Capitolo 1: Restart

2K 90 19
                                    

Harry era morto.

Mio fratello, il mio gemello e mia roccia salda era morto, ucciso dallo stesso assassino dei nostri genitori e questa volta non sarebbe tornato indietro.

Ero sola.

Con una fitta al torace mi alzai in piedi e cercando di ignorare il dolore sordo che proveniva dal mio braccio sinistro che pendeva inerme al mio fianco, strinsi la bacchetta con tutta la forza che avevo in corpo. Con passo traballante mi avviai verso il centro della stanza dove l'uomo che aveva sterminato la mia famiglia si ergeva vittorioso e sfruttando il dolore e la rabbia per tutte le mie perdite iniziai a scagliare tutti gli incantesimi di attacco di cui ero a conoscenza, ma nessuno,nemmeno uno, sembrava andare a segno. Strinsi i denti, pregando un dio che non si era mai fatto trovare affinché mi desse la forza per adempiere la mia vendetta, ma non fui ascoltata e mentre una risata malvagia risuonava nella Sala Grande, accompagnata da un coro di ovazioni, un fascio di luce verde mi colpì e l'ultima cosa che vidi fu una rapida saetta rossa.

Chiusi gli occhi di scatto accogliendo quasi con sollievo la definitività della morte e la possibilità di potermi ricongiungere con i miei cari, ma la sensazione di pace che stavo aspettando non arrivò.

Aprii gli occhi dopo pochi istanti al suono di alcune urla e rimasi a bocca aperta per quello che vidi. Ero ancora nella stessa stanza, ma tuttavia era completamente diversa. I muri erano ancora in piedi e non c'era nessun segno delle finestre sfondate dai giganti o della presenza di Voldermort. La Sala Grande era come la ricordavo nelle mie memorie più felici: gremita di studenti che banchettavano la cui attenzione in questo caso non era rivolta al cibo, ma a me.

Feci vagare lo sguardo per la stanza stringendo ancora una volta la bacchetta puntandola di fronte a me pronta per affrontare un nuovo attacco, il mio sguardo si posò sul tavolo dei professori in cui a capotavola sedeva un allarmato Silente che mi fissava con i suoi penetranti occhi azzurri. Accanto a lui la professoressa McGranitt che avevo visto cadere pochi minuti prima.

Non potei fare a meno di rimanere di nuovo a bocca aperta: questa era sicuramente un'illusione, quello che in realtà credevo l'anatema che uccide era un nuovo incantesimo creato apposta per farmi impazzire.

"È uno scherzo Tom? - urlai con voce tremante, mentre la stanza si faceva inaspettatamente silenziosa –Non mi hai portato via abbastanza?"

Tutto era così irreale, perché doveva ancora prendersi gioco di me? Perché non mi uccideva e la faceva finita una volta per tutte?

"Signorina non so di cosa stia parlando, ma possiamo continuare la conversazione nel mio ufficio con calma. Prima, però, converrà che faccia una visita in infermeria." disse Silente alzandosi e avvicinandosi cautamente verso di me senza levare la mano destra dal fianco in cui probabilmente si trovava la sua bacchetta.

Risi senza allegria, ma con una vena di esasperazione, continuando a guardarmi attorno spaventata che qualcuno potesse fare una mossa falsa.

"Smettila Tom, non sei credibile." urlai ancora una volta rivolta verso Silente, mi aspettavo che da un momento all'altro la scena si diradasse ed il vero Tom Riddle si rivelasse a me.

"Il mio nome è Albus Wulfric Brian Silente e temo di non conoscere questo Tom di cui parli."

Rimasi per un attimo attonita,sembrava sincero. Il dubbio si insinuò in me e mi girai ancora una volta per osservare la stanza, ma una fitta al ventre mi fece perdere all'improvviso i sensi e tutto divenne buio.

Aprire gli occhi fu difficile,dannatamente difficile.

La prima cosa che sentii fu il dolore, fortunatamente non acuto come quando ero ancora cosciente, ma abbastanza forte da mozzarmi per un attimo il fiato. Al braccio sinistro sentivo un familiare formicolio, segno che le ossa si stavano risaldando e dal mio fianco, sebbene ancora dolorante, potevo sentire che non usciva più sangue: ero stata curata.

A different pastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora