•In viaggio•

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Due giorni dopo entrai nel mio ufficio come ogni mattina, con una sola differenza. Invece della mia ventiquattrore mi ero portata dietro una valigia di medie dimensioni, dove avevo messo qualche comodo vestito, felpe calde e maglioni di lana. L'inverno in Inghilterra era piuttosto freddo, figurarsi in Irlanda del Nord. Non mi sorpresi di trovare sulla scrivania un biglietto in cui c'erano scritte poche parole: Ultimo piano, lifting completo.
Sorrisi per lo strano utilizzo di vocaboli, afferrai il mio bagaglio ed uscii dal mio ufficio, senza sapere quando ci avrei rimesso piede, e se mai ci sarei tornata. Entrai in ascensore e salii al ventesimo piano. Dopo il confronto con Ginny ero più serena, ed ero pronta per quella nuova avventura.
«Giorno Martha.»
Senza neanche alzare lo sguardo dalle unghie che si stava limando, mi fece un gesto con la testa, per farmi capire di entrare. Aprii lentamente la porta e attraversai l'uscio, per poi chiudermi la porta alle spalle. Edward era alla sua scrivania, a sbrigare il suo lavoro, mentre al posto dei divanetti era stato montato un vero e proprio salone di bellezza. Draco era già arrivato, e si stava facendo lavare i capelli da una graziosa ragazza.
«Accomodati Hermione.»
Lasciai la mia valigia all'entrata, vicino a quella di Malfoy, e andai a sedermi sul lavabo. Una donna sui quarant'anni cominciò a sciacquarmi i capelli, frizionandoli con una dolcezza e una delicatezza impressionante, che mi fece rilassare troppo.
«Come li sistemiamo i capelli, signorina?»
Non avevo idea di cosa rispondere. In tutta la mia vita non avevo mai fatto un cambiamento drastico ai miei riccioli ribelli.
«Sono nelle sue mani.»
Chiusi gli occhi e la lasciai lavorare, mentre lei armeggiava con fialette e creava una tinta di chissà quale colore. Ammorbidì i capelli con il balsamo, poi li risciacquò con l'acqua e mi accompagnò davanti a uno specchio, vicino a Draco. Non riuscii ad evitare di osservarlo: la ragazza gli aveva tagliato i capelli a spazzola, più corti di lato e più lunghi di sopra, e gli aveva sistemato la barba in modo che fosse regolare, lasciando anche i baffetti e il pizzetto. Io non vedevo tutto quel cambiamento. Cioè...era sempre Draco Malfoy. Mentre mi perdevo nelle mie osservazioni la parrucchiera mi tagliò i capelli, accorciandoli fino alle spalle e lasciando però la scalatura naturale. Poi prese la tinta che aveva fatto prima e me la mostrò.
«Questa tinta ti farà diventare i capelli di un colore rosso ramato, che alla luce del sole ti darà riflessi dorati. Non farò nessuna decolorazione, perché comunque la tinta da sola durerà mesi. Va bene?»
Io, rossa? L'idea non mi dispiaceva, anche perché il rosso era il mio colore preferito. Perché no? Se anche non mi fosse piaciuto sarebbe durato qualche mese e poi i miei capelli sarebbero tornati castani come sempre.
«Va bene, continua pure.»
La lasciai armeggiare con la tinta, e notai che i capelli biondo platino di Draco erano stati tinti, assumendo un biondo tendente al castano. Niente male, davvero. Gli stava molto bene, e con la luce che filtrava dalle finestre gli creava riflessi dorati. Lui si accorse che lo stavo guardando e mi sorrise, con quel sorriso che mi era tanto mancato.
«Come sto?»
«Sei...magnifico. Quasi non ti riconoscevo.»
Passai mezz'ora a girarmi i pollici, mentre aspettavo che la tinta facesse effetto. Quando la parrucchiera, che avevo scoperto si chiamava Sally, mi sciacquò e poi mi asciugò i capelli rimasi completamente senza fiato. Il mio caratteristico colore castano non c'era più, sostituito da un bellissimo rosso ramato con riflessi dorati. Nonostante i capelli fossero abbastanza corti, i riccioli ribelli c'erano ancora, ma più che ricci erano mossi, e mi stavano benissimo.
«Allora, ti piace?»
Annuii, senza riuscire ad esprimere a parole la gioia che avevo provato nel scoprire che aveva ottenuto un ottimo risultato. Non lo avrei mai ammesso, ma avevo davvero paura che facesse un brutto lavoro. Edward e Draco, o meglio William, mi guardarono, la bocca spalancata e gli occhi sgranati per la sorpresa.
«Sei...fantastica.»
«Che ne avete fatto di Hermione Granger? Dov'è sparita?»
Scoppiai a ridere per il terribile umorismo del capo, felice del cambiamento. Non riuscivo a staccare lo sguardo dal mio riflesso sullo specchio. Per la prima volta nella mia vita mi sentivo davvero davvero bella.
«Non abbiamo ancora finito con lei.»
Ancora? Cosa dovevano fare? Ero già irriconoscibile. Bastava mettere un paio di occhiali e addio Hermione. Sally schioccò le dita e al posto del lavabo comparve la postazione da Nail Arter. No, le unghie finte no. Riluttante mi sedetti di fronte alla donna, che con dimistichezza lavorò sulle mie unghie.
«Non è possibile evitare le unghie finte? Non si potrebbe fare qualche incantesimo per pitturarle e fine?»
Lei scosse la testa e prese degli aggeggi di cui non conoscevo il nome. Strano, una secchiona come me che non sa qualcosa.
«Tranquilla, non serviranno le unghie finte. Le tue sono di una bella lunghezza, le ho solo limate un po' e ora le coloro.»
La osservai mentre mi metteva uno smalto rosso e poi con un pennellino ci disegnava sopra dei bellissimi fiori, che sembravano veri. Fece asciugare il colore e poi ci applicò sopra un gel.
«Questo servirà per farti durare lo smalto il più a lungo possibile.»
Osservai il lavoro completato. Veramente carino, e niente di eccessivo per fortuna.
«Bene, ora dovete cambiarvi e siete pronti.»
Edward ci passò dei vestiti e ci indicò un separé dove cambiarsi. Mi nascosi dietro alla tenda stando bene attenta che nessuno sbirciasse, e poi mi spogliai del completo da ufficio che indossavo. Infilai un paio di leggins neri attillatissimi e una camicia bianca con sopra un maglioncino rosso. Poi per scarpe misi un paio di Converse dello stesso colore del maglione. Per finire indossai una calda giacca nera. Uscii dal mio 'camerino' e squadrai Draco dalla testa ai piedi, mentre lui osservava me. Decisamente quello non era il suo outfit abituale. Indossava un paio di jeans blu, una felpa grigia dell'Hard Rock di Londra e un giubbotto nero. Ai piedi aveva un paio di Vans grigie.
«Trasformazione completata. Benvenuti, William Robinson e Catherine Lewis. Pronti per trasferirvi a Belfast?»
Annuimmo contemporaneamente lasciandoci trasportare da quell'attimo di serenità.
«Ah, mi stavo quasi dimenticando... Dobbiamo fare le foto per i documenti!»
Ci mettemmo in posa e Edward ci scattò delle foto, che poi, una volta stampate, attaccai a tutti i miei documenti personali.
«Perfetto, buona fortuna ragazzi.»
Presi la mia valigia e appoggiai la mano sulla maniglia.
«Arrivederci capo. E, grazie Sally.»
Uscii dall'ufficio seguita da Draco.
«Arrivederci Martha.»
«In bocca al lupo, ragazzi.»
Entrammo nell'ascensore e scendemmo nei sotterranei, accompagnati da un silenzio di tomba. Io tenevo gli occhi chiusi, cercando di non cedere alla tentazione di abbracciarlo. Ero ancora arrabbiata con lui, e non volevo lasciarmi sopraffare dai miei sentimenti. Quando l'ascensore si fermò e le ante si aprirono, io uscii per prima e mi trovai davanti ad una costosissima e bellissima Lamborghini rosso fuoco.
«Cazzo! Questa è la nostra macchina?»
Malfoy mi aveva affiancata, e osservava rapito e stregato l'auto di fronte a noi.
«A quanto pare...»
Prese le chiavi e premette il tasto, aprendo l'auto. E dove le aveva prese le chiavi? Sistemai le valigie nel bagagliaio e poi entrai nel lato sinistro, al posto del passeggero. Lui si sistemò al volante e mise in moto il motore, facendolo rombare.
«Senti qua che roba!!!»
Sorrideva come un bambino davanti ad una montagna di caramelle.
«Si parte, baby!»
Quel nomignolo mi fece uno strano effetto. Uscimmo dal garage e ci immetemmo nelle trafficate strade di Londra. Guardai fuori dal finestrino, mentre sfrecciavamo davanti ai negozi, alla vita quotidiana della metropoli. Attaccai la radio per non dover parlare con lui, e beccai un canale in cui trasmettevano le canzoni degli U2, una famosissima band irlandese. Con le loro canzoni di sottofondo tirai fuori dalla mia borsetta un libro poliziesco e iniziai a leggere.
«Facciamo un po' di ripasso sulle nostre false identità?»
Ci eravamo lasciati Londra alle spalle da un bel pezzo, e in tutto quel tempo l'unica cosa che risuonava all'interno dell'abitacolo era la musica.
Senza guardarlo annuii, e poi parlai.
«Mi chiamo Catherine Lewis, ho 25 anni e sono nata a Doncaster il 14 settembre 1978. Mia madre è inglese, mentre mio papà è irlandese. Ho frequentato la facoltà di medicina all'Università di Londra, e mi sono laureata con il massimo dei voti. Al momento non ho ancora un lavoro, ma una volta raggiunta Belfast ti affiancherò nella direzione dell'azienda. Tu?»
Lui, senza staccare gli occhi dalla strada, cominciò a raccontarmi la sua finta storia.
«Mi chiamo William Robinson, ho 26 anni e sono nato a Belfast il 22 maggio 1977. Sono figlio di un ricchissimo imprenditore irlandese e di una professoressa scozzese. Posseggo una villa nella periferia della città, in cui però non ho mai abitato, e sono appena stato nominato dirigente dell'azienda di famiglia. Ho frequentato la facoltà di economia e commercio all'Università di Londra, e mi sono laureato con il massimo dei voti.»
Si, aveva studiato. Ma c'era una cosa ancora più difficile che dovevamo ancora ripetere. La nostra storia d'amore.
«E che mi dici della nostra storia d'amore?»
Pensai alla nostra VERA storia d'amore, ma poi tornai a concentrarmi su quella finta. Lui mi osservò solo per un istante, e poi prese a parlare. Solo allora mi accorsi che eravamo in autostrada.
«La nostra storia d'amore, allora...ci siamo conosciuti all'Università. Io ero un anno più avanti di te, e ci siamo incontrati per caso, quando tu mi sei finita addosso, facendo cadere i tuoi libri, e io ti ho aiutata a sistemarli. Ci siamo innamorati all'istante l'uno dell'altra, e abbiamo cominciato subito a frequentarci. Abbiamo fatto l'amore la prima volta dopo quattro mesi, e dopo sette ti ho fatto la proposta di fidanzamento e siamo andati a convivere in un appartamento a Londra. Siamo sposati da due anni. Il nostro matrimonio è stato celebrato il 24 luglio 2001 e la luna di miele l'abbiamo passata ai Caraibi.»
Certo che la capacità di inventarsi storie non l'aveva persa, questo era da ammettere. Memorizzai tutte le informazioni in più che aveva aggiunto alla storia di Edward e poi tornai a guardare la strada.
«Mi sono fatto spiegare dal capo dove dobbiamo prendere il traghetto...»
Mi girai verso di lui. Aveva tutta la mia attenzione.
«Dove?»
Lui cambiò marcia, mentre andava ad una velocità di 160 km/h. Ci stava prendendo mano con l'auto, e sembrava pure divertirsi.
«A Liverpool Birkenhead...»
Feci un calcolo mentale del tempo che avremmo impiegato per arrivare a Belfast e sbiancai.
«Ma ci metteremo...circa 8 ore!»
«Già, una bella scocciatura. Abbiamo il traghetto per le sei del pomeriggio, quindi arriveremo a Belfast, se tutto va bene, alle due di notte, e dopo dovremo appena andare in periferia. Sarà un lungo viaggio.»
La mia felicità andò a farsi benedire, mentre pensavo alla noia di quelle ore. Cosa avrei fatto in otto ore di traghetto. Draco avrebbe dormito, perché dopo avrebbe dovuto guidare. E io? Ci avrei pensato man mano.
All'ora di pranzo ci fermammo in un autogrill e mangiammo un panino con prosciutto crudo e formaggio. Comprai anche qualcosa per la cena, qualche bibita e una rivista di parole crociate. Poi ci rimettemmo in viaggio, e nel giro di due ore e mezza arrivammo a Birkenhead. Fummo costretti ad aspettare nel porto almeno altre due ore, ma poi finalmente salimmo sul traghetto con la nostra Lamborghini rosso fuoco.
«Riposati Draco. Sarà un lungo viaggio.»
Lui ascoltò il mio consiglio e tirò giù il sedile, per poi distendersi, chiudere gli occhi, e sprofondare nel mondo dei sogni. Mi persi ad osservarlo. Erano quattro anni che non lo vedevo, ma guardarlo mentre dormiva mi faceva sempre lo stesso effetto. Era bellissimo e sembrava un angelo. Tirai fuori le parole crociate e passai gran parte delle ore a risolvere cruciverba. Quando Malfoy si svegliò mancava circa un'ora e mezza all'arrivo. Io avevo già mangiato da un bel pezzo il mio panino, e gli passai il suo.
«Grazie.»
«E di che.»
Non volevo ancora intrattenere una vera e propria conversazione con lui, quindi chiusi gli occhi e mi addormentai. Riposai senza veramente sognare.
«Hermione, siamo arrivati.»
Aprii lentamente un occhio e trovai il viso di Draco a pochi centimetri da me. I suoi occhi alla luce della luna sembravano ancora più grigi e brillanti, eterei in sostanza.
«Che ore sono?»
«Le quattro del mattino. Benvenuta a casa nostra, signora Robinson.»

Spazio autrice: Eccoci qua!! Terzo capitolo pubblicato!!! Fatemi sapere con voti e commenti se vi piace! Cosa pensare del lifting di Hermione e Draco? Io Draco Malfoy con felpa e jeans proprio non riesco ad immaginarmelo!! Voi? Che dire...grazie per tutto quello che state facendo e...continuate così! Ahahahah!!! Al prossimo capitolo! Ciaoooooo!!!!

Giada

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