Capitolo 9: Rivelazioni dal Passato

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Dopo che la macchina successiva venne autorizzata a passare, l'agente davanti alla sbarra del checkpoint fece cenno di avanzare.

«Se non fai cazzate e ti attieni al piano, vedrai che finirà tutto bene per la tua bambina.» la voce perentoria, malgrado fosse solo sussurrata, risuonò all'interno del silenzioso abitacolo. Intimorito dall'uomo sul lato del passeggero, Finn ingranò timorosamente la marcia e il furgone bianco, con la scritta gialla laterale "Finn's Exterminator", si avvicinò all'ingresso del penitenziario.

«Buongiorno, Finn. Come andiamo?» chiese la guardia con aria cordiale al guidatore, che era sporto con la testa fuori dal finestrino. «È nuovo l'amico?» disse alludendo all'uomo con gli occhiali scuri da sole che, spazientito, stava fumando una sigaretta sul sedile del passeggero.

«Si, è... un nuovo apprendista. Ho dovuto assumere un nuovo assistente, altrimenti non ce la farei mai da solo con il genere di infestazione che avete qui alla prigione!»

«Ho capito. Sai... vorrei proprio vederti eliminare una volta per tutte quei dannati ratti, Finn, ma purtroppo oggi non posso lasciar passare nessuno, al di fuori del personale strettamente riservato.»

«Ci sono problemi, Pedro?» il sudore sul viso di Finn aumentava ad ogni parola pronunciata dal corpulento agente e, soprattutto, alla vista dello schieramento di armi e uomini posti a difesa di quel checkpoint.

«Sì, da quando ci sono stati un po' di casini tra i detenuti, nelle settimane scorse, il direttore ha deciso di limitare al minimo l'ingresso di personale non autorizzato.»

Finn deglutì nervosamente. Anche se gli avevano preventivato quell'opportunità, era comunque un inconveniente che aumentava la sua ansia. Prima che mandasse all'aria tutti i piani, l'uomo seduto sul lato del passeggero prese dei fogli di carta da una borsa semitrasparente e li mise nelle mani sudaticce di Finn che, a sua volta, le passò all'agente del posto di blocco.

«Beh, Pedro, ma noi siamo autorizzati.» disse all'uomo che stava scorrendo con lo sguardo le carte, mentre con un vecchio fazzoletto si asciugava il sudore dalla fronte. «Vengono direttamente dall'ufficio del procuratore distrettuale Stonewood...»

«Proprio lui?! Chissà che fine avrà fatto quel povero Cristo a quest'ora!»

«Già. Io non ti ho detto nulla, eh... ma sembra che questa derattizzazione sia stata addirittura voluta dal governatore in persona, sai... per via delle prossime elezioni.» disse Finn cercando di sembrare il più naturale possibile nella sua bugia.

«Oh, allora passa, passa pure Finn. Se l'ufficio del governatore venisse a conoscenza che un agente penitenziario si è messo tra lui e la sua campagna elettorale... che Dio me ne scampi e liberi!» ironizzò l'uomo facendo cenno ad un altro agente, dentro la cabina poco distante, di alzare la lunga sbarra a strisce gialle e nere che delineava l'ingresso del penitenziario. Dopo aver salutato Pedro e aver richiuso il finestrino, Finn poté fare un piccolo sospiro di sollievo.

Una volta parcheggiato il furgone nel posteggio posteriore del penitenziario, l'uomo seduto sul sedile del passeggero batté tre colpi sulla paratia divisoria del furgone. «Preparatevi, tra poco si inizia!» urlò, scatenando una serie di rumori di passi.

«Allora... h-ho finito, giusto? Posso andarmene e... mia figlia è al sicuro, vero?»

«Ma certo, con chi credi di avere a che fare? Noi siamo professionisti.» disse l'uomo con gli occhiali da sole scuri, mentre si infilava un giubbotto antiproiettile. «Appena finito qui, tornerai sano e salvo dalla tua dolce bambina.» Finn accennò un mezzo sorriso, pensando che quello stress, fin troppo eccessivo per uno sterminatore di topi e scarafaggi, stava per volgere finalmente al termine.

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