•Benvenuto in famiglia Teddy•

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Presa quella decisione sentii un peso in meno sullo stomaco. Odiavo litigare con Draco, e odiavo ancora di più pensare che con il mio carattere testardo e determinato potevo rovinare il rapporto bellissimo che avevo con lui. Una volta che ci fummo chiariti io andai a cambiarmi velocemente, indossando un vestito blu molto elegante e un paio di ballerine bianche. Non ero mai stata tipa da abiti eleganti e scarpe col tacco, ma con il tempo avevo imparato a vestirmi in un certo modo. Quando ebbi finito di sistemarmi seguii Draco in macchina, la famosa Lamborghini rosso fuoco. Durante la missione si era innamorato talmente tanto di quell'auto che aveva insistito con il capo fino a che non gliela avevano venduta. Incredibile come un uomo come lui, nato da una delle famiglie più famose nel mondo della magia, Purosangue, che per molto tempo disprezzò i babbani e tutto ciò che producevano, ora si fosse innamorato di un veicolo prodotto proprio da loro. Ma Draco ormai viveva da anni tra i babbani, e col tempo aveva imparato anche ad apprezzare ciò che era di loro invenzione.
Quando partimmo, eravamo entrambi super tesi. E certo, come si faceva a non esserlo se l'orfanotrofio in cui viveva Teddy era lo stesso in cui aveva vissuto quasi cent'anni prima Tom Riddle, ossia colui che passò alla storia con il nome di Lord Voldemort? Si, perché di tutti i luoghi dove un bambino solo e orfano come Teddy poteva abitare, l'orfanotrofio Wool sembrò al momento il posto migliore. Harry me ne aveva parlato una volta dopo averlo visto in un ricordo di Silente. Solo a sentirne parlare il posto sembrava tremendo. La domanda era...con gli anni era migliorato, oppure era rimasto sempre lo stesso?
«Il Wool. Ma dico...certa gente ce l'ha il cervello? Come si fa a portare un bambino come Teddy nello stesso luogo in cui anni prima visse il mago più potente e più cattivo della storia della Magia?»
Né io né Draco riuscivamo a credere che il Ministero fosse veramente stato capace di fare una cosa del genere.
«Me lo chiedo continuamente pure io. Tu l'hai mai visto prima d'ora?»
Draco svoltò a sinistra e poi annuì, scoppiando a ridere con amarezza e risentimento.
«Avevo circa tredici anni, e mio padre si era messo in testa che per adempire al volere del Lord dovessi prima vedere l'orfanotrofio in cui aveva vissuto per anni. Diceva che una volta visto avrei accettato senza problemi di unirmi alla sua causa, perché...parole sue...neppure i peggiori criminali del mondo verrebbero mandati in un posto del genere. Almeno su quello aveva ragione. Il rifugio per orfani era inguardabile, ma io non cambiai la mia idea sul conto di Lord Voldemort. La cambiai molto dopo, e per motivi diversi.»
Come si poteva arrivare a tanto per convincere un ragazzino ad allearsi al Male? Ogni volta che mi raccontava qualcosa sul suo passato, capivo ancora di più quanto tremenda fosse stata l'adolescenza di Draco. Continuammo il nostro viaggio in silenzio, io impegnata a guardare fuori dal finestrino ogni edificio che potesse anche lontanamente coincidere con la descrizione fatta da Harry; Draco troppo intento a guidare e a pensare agli anni peggiori della sia vita. Dopo quaranta minuti buoni ci fermammo davanti ad un edificio bruttissimo e per nulla invitante.
Il colore dominante era il grigio: grigi erano i muri, grigie erano le tende alle finestre, grigio era il tetto. Non doveva essere cambiato molto dall'epoca in cui lo abitò Voldemort. Lo stile era decisamente quello di inizio '900. Il giardino era poco curato. Erba secca cresceva a dismisura, senza che nessuno si preoccupasse di tagliarla, alberi senza foglie e mezzi morti delimitavano il perimetro dell'area dell'orfanotrofio, e qua e là faceva capolino qualche fiore destinato a fare la stessa fine degli alberi. Una vera e propria desolazione. Se già l'esterno era una cosa orrenda, non immaginavo scoprire com'era l'interno.
«Oh mio Dio! E Teddy per anni è rimasto in questo...SCHIFO?»
Draco era forse più arrabbiato di me: si mordeva l'interno della guancia in un gesto nevrotico, e le sue dita continuavano a tamburellare sul volante senza fermarsi neanche un istante.
«Già...andiamo. Prima lo portiamo via da questo obbrobrio e meglio è.»
Uscì dall'auto e si fiondò verso il cancello, con dei passi che non promettevano nulla di buono. Conoscendolo, e sapendo che con il suo carattere battagliero e arrogante non avrebbe ottenuto nulla di buono lo seguii, e proprio quando il suo dito si stava per posare sul citofono lo bloccai. I suoi occhi erano furenti, dei veri e proprio temporali con tanto di tuoni e fulmini.
«Lascia parlare me, ti prego. Le donne che vicino qui sono babbane, e sicuramente io riuscirò a 'trattare' con più serenità. Va bene?»
Lui non disse niente. Fece un cenno di assenso e poi citofonò.
Dopo qualche minuto la porta si aprì e ne uscì una donna di mezza età, completamente vestita di nero e con una crocchia a raccogliere i capelli. Sembrava Mary Poppins invecchiata di quarant'anni e ingrassata di cinquanta chili.
«Salve, avevamo telefonato qualche giorno fa per quanto riguarda l'adozione di uno dei vostri bambini.»
La donna aprì il portone e ci sorrise dolcemente. Nonostante l'aspetto duro e severo, non doveva essere molto cattiva.
«Si certo, mi ricordo di voi. Siete Draco ed Hermione giusto? Che nomi insoliti...»
«Ehm, già. I nostri hanno sempre avuto gusti un po'...strani ed eccentrici.»
Entrammo nell'edificio e io mi guardai in giro. Come l'esterno, anche l'interno era molto datato, e c'era talmente tanto bianco da essere inquietante e vomitevole allo stesso tempo. Con tutto quel bianco sembrava un ospedale psichiatrico.
«Venite, andiamo nell'ufficio così parliamo meglio della cosa.»
Seguimmo la signora -che si era presentata come Mrs Stone- nell'angusto ufficio nel fondo del corridoio.
«Dove sono tutti i bambini?»
«Stanno facendo merenda in mensa. Allora, voi vorreste adottare Teddy Lupin vero?»
Io e Draco annuimmo nello stesso momento. Lui non si era del tutto calmato dopo aver rivisto l'orribile edificio in cui il bambino era stato costretto per anni, ma quantomeno se ne stava zitto e non commentava.
«Si, vogliamo adottare Teddy Lupin. Sa...noi siamo gli agenti che si sono occupati di salvarlo dai suoi rapitori, e ci siamo innamorati di lui e del suo carattere. È un bambino così tenero e solo, e non ha fatto neanche in tempo a conoscere i suoi genitori che questi sono stati uccisi.»
Miss Stone sorrise con dolcezza e tirò fuori da un cassetto dei fogli.
«Da come ne parla conosceva molto i suoi genitori.»
«Oh si, molto. Suo padre è stato un mio insegnante al tempo della scuola, e sua madre era un'agente come noi.»
Guardai Draco, seduto vicino a me e in silenzio. Non era più arrabbiato, e sulle sue labbra c'era un magnifico sorriso felice; le sue mani invece continuavano a stringere le mie. Non avevo detto proprio una bugia: nel mondo dei babbani i mestieri di Lupin e Tonks erano quelli. Avevo solo omesso il fatto che erano un mago e una strega.
«Siete sposati?»
«Non ancora, ma ci sposeremo l'anno prossimo. Non abbiamo ancora deciso la data, ma proprio questa mattina Draco ha comprato una casa, ed entro un mese potremo andare ad abitarla. Sarà il posto ideale in cui Teddy potrà vivere con una VERA famiglia. Avrà anche un fratellino e...»
A quel punto mi bloccai, conscia di aver parlato troppo.
«Lei è incinta?»
Non potevo più tornare indietro. Ormai il guaio era fatto.
«Si, di circa due mesi e mezzo.»
«E ve la sentite lo stesso di adottare il bimbo? Cioè...con un bambino in arrivo sarà difficile stare dietro anche a Teddy. È un giovanotto molto vivace.»
Io scossi la testa, contrariata. Nel tempo che avevamo passato insieme a lui, Teddy non ci aveva creato alcun problema.
«Sicurissimi. Il bambino ha solo bisogno di una famiglia che lo ami intensamente, e noi siamo pronti a farlo.»
La donna allora ci porse i fogli che aveva preso dal cassetto: l'atto di adozione.
«Allora, se siete sicuri al cento per cento, lasciate un paio di firme qui e qui. Io manderò le carte dal nostro avvocato, ed entro un mese o due il bambino potrà venire a vivere con voi. Sapete, se foste state altre persone non avrei ceduto così facilmente, ma voi siete giovani, e ho notato l'amore con cui avete parlato di Teddy. Sarete dei genitori fantastici!»
Dopo aver fatto tutta una serie di firme, e dopo aver compilato con i nostri dati dei documenti che servivano per l'adozione, ci alzammo per stringere la mano della signora.
«Vi chiamerò io per dirvi quando venire a prenderlo.»
«Va bene, grazie mille.»
Uscimmo dall'ufficio e ripercorremmo lo stesso corridoio di prima. Quando ci fermammo in atrio per salutare Miss Stone, da una porta lì vicino spuntarono almeno venti bambini e bambine di tutte le età, dai quattro ai dodici anni. Cercai la testa bionda di Teddy, e quando lo vidi i miei occhi si riempirono di lacrime di gioia. Anche lui, non appena mise piede in atrio, si accorse di noi. Lasciò la mano della sua maestra e ci corse incontro.
«Hermione! Draco!! Siete venuti a portarmi a casa?»
Io mi abbassai alla sua altezza e lo strinsi forte contro di me, accarezzandogli allo stesso tempo la schiena.
«Non ancora tesoro. Tra un mesetto però veniamo a prenderti e ti portiamo nella nuova casa, promesso.»
«Se me lo prometti tu...sono certo che lo farete.»
Lo baciai sulla fronte e poi lasciai che Draco lo prendesse in braccio, facendolo ridere per la felicità. Tra di loro si era formato un legame fortissimo, anche perché Draco era stato la prima persona a infondergli fiducia e coraggio in un momento difficilissimo. Lo aveva confortato, rassicurato, e aveva fatto in modo che il bambino si sentisse al sicuro insieme a lui. E ci era riuscito alla grande.
«Ehi ometto, tieniti pronto a partire, perché non ti libererai tanto facilmente di noi, da ora in avanti. Quando vedrai la casa nuova resterai senza parole.»
Ce ne andammo soltanto dopo aver promesso una seconda volta che saremmo tornati a prenderlo. Ero felicissima: avevamo firmato le carte e avevamo una casa nuova.
«Secondo te tra quanto ci chiameranno?»
«Spero entro qualche settimana. Tra un mese ci potremo trasferire nella nuova casa, quindi tra un mese sarebbe l'ideale, non credi?»
Draco annuì, tenendo gli occhi ben puntati sulla strada.
«Uno di questi giorni ti porto a vedere la casa. È semplicemente stupenda. Sai cosa significa che non c'era nulla da ristrutturare ed era bellissima e a un buon costo? Semplicemente un affare!»
E mantenne la promessa. Dopo circa una settimana dalla visita in orfanotrofio andammo a vedere la casa che Draco aveva comprato. Già da fuori era stupenda: un giardino ricco di fiori e ben curato ti accompagnava fino agli scalini che portavano all'entrata, e l'interno era luminoso e spazioso. Al piano terra c'era un magnifico soggiorno, una cucina enorme, una sala da pranzo, un bagno e una stanza in cui avremmo potuto mettere i giochi dei bimbi. Al piano superiore invece c'erano quattro camere da letto, due bagni -di cui uno nella camera padronale-, e una stanza in cui avrei potuto mettere tutti i miei libri. Mi mancava la biblioteca della casa a Belfast, ma anche in quella stanza di libri ce ne potevano stare molti. La nostra camera aveva anche una cabina armadio, e nel bagno c'era la vasca idromassaggio. Quella casa era semplicemente...straordinariamente bella.
«Allora, ti piace?»
«È...è incantevole. Ma deve essere costata un patrimonio!»
Draco si guardò in giro irradiando gioia da tutto il corpo.
«Ho risparmiato per anni per potermi permettere in futuro una casa in cui crescere la mia famiglia e i miei figli, e questa è perfetta per viverci. E poi mia madre ha insistito per contribuire con la spesa per l'acquisto, quindi...»
Passammo il resto delle giornate a preparare scatoloni e valigie, e tre settimane dopo ci trasferimmo definitivamente nella nuova casa. Quello stesso giorno ci arrivò la telefonata di Miss Stone, che ci annunciava che potevamo andare a prendere Teddy. Sistemammo un paio di cose nella nuova abitazione e poi andammo a prendere il bambino. Quando ci fermammo davanti all'orfanotrofio lui era già fuori ad aspettarci, con le sue piccole valigie e spostando il peso da un piede all'altro tanto era in trepidante attesa. Ebbi giusto il tempo di uscire dalla macchina, che lui corse fuori dal portone e mi abbracciò. La mia pancia stava cominciando a ingrossarsi a vista d'occhio, anche perché ci avvicinavamo al quarto mese di gravidanza.
«Ciao tesoro. Pronto a trasferiti?»
Lui annuì convinto e saltò in auto, senza neanche salutare i suoi compagni. Draco caricò i pochi bagagli del bambino, quindi salutammo l'anziana signora, la ringraziammo, e poi partimmo alla volta della nuova casa. Dopo mezz'ora di viaggio davanti a noi comparve quella bellissima casa bianca, la casa della nostra futura famiglia.
«Benvenuto nella tua nuova casa, Teddy.»

Spazio autrice: Ciaooo!! Con questo capitolo ci avviciniamo a -3 dalla fine. Quindi...fatemi sapere con voti e commenti cosa ne pensate del capitolo!!! Poi...cosa vi è piaciuto di più di quello che è successo? Indovinate cosa accadrà nel prossimo e penultimo capitolo!! Vediamo che viene fuori! Ciaooo!!

Giada

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