It's where my demons hide

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Rain's POV
C'eravamo abbastanza amate. Nel senso che una viveva del bene dell'altra.
Un anno prima, nei nostri periodi neri, ci tiravamo su a vicenda.
Mi piaceva ascoltare i suoi discorsi di cui non ci capivo un cazzo, molte volte, a causa del suo fangirleggiare. Mi piacevano i momenti in cui bastava una chiamata per raggiungere l'altra anche sotto la pioggia; di notte, di giorno, con la neve e col sole cocente. Lei mi completava, io completavo lei.
E vogliamo parlare delle nottate passate sveglie? Le nostre mani che non si lasciavano nemmeno per un secondo. Amavo giocare con i suoi lunghissimi capelli platino.
-Rain...- Brian richiama la mia attenzione.
Alzo la testa dal mio caffè che ormai è diventato freddo e lo guardo.
-Stai bene?- mi prende la mano e la stringe.
-Si, scusa. Ero sovrappensiero- sorrido.
-Vuoi andare da lei?-
Ormai, dopo nove mesi, Brian mi conosce come le sue tasche.
-Ma è con la band a provare-
-E quindi?-
-E se disturbiamo?-
-Rain, smettila- ride.
-Non lo so...-
-Dai, c'è anche Zacky con loro- si alza.
Bevo velocemente il mio caffè e mi alzo. La dolcezza di Brian mi scioglie. Quando è con me è come lo zucchero. Con i ragazzi fa un po lo stronzo, ma è una persona splendida.
Mi cinge le spalle con un braccio -Facciamo due passi a piedi-
-Ci fa bene camminare- sorrido.
-Rain...-
-Si?-
-Il prossimo mese parto...-
Giro la testa di scatto -Parti?-
-Si. Per il tour-
-Cos...- mi sento mancare.
-Ei ei...non ti agitare- mi sorregge.
-Brian...parti? Tu parti e io rimango da sola...-
-C'è Dasha con te-
-Dasha? Che sta sempre con Gail e Clash?- lo guardo.
-Magari torni a casa per un po e quando il tour sarà terminato...-
-Brian! Ma ti senti quando parli?-
Si passa due dita negli occhi -Non posso farci nulla-
-Si che puoi. Anzi, potevi! Me lo dici un mese prima?? È così che si fa?-
-Hai ragione...mi dispiace-
Ed io ero già morta.
-Ci vedremo tra qualche mese-
È cosi facile per lui. Lo dice come se non fosse la fine del mondo. Beh, per me lo è, visto che il mio, di mondo, sta partendo in tour.
-Piccola, rispondimi- mi prende il viso tra le mani.
Chiudo gli occhi, cercando di frenare le lacrime.
-Non piangere- mi sussurra.
-Non vorrei, ti giuro.-
-Preferisco morire che vederti piangere-
Affondo il viso nel suo petto che, come sempre, mi accoglie.
-Ti prometto che una volta al mese ti raggiungo, ovunque tu sia-
-Grazie- sussurro.
-Adesso andiamo da Dasha-
Arrivati a casa di Gail, i ragazzi ci fanno accomodare in salotto. Di Zacky non c'è traccia e Gail, da quanto ci ha riferito Clash, è a fare compere per il basso.
-Che vi offro?- ci chiede Dasha.
Sembra che sia questa casa sua.
-Maaa...una birra- dice Brian.
-Rain, tu una limonata?-
Sorrido -Si-
Ricorda ancora la mia bevanda preferita. Dopotutto non si è scordata di me.
Il campanello suona e subito Clash va ad aprire la porta.
Brian mi sfiora la colonna vertebrale con le dita.
-C'è Brian?- sento la voce di Zacky.
Mi giro verso la porta e vedo Zacky e Gail entrare in salotto.
-Eccovi- Dasha spunta dalla cucina.
-Ciao- vedo Zacky baciarle le labbra e in un secondo il viso della mia amica si trasforma.
Il suo sguardo si sposta velocemente da Zacky a Gail.
-Oh cazzo- sussurra Clash.
Poi succede tutto velocemente; vedo Dasha dare uno schiaffo in testa a Gail con la bottiglia di birra in mano, che si frantuma in mille pezzi. Lei grida e tutti ci alziamo di scatto.
-Dasha!- Brian la tira prima che potesse attaccare Zacky.
-Vi odio!-
-Cazzo, chiamate un'ambulanza!- urla Zacky abbassandosi verso Gail.
-Che è successo??- urlo.
-Mi fate schifo!- urla ancora.
Clash -Andate via, ci penso io a lei- prende Gail in braccio e corre in macchina.
Zacky fa per uscire, ma Brian lo blocca dal braccio -Dove credi di andare?-
-Le ha spaccato la testa! È una psicopatica!-
Dasha scoppia a piangere.
La raggiungo e la abbraccio di slancio.
Sento le sue fragili dita stringere la mia maglietta -Perché lo hai fatto?-
-Vanno a letto insieme- singhiozza.
Guardo Zacky.
-Come cazzo lo sai?- chiede lui.
-Vaffanculo! Lo sento il tuo odore addosso a lei e il suo addosso a te!-
-Mi dispiace- sospira.
-Zacky...sei un coglione- Brian gli carica un pugno.
Lui indietreggia e sbatte nel muro, scivolando seduto.
-Me lo meritavo- si asciuga il sangue dalle labbra.
-Dasha, basta-
Poteva sembrare stronza, menefreghista e senza cuore, ma era semplicemente stanca di essere ferita dalle persone.
Alza gli occhi e mi guarda. Le sorrido.
-Sempre quel magnifico sorriso stampato in bocca nonostante tutti i problemi che hai-
-Se non ti tengo su io, chi lo fa?-
Mi stringe forte a se, facendomi affogare nei suoi sentimenti che la stanno uccidendo.
In due si è più forti. In due si combatte meglio. In due ci si rialza più facilmente.
-Aiutami-
Ecco le parole che volevo sentire. Non avrei chiesto altro.
Volevo il suo grido disperato d'aiuto per potermi mettere ancora una volta alla prova.
-Sono qui. Ricominciamo daccapo-
Guardo Brian che mi sorride. Zacky è ancora seduto a terra.
-Alzati, coglione- Zee afferra la mano di Bri e si tira in piedi.
-Andiamo via- Dasha mi prende per mano e mi porta fuori casa.
La seguo tenendole stretta la mano, per paura che possa di nuovo scappare.
-Dove andiamo?- le chiedo.
-In un centro per tossicodipendenti- dice secca.
Mi blocco.
Lei odia quei posti. È davvero messa peggio di quel che pensavo.
-Sei sicura?- la guardo.
Ha gli occhi spenti. Stanchi. Vuoti. Ha bisogno di aiuto. E non del mio, no. Un aiuto maggiore che io non posso darle.
-Ci penso io a pagare-dice Zacky.
-Non voglio pagato un cazzo da te- risponde lei Acida.
-Non mi importa di quello che vuoi tu. Devo mantenere una promessa- mi passa accanto e sale in macchina.
Sorrido e la porto in macchina.
-Zacky, te la senti di guidare?- chiede Brian.
-Si. Sali-
Vorrei che almeno per una volta, andasse tutto per il verso giusto.
Dasha mi stringe sempre di più la mano; ha paura. Anche lei, che sembra poter affrontare il mondo a mani nude, ha paura.
Stringo delicatamente la sua per darle forza, ma non riesco più a guardarla in faccia. Vorrei piangere, giusto per liberarmi un po, ma non credo che le sia d'aiuto.
Cerco di distrarmi guardando il cielo che oggi è davvero fantastico. Le nuvole sembrano panna montata, che vanno dal rosa chiarissimo all'arancione. La temperatura varia dai ventitré ai venticinque gradi.
-Siamo arrivati- annuncia Brian.
Lascio la mano di Dasha e scendo, osservando scioccata l'enorme struttura arancione che mi sovrasta.
Ed eccola di nuovo accanto a me per stringermi la mano. Non ha aperto bocca per tutto il tragitto, la mia piccola soldatessa.
-Sei pronta?- la guardo.
Annuisce, sforzando quel sorriso che ormai non ricordo più com'è.
-Bene- le bacio la fronte e la tiro verso l'entrata.
Brian mi cinge le spalle con un braccio, cercando di donarmi un po della sua forza.
Zacky cammina avanti, da solo, sicuro di sapere quel che fa.
Entranti dentro, l'odore di incenso mi prende subito al naso e mi fa arricciare le labbra.
-Non sembra così male- osserva Dasha.
-Torno subito- Zacky si avvicina ad un centro informazioni e inizia a parlare con una donna di colore abbastanza in carne che, da qui, sembra davvero gentile.
Dasha mi abbraccia -Non mi lasciate sola, vero?-
-No, piccola- risponde Brian.
Poi guarda me.
-Dasha, non lo farei mai-
-Grazie-. Quanta fragilità nei suoi occhi. Quanta stanchezza e arresa.
Dov'è la Dasha che conosco?
Scuoto la testa, allontanando tutti i ricordi che in momenti come questi, danno inizio ad un party del dolore.
Ecco Zacky che torna da noi.
-Allora?- lo guardo.
-Tutto apposto. Dobbiamo portarle vestiti e oggetti per l'igiene. Nel frattempo, Dasha, hai il primo incontro con la psichiatra-
-Adesso?-
-Si, adesso. Io, Brian e Rain andiamo a prendere le tue cose. Tu vai-
-Dove devo andare?-
-Ci penso io a lei- la donna di colore ci sorride -Io sono Shelby e sarò il suo angelo custode-
Sorrido. Adesso sono più tranquilla.
-Dasha, torniamo subito- le sorrido.
-Fate presto- ci saluta con la mano, mentre ci avviamo all'uscita.











Dasha's POV
Shelby sembra una affidabile. Mi sta spiegando come funziona qua; alle dieci luci spente, anche se possiamo guardare la tv fino a mezzanotte. Colazione alle nove, pranzo all'una e cena alle venti. Durante il giorno abbiamo due incontri con uno psichiatra, di cui uno in gruppo e uno no. Possiamo anche scegliere se stare in stanza con qualcuno oppure da soli. Ovviamente io preferisco stare da sola.
La struttura è divisa in due; ala maschile e ala femminile. Al centro di tutto questo c'è l'aula magna dove stiamo tutti insieme per la terapia. Da quanto ho capito, ci sono due psichiatri e uno psicologo.
Le sedute ce le puntano loro: ci danno un orario ben preciso e noi dobbiamo semplicemente presentarci puntuali.
Shelby non mi ha voluto dire che succede se qualcuno non si presenta, ma dopotutto, non sono tanto sicura di volerlo sapere.
-Eccoci. Fai la brava, la dottoressa Yang è una tosta- mi sorride.
-Grazie, Shelby-
Guardo la porta di quercia tirata a lucido con il nome della dottoressa placcato su un rettangolo oro.
"Dott.ssa Sasha Yang, psichiatra"
Busso molto delicatamente alla porta per paura di graffiarla.
-Entri pure, signorina Stevens-
La cosa mi lascia perplessa.
Apro la porta ed entro, chiudendola alle spalle.
-Buongiorno-
La dottoressa Yang è una donna splendida. Come avevo dedotto dal cognome, è asiatica. Il suo corpo è fasciato alla perfezione da un tailleur grigio che risalta lo scuro dei suoi occhi. I capelli lunghi e neri, sono raccolti a metà, giusto per scoprire un po il viso.
-Salve- le stringo la mano e mi accomodo nella poltroncina di pelle nera.
-Gradisce una tazza di tè?-
-Si, grazie- sorrido.
-Io sono la dottoressa Yang. Sarò la tua psichiatra fino alla fine del tuo periodo di convalescenza- mi porge la tazza con del tè alla vaniglia che subito mi fa venire l'acquolina in bocca. -Raccontami. Come mai sei qui?-
Bevo un sorso di tè e mi lascio andare ai ricordi -Qualche anno fa, ero a scuola. Era una di quelle mattine che vedi fin da subito che sarà uno schifo, dal momento in cui poggi i piedi sul pavimento.
Durante l'ora di matematica, la preside entrò in classe e mi chiamò. Mi sembrò davvero strano, visto che ero la tipica ragazza modello che partecipava a tutti i corsi extracurriculari esistenti. Mi alzai, mentre tutti i miei compagni mi guardavano. Purtroppo io sapevo quanto loro.
Uscii dalla classe e seguii la preside nel suo studio. Mi fece accomodare e mi offrì una tazza di camomilla alle erbe svizzere. Puzzava un sacco- rido e bevo un altro sorso di tè.
La dottoressa Yang mi guarda e non emette suono.
-Le chiesi il perché di tutto quello e mi disse, testuali parole, "Hanno trovato il corpo di tua madre nel fiume". Al momento risi. Non capivo cosa diceva. Mia madre, quella mattina, mi aveva preparato le uova strapazzate e il bacon. Come poteva essere? A poco a poco, assimilai il tutto- mi fermo, bevendo ancora.
-Tuo padre come l'ha presa?-
-Mio padre non si è fatto vedere manco al funerale. È stato lui ad incitarle il suicidio. Ci picchiava dalla mattina alla sera. Mia madre doveva lavorare, io, dopo la scuola, dovevo pulire casa da cima a fondo, mentre lui stava ore ed ore al bar a giocare con quegli aggeggi infernali-
-Malato di gioco- afferma la dottoressa.
-Così iniziai a provare erba. Già da prima fumavo, ma solo sigarette. Dopo il primo sballo, ho continuato con dosi più frequenti. Dopo l'erba cercavo ancora di più, fino a quando non provai LSD-
-Continua-
-Fortunatamente per me, Rain, la mia migliore amica, mi mise nelle condizioni di smettere. Mi disse che se avrei continuato, l'avrei persa-
-Quindi hai smesso. E adesso? Perché hai ripreso? Lei non c'è più?-
-No no, lei c'è. Qualche mese fa, ho formato una band. I ragazzi del mio gruppo si drogano, poi ho passato momenti brutti. Così ho ripreso-
-Non hai pensato a Rain?-
-No. In quel momento odiavo il mondo. Odiavo lei perché credevo che non potesse capirmi, ma come sempre, mi sbagliavo-
-Sei fidanzata, Dasha?-
-Non proprio. Sono il giocattolino sessuale di uno che si scopa qualunque cosa respiri-
-E perché glielo lasci fare?-
-Perché lo amo.- ammetto.
-Apposto. Per oggi abbiamo finito- si alza e mi porge la mano.
La stringo -Il tè posso portarlo con me?-
Ride -Certamente-
Sorrido ed esco dallo studio.
-Dasha-
-Shelby-
-Ti accompagno in camera-
Stanza 1112.
Entro. Al centro un lettino da una piazza e mezzo con una coperta verde intonata alle pareti. Un tappeto verde acqua che subito mi fa ricordare gli occhi di Zacky.
Un comodino con una lampada, una libreria zeppa di libri, alcuni quadri alle pareti.
-Wow- sorrido.
-Le tue cose sono dietro la porta. Quella- indica una porta sulla destra -È la porta del bagno-
-Grazie. Posso vedere i miei amici? Vorrei salutarli-
-Ehm...sono andati via-
-Cosa...-
-Si. Potete vedervi una volta al mese-
Mi siedo sul letto.
-Mi dispiace. Mettiti comoda. Alle sei c'è la terapia di gruppo- chiude la porta e mi lascia sola.
Non vedrò Rain per i prossimi trenta giorni.
Non ce la faccio. Mi sento male, voglio uscire da qui. Voglio tornare a casa.
Mi sdraio e inizio a singhiozzare come una bimba.
-Rain!-

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