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IAN

"Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino"

Giacomo Leopardi

Io, Paul e Dylan stiamo andando a prendere Giulia, è nell'ala opposta del campus rispetto a dove siamo noi. Volevo mollare tutto: il college, la vecchia vita... ma loro me l'hanno impedito. E' grazie a loro che sto ancora frequentando il corso di scienze e medicina, grazie a loro sto inseguendo il sogno di diventare un medico. Come lo era mio padre, e mio nonno. Sono la terza generazione che segue questo percorso. Sia mio nonno che mio papà hanno studiato qui. Forse è per questo che volevo mollare, staccarmi dai ricordi. Lasciare tutto quello che mi ricorda mio padre, e quello che a causato la sua morte. Lavorava in una clinica privata, era tutto perfetto; guadagnava molto e vivevamo con un alto stile di vita. Mia mamma dipingeva, tutto quello che creava era arte, era un'artista. Aveva sempre una scintilla che brillava negli occhi, donavano ai suoi occhi azzurri splendore. Io ero viziato e menefreghista, avevo già la strada spianata; mio padre con una lettera di raccomandazione mi avrebbe fatto entrare a questo college e sarei stato ammesso senza problemi al corso di scienze e medicina, ma non andò così. Mio padre rubava, sottraeva delle droghe all'ospedale e le rivendeva. Io e mia mamma non ne sapevamo niente. Non avrei mai potuto pensare che mio padre, l'uomo che voleva dedicare l'intera vita a fare del bene, potesse vendere qualcosa che rovina le persone. Fu scoperto e noi cademmo in disgrazia, ci fu un enorme scandalo che cadde su tutta la famiglia. Dopo aver capito di essere stato scoperto fece un incidente, era ubriaco e morì, I parenti chiusero con noi, mia madre era sconvolta e cadde in depressione. Ero da solo, se non fosse stato per mia zia non so dove sarei ora. Ci offrì una casa e del sostegno, da quel giorno cambiai; inizia a lavorare e studiare, se ora sono qui è stato solo grazie a me stesso. Di questo vado fiero. Finalmente siamo arrivati, mentre pensavo Paul e Dylan parlavano di basket, io vado solo in palestra. Non sono particolarmente legato a uno sport. Busso alla porta, dall'interno si sente Giulia che ci avvisa che sarebbe arrivata tra un minuto, poco dopo ci apre. Indossa un vestito sull'azzurro con una cordicella legata in vita e ai piedi degli stivaletti. Sorride a tutti - Ciao ragazzi come state?- rispondiamo che va tutto bene e ci avviamo verso la macchina. C'è un po' di silenzio imbarazzante ma Dylan lo interrompe, se non ci fosse lui - Allora Giulia, come mai se qui a Milano?- prova a rispondere ma Paul la interrompe - Il tuo accento è quasi perfetto!- oggi è molto rilassato, di solito dopo gli attacchi di panico sta sempre male - Ragazzi lasciatela parlare- Giulia mi sorride in segno di ringraziamento -mio padre è americano, in casa io e i miei tre fratelli abbiamo sempre parlato inglese.

E poi sapevo che avrei frequentato una scuola all'estero, alla fine del liceo, quindi mi sono anche iscritta a dei corsi per approfondire la lingua-.

Dopo il racconto di Giulia abbiamo preso un taxi e ora ci stiamo dirigendo al Grill, il locale è al centro di Wind City, viene frequentato da molti ragazzi e ragazze del college. Appena siamo arrivati scendiamo tutti dal taxi e paghiamo. Sentiamo delle persone cantare, alcune sono molto stonate, è impossibile che sia la band che suona di solito. Mi ero completamente dimenticato che oggi ci sarebbe stata la serata karaoke - Ragazzi io torno a casa, mi costringeranno a cantare- Paul spezza il silenzio, odia cantare. Però balla bene. - Forza ragazzi entriamo! Non avrete mica paura di un Karaoke- Giulia ci esorta a entrare e così ci avviamo. Appena dentro noto che il locale è pieno di persone, una scia di capelli rosa attira la mia curiosità, è la ragazza di stamane. E' impossibile che una matricola venga al Grill il primo giorno, soprattutto una che non conosce il posto. Guardo meglio e noto che di fianco a lei c'è un ragazzo dal viso familiare, sarà venuta con lui. Faccio per seguire il gruppo che si sta andando a sedere quando Serena si gira e mi saluta, avviso gli altri e la vado a salutare - Ehi come stai? Scusa ancora per stamane- lei alza un sopracciglio - Non scusarti più, è stato un incidente- le sorrido - Allora, cosa ci fai qui?- - Cerco di divertirmi- non è un tipo da molte parole. - Se ti va puoi venire al tavolo con i miei amici, così ti presento- lei segue il mio sguardo fino ad arrivare al gruppo, stanno parlando tranquillamente - Va bene, sembrano simpatici- mi avvio andando a zig zag tra la massa di gente che canta insieme al tipo sul palco, lei mi sta seguendo.

- Ragazzi, lei è la ragazza su cui ho rovesciato il caffè stamattina- Paul ride - Bella presentazione Ian-, forse avrei potuto presentarla in un modo più carino - Sono Serena- stringe la mano a tutti e loro le dicono il nome. Siamo su due divanetti e si devono stringere un po' farci stare tutti, ma dopo un cambio di posti siamo comodi. - Serena, il tuo accento è diverso, da dove vieni?- chiede Dylan curioso - Vengo dall'Italia, precisamente da Milano- lo sguardo di Giulia si accende - Anche io vengo da Milano, magari ci siamo già viste hai una faccia familiare- Serena sorride e sembra tornare indietro tra i ricordi - Non saprei-.

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