo poco Lisa mi chiese:"Allora Sharon, raccontaci un po' di te."
Merda.
Cosa le dico ora?
Di certo non potevo dirle:"Allora, i miei genitori sono in carcere e stanno scontando una pena di 30 anni perché spacciavano droga e non li ho potuti conoscere, così mia zia mi ha cresciuta e praticamente non ho mai avuto una vera figura materna e paterna al mio fianco."
Al solo pensiero di quelle parole mi venne un nodo alla gola.

"Uhm... dunque n-non c'è molto da sapere su di me; ho 16 anni abito a Londra con mia zia, mi piace mangiare e basta... non ho una vita molto entusiasmante ecco." Risi e con me Cameron e Lisa.
"E i tuoi genitori?" Chiese Cam.
Altro nodo in gola.
Potevo immaginare la mia faccia, occhi lucidi e pelle sbiancata.
Rimasi qualche secondo immobile, fissando il sedile davanti a me.
"Beh mia m-mamma è italiana mentre mio p-padre inglese." Cercai di "sviare" il discorso, ma poi Lisa mi domandò che lavoro facevano i miei genitori, a quel punto troppe lacrime rigarono il mio viso.
"Ehi tesoro tutto bene?" Chiese Cameron.
Tirai su col naso e dissi:"Visto che dovrò stare con voi per sei mesi è giusto che voi sappiate tutto..." Così mi liberai di un peso e raccontai loro tutto.

Dopo aver raccontato per filo e per segno tutto Cameron non disse nulla, mi abbracciò soltanto; mi fece piacere il suo abbraccio perché si sentiva che era fatto con il cuore e non per compassione.
"Non ti preoccupare tesoro ora ci siamo noi per te!" Rispose Lisa.
"Grazie di cuore." Risposi io asciugandomi gli occhi, dopo di che continuammo il tragitto verso casa in totale silenzio.

Smile. ||Grayson Dolan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora