L'Alfa

989 43 2
                                    

Antonio è già di sotto da venti minuti, io scendo poco dopo la chiamata di Zaila, mia zia sta ancora preparando la pasta.

"Ciao! Tutto bene? Mi ha fatto piacere vederti oggi..." dice lui analizzandomi con quei suoi occhi... indescrivibili.

"Sì, grazie. Anche a me ha fatto piacere..." gli rispondo sorridendo cordiale, se anche avesse accettato il bicchiere con la strozzalupo non sarebbe stato male insomma...

"Ehm... Vi siete visti al bar?" chiede mia zia sospettosa.

"Sì, sono passato a salutarla, dato che ero 'di strada'." risponde.

"Bene, è pronto. Sedetevi." dice mia zia avvicinandosi con i piatti.

Ringraziamo ed iniziamo a mangiare, ha messo del peperoncino... odio il piccante!

"Oh... vedo che l'hai fatta piccante... è la mia preferita. Piace anche a te, Aga?" chiede scrutandomi mentre io abbasso lo sguardo e corro su per le scale.

"Mi sento poco bene, vado in bagno due minuti e torno..." dico salendo di corsa le scale e raggiungendo la mia stanza.

Mi guardo nello specchio, gli occhi, le zanne, gli artigli... ancora.

Forse ha fatto apposta...

Arriva di sopra Antonio, il viso è fintamente preoccupato.

"Beh... se non ti senti molto bene...stai pure qui. Ti raggiungo dopo..." dice osservando il mio riflesso nello specchio ed alzando i sopraccigli.

Ringhio.

Sento mia zia che lo ringrazia dicendo che non è necessario che rimanga per la notte, ma lui insiste dice che in caso mi servisse di andare in ospedale... rimarrà lì.

Lei lo sta ancora ringraziando mentre sparecchia e mi raggiunge, nel frattempo, sono già a letto... è tornato tutto apposto.

Lui si siede accanto a me, mi sfiora una guancia con le dita della mano destra e sorride, ma non capisco che senso abbia...

"Vedo che ti sei ripresa, un Omega non sarebbe uscito senza vomitare da quel bagno. Tu sei il mio Beta, devi stare più attenta con le offerte di bere, se io cado, tu cadi, sappilo..." dice rimanendo fisso con lo sguardo su di me...

"Allora sei stato tu! Perché?" chiedo.

"Perché mi andava di farlo, sei una ragazza forte, sei sopravvissuta al morso. Tua zia è appena andata a dormire. Non ho intenzione di creare quella 'grande famiglia' chiamata branco, no. Non sono un fanatico riguardo ad unioni eterne, e non. Io sento che tu vuoi rimanere così, in questo momento non provi né paura né dolore. Dovrai imparare molte cose da me, ti aiuterò." mi dice.

"E le mie amiche?" gli chiedo.

"Beh... due di loro sanno già tutto, e hai cercato di aggredirle l'altra notte..." dice.

"Mi hanno sparato." dico con tono accusatorio.

"Hai sentito dolori?" chiede avvicinandosi pericolosamente.

"A togliere la pallottola sì, molto." dico.

"Bene, è per questo che io sono qui. Devi imparare che è il dolore a renderci umani, non puoi pensare di essere un mostro che non provi dolore, perderesti l'umanità..." dice.

Gli volto la schiena girandomi sul fianco, lui si toglie le scarpe e si sdraia dietro di me, fa apposta?

"Dormi." dice, o ordina.

LA NOSTRA LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora