Fantasma(extra)

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Teoricamente, la traccia del concorso-che ormai penso che non continuerà- doveva essere un'os, ma una mia cara amica, sadnesslonely, mi ha chiesto di proseguirla per cui...ecco qua, spero che vi piaccia!

Nella mia testa mi ero figurata quella scena innumerevoli volte. Così tante da non poterle neppure contare. Come un film impostato a ripetizione, avevo immaginato la mia confessione, il luogo in cui l'avrei fatta, le parole usate, la sua reazione...nessun dettaglio era stato tralasciato. Nei miei sogni più romantici, lui mi stringeva tra le braccia e mi baciava con un tale trasporto che il mio cuore avrebbe potuto evadere dalla cassa toracica. Tuttavia, pur essendo dotata di una fervida immaginazione, mai avevo sfiorato col pensiero uno scenario simile.
Una confessione in versione fantasma, fatta dopo che lui era appena stato informato della mia morte, non rientrava affatto nei miei piani.

Alberto mi fissava con una tale intensità che, se lui fosse stato una fiamma ed io una candela, mi sarei sciolta. Rimase in silenzio per sei lunghi, lunghissimi minuti, nei quali io mi struggevo per lui. Avrei dato la mia vita-affermazione che, a onor del vero, allo stato attuale delle cose, perdeva gran parte del proprio valore-per conoscere i suoi pensieri.
<<Sei un fantasma adesso, puoi leggergli nel pensiero>> mi sussurrò Alcesti al mio fianco. Le indirizzai un'occhiata stupita. <<Con la morte hai abbattuto ogni barriera fisica per cui anche la sua mente è accessibile, ora.>> Lo indicò.
Incrociai le braccia al petto, costernata. <<M-ma i pensieri sono estremamente privati...non si può violarli così!>> protestai, attirando su di me anche l'attenzione di Alberto. Alcesti mi rivolse uno sguardo ammonitore e, abbassando la voce fino a renderla un sussurro a malapena udibile, disse:<<Sei curiosa o no di sapere cosa passa nella testa del ragazzo?>>

Con un lieve sospiro, le chiesi cosa avrei dovuto fare. <<Sarà sufficiente che ti concentri su di lui; ogni tuo pensiero dovrà convergere su Alberto. A quel punto, la tua mente troverà da sola la via>> spiegò.
Come indicato dallo spirito, chiusi gli occhi e lasciai i miei pensieri liberi d'indugiare sul ragazzo di cui ero innamorata. Con un sorriso a fior di labbra, ricordai le nostre brevi chiaccherate a scuola,le sue battute, le ore del corso extrascolastico di spagnolo che frequentavamo insieme, le feste a cui avevamo partecipato...ogni ricordo scorreva con la naturalezza di un fiume all'interno del suo letto. E il suo sorriso... oddei, avrei dato la mia invisibilità per rivedere il suo timido sorriso. Prima che potessi rendermene conto, sentii una voce nella testa, la sua voce. Non la percepivo con le orecchie, bensì direttamente nella mente.
"Non è possibile. Tutto questo è assolutamente impossibile. È un sogno, deve essere così"
Era una sensazione strana: era come avere uno stereo impiantato nel cervello. Mi sentii un po' in colpa per aver violato la sua privacy, ma la curiosità era troppa per desistere.
"Non può essere vero. Tutto questo è solo frutto della mia mente"
A quanto pareva, era davvero incredulo. Non che potessi biasimarlo: ricevere una confessione d'amore da un fantasma doveva essere un'esperienza destabilizzante.
<<N-n-no>> balbettò mentre si passava una mano tra i capelli castani. La sua voce, reale, mi riportò alla realtà.
Tentai di posargli una mano sulla spalla, ma la trapassai da parte a parte. Ritrassi subito la mano, inorridita da quella sensazione di gelo che avevo avvertito.
Alberto invece indietreggiò di un passo, sul viso la mia stessa espressione attonita.
Consapevole di aver peggiorato una situazione di per sé precaria, tentai di rassicurarlo.
<<Ascolta>> dissi <<so che sembra assurdo, me ne rendo conto ma... è la verità>>
Se possibile, il suo sguardo divenne ancor più stralunato.
Il mio goffo tentativo non aveva riportato il successo sperato.
Alberto distolse lo sguardo da noi e si fermò al centro della stanza. Non ebbi bisogno d'entrare nella sua testa per capire che per lui non ero altro che un'allucinazione.
Del resto, la sua reazione era più che comprensibile. Forse io stessa mi sarei comportata allo stesso modo.
Credo che fu in quel momento che realizzai appieno la grandezza del mio errore. Se io glielo avessi svelato quando ero ancora in vita, se avessi evitato di reprimere i miei sentimenti per due anni, se lui l'avesse saputo al momento opportuno... se, se e ancora se. Era inutile rimurginarci. Erano tutte ipotesi irrealizzabili, dato che ero morta. I miei rimpianti erano già accatastati l'uno sull' altro in una piramide fin troppo alta, non volevo aggiungerci anche questo.
<<Io posso solo immaginare quanto sia sconvolgente per te, ma devi credermi quando ti dico che tutto ciò che stai vivendo è reale, compresa>> la voce mi si smorzò in gola-ammesso che uno spirito possa avere una gola- e dovetti autoimpormi con forza di proseguire. <<compresa la mia dichiarazione d'amore.>>
Volli torcermi le mani, ma quando notai che entravano l'una nell' altra, lasciai perdere. Era complicato essere un fantasma.
<<Insomma, pensaci: per quale motivo il tuo subconscio dovrebbe proiettarti una mia immagine che ti... ti... dice che è innamorata di te?>>
Ecco, avevo pronunciato quella parola: innamorata.
Detta ad alta voce, davanti a lui, assumeva tutto un altro significato, come se, varcando la soglia delle mie labbra, diventasse solida come ghiaccio. Per tutta risposta, Alberto continuò a fissarmi con impudente insistenza, tanto che sarei avvampata, se la mia condizione di spirito me lo avesse permesso.
Alcesti non pareva nemmeno vederla, così assorto com'era.
<<Adesso possiamo andare>> mi mormorò questa.
Un moto di paura scosse il mio corpo etereo. <<Andare dove? E perché?>>
Alcesti si limitò ad indicare l'alto, poi aggiunse: <<Ora hai assolto il tuo compito, puoi trapassare>> Disse trapassare con lo stesso tono con cui una persona normale proporrebbe di fare una passeggiata.
<<No! Io devo sapere che ne pensa lui!>> Protestai a gran voce, incurante che Alberto sentisse tutto.
Lo spirito al mio fianco s'inalberò. <<Non essere sciocca, ragazzina>> sibilò <<non ti ho portata qui perché tu vivessi una romantica storia d'amore. Il tuo unico scopo era comunicargli i tuoi sentimenti.>> Fece una pausa, scrutandomi con intensità <<E, ora che hai fatto, possiamo lasciare questo squallido posto>> Gettò un'occhiata di disprezzo alla classe poi riportò lo sguardo su di me, sorridendomi appena <<La tua nuova casa ti piacerà, vedrai>>
Fui sul punto di ribattere che non volevo andarmene, quando la voce di Alberto richiamò la nostra attenzione. <<Scusate, prego>> esordì. I nostri occhi si puntarono su di lui all'unisono, causandogli una reazione di disagio, ben visibile nel lieve rossore che tingeva le sue guance. <<Vo-vorrei dire qualcosa anch'io prima che... prima che... insomma>> lasciò cadere la frase, ma intuii che stesse per parlare di ciò che gli avevo confessato. In tal modo però, rivolgendosi direttamente a noi in tono neutrale, senza cenni di paura o incredulità, dimostrava che credeva nella nostra effettiva esistenza.
Non che sapessi cosa l'avesse convinto. Forse aveva capito che ero sincera, o forse assistere ad una diverbio tra fantasmi gli aveva fatto propendere per l'ipotesi che non aveva abbastanza fantasia per concepire tale scenario. Qualunque cosa fosse, ero contenta che lui mi credesse.
<<Tu-tu vuoi sapere che ne penso>> m'indicò con mano lievemente tremante, muovendo un passo nella mia direzione. <<ed io... io non so più cosa pensare>>
A quelle parole, non potei evitare di provare una fitta di delusione.
E subito dopo, mi rimproverai per la mia stupidaggine. Benché fossi restia ad ammetterlo persino con me stessa, in realtà una parte di me, forse la più romantica, coltivava la segreta speranza che mi ricambiasse.
Sciocca, ero solo una povera sciocca. Non avevo fatto altro che illudermi. Davvero speravo che mi avrebbe confessato che la mia morte era un tragico ostacolo allo sboccio del nostro amore? Che lui provava i miei sentimenti, con la stessa intensità?
Avevo sopravvalutato la mia intelligenza, lasciandomi guidare dal cuore, come una vera stupida.
<<Lo vedi? Il ragazzo è confuso, possiamo anche andare>> intervenne Alcesti scuotendomi dalle mie amare riflessioni.
La destinazione finale. Mi ero completamente dimenticata di quel piccolo, ma senz'altro non trascurabile, dettaglio. M'assalì un moto d'ansia. <<Dove? Andiamo dove?>> chiesi con una certa apprensione.
<<Nel regno dei morti, no?>>
Lo disse come fosse ovvio, indirizzandomi uno sguardo stupito.
<<Non è che tu sia molto chiara>> commentai a mezza voce, rivolta più a me stessa che ad altri.
Alcesti fu sul punto di ribattere, ma Alberto troncò il battibecco sul nascere.
<<Adesso basta!>> intervenne con un'energia inaspettata. << State parlando come se io fossi trasparente, ma i fantasmi qui siete voi!>>
A questo in effetti non avevo pensato, però lo scoppio d'ira colpì tanto me quanto il mio "spettro-guida". Non lo credevo capace di tanta intensità d'espressione.
Prese un respiro profondo e abbassò lo sguardo, puntandolo sullo scarpe, come se si fosse già pentito di quel suo sfogo. <<E per quella facccenda>> il suo tono di voce s'abbassò di un'ottava <<io davvero non so che dire. Forse... se avessimo avuto il tempo... se ci fossimo conosciuti meglio... chissà forse...>> Scosse la testa <<ma ormai non cambierà nulla>>
Non lo disse apertamente, ma io colsi il rimprovero velato in quelle parole: se me lo avessi confessato prima.
E aveva ragione. I rimorsi della coscienza si facevano via via più intensi e dolorosi man mano che realizzavo appieno il significato delle parole di Alberto. Forse, tacendo i miei sentimenti, avevo buttato alle ortiche la possibilità di essere felice. È vero, da ciò che mi aveva detto non trapelava sicurezza, ma, appunto, solo una possibilità. Per il mio cuore avido di affetto tanto bastava. Il rimpianto per il mio errore, cocente come non mai, si mescolava in parti uguali alla gioia concessa da quel minuscolo spiraglio di speranza. I due sentimenti contrastanti accozzavano l'uno contro l'altro, come se in una ricetta avessi unito peperoncino e miele.
<<Certo, lo capisco>> mormorai tetra con gli occhi fissi sul pavimento.
<<M-mi dispiace, se solo...>>
Lo arrestai con un gesto secco della mano. Riportai lo sguardo su di lui e gli rivolsi un sorriso carico di malinconia. <<Davvero, non c'è bisogno che ti scusi. La colpa è solo mia.>>
E ci credevo seriamente. La responsabilità era mia, e mia soltanto. Con quel macigno sulle spalle mi voltai verso Alcesti, chiedendole di portarmi nella mia dimora definitiva. Per quanto infatti l'idea di abbandonare la Terra mi terrorizzasse, era pur sempre meglio che restarsene lì, davanti al mio amore perduto.
Alcesti dispiegò le labbra in un triste sorriso e, seppur con i suoi soliti modi bruschi, tentò di consolarmi: <<Su, su con quella faccia sconsolata!>> roteò gli occhi all'indietro. <<Non ti sto mica a mandando a morire, sai?>> commentò ironica, strappandomi un debole sorriso. <<Vedrai che ti piacerà. È così per tutti!>>
<<Do-dove la porti?>> intervenne Alberto.
Lo spirito al mio fianco scrollò le spalle. <<Ragazzo mio, per te è presto saperlo. Non è ancora giunto il tuo momento.>>
Lui annuì, serio.
Alcesti chiuse gli occhi e mormorò qualche frase in quello che mi parve greco antico. Con gli occhi sbarrati dall' orrore, vidi il mio corpo svanire come neve al sole. Solo la testa era ora visibile, ma prima che quest'ultima potesse scomparire, Alberto trovò il coraggio di prendere la parola:<<Buon viaggio!>> esclamò abbozzando un sorriso.
<<Grazie. Saluta tutti da parte mia per piacere, e dì alla mia famiglia che voglio loro molto bene.>> M'interruppi, affatto sicura di riuscire ad esprimere la mia successiva richiesta <<M-mi dispiace... per te... per quello che hai visto... io vorrei solo che... >> Troppi pensieri mi si accavallavano in testa in quel momento, ma ci pensò Alcesti a rischiararmi le idee. <<Muoviti!>>
Con uno sbuffo, m'apprestai a concludere. <<Non commettere il mio stesso errore>> sputai fuori di getto. <<Vivi appieno la tua vita, non rimandare, non negarti la possibilità di essere felice. >>
Lui mi sorrise, un sorriso caldo e rassicurante. Annuì. <<Certo, lo terrò a mente>>
Avevo sempre detestato il momento degli addii per cui anche in questo caso mi limitai a sorridergli di rimando, facendogli intuire che il mio tempo era scaduto.
Lui mantenne gli occhi fissi su di me, lo sguardo serio e forse malinconico, mentre io, chiudendo gli occhi, mi dissolvevo.
Ero pronta ad iniziare il mio viaggio.

#spazio autrice (again)
Ecco qui come mi sono immaginata il seguito. Non è un happy ending lo so, ma dopo tutto lei è morta per cui sarebbe stato un po' difficile.
Non sono del tutto soddisfatta del risultato, ma tant'è. E voi? Come immaginavate il seguito? Vi è piaciuta la mia versione? O ne preferite un'altra? Scrivetemelo nei commenti!
Ps: come già specificato, questo è un'extra, per cui non rientra nel concorso.

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