A scuola di autocontrollo

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Mi sveglio, lui se ne è già andato.

Chiamo Lella.

"Ehm... pronto?" dice una voce assonnata dall'altro capo.

"Ciao, sei sveglia?" le chiedo.

"A quanto pare... Cos'è successo?" chiede.

"E' lui. È lui l'Alfa." dico, sa di chi sto parlando.

"Come hai fatto a scoprirlo?" chiede.

"Mi ha fatto mangiare piccante, sono stata male ed è stato qui per la notte..." le dico riassumendo, senza piccoli dettagli.

"Ah... bene. Cosa ti ha detto?" mi chiede curiosa.

"Che devo imparare un sacco di cose." le dico sbuffando.

"Ah...ok." mi dice.

"Stasera sono d'accordo alla cascina con Zaila e Gyl per un film, non mancare." le dico.

"Ok. Allora ci vediamo. Ciao!" dice chiudendo la conversazione.

Vado di sotto, mia zia sta piangendo, ancora.

Non le chiedo nemmeno il 'perché', avranno litigato, non mi voglio immischiare... in affari che non mi riguardano.

Esco, vado a fare una passeggiata nel bosco, avanzo tra gli alberi senza guardare il sentiero, mi ritrovo ancora a quell'albero, come ho fatto a raggiungerlo così velocemente.

"Strano trovarti qui... cosa ti ci ha condotta?" mi chiede lui con tono sarcastico.

"Non lo so..." dico pensosa, sul serio non lo so...

"Il mio richiamo, cara lupacchiotta. Il mio...richiamo." dice scandendo bene l'ultima parola.

"Bello... divertente. Adesso però basta prendermi in giro, cosa c'è in quest'albero che mi attira?" gli chiedo.

"Qui sono... I tuoi genitori..." adesso capisco, qui sono state messe le loro ceneri, certo.

"Capisco. Adesso mi insegnerai qualcosa?" gli chiedo.

"Ehm... sì. Iniziamo con gli occhi, li sai controllare?" chiede.

"Non lo so, fammi vedere come fai con i tuoi..." gli dico.

I suoi occhi mutano dal blu al rosso brillante di quella notte in cui tutto è iniziato, sono fantastici come quella volta.

"Bene, ora prova tu." dice.

Provo una, due e... la terza volta ci riesco, sento dell'energia affluire agli occhi e questi diventare caldi come il fuoco.

"Brava, Beta. Ora... gli artigli..." dice sfoderando i suoi, lunghi più o meno tre centimetri e molto appuntiti.

Provo e riprovo più volte, stavolta è più difficile che con gli occhi, ma ho capito come si fa, bisogna concentrare l'energia.

Ce l'ho fatta, il mio smalto nero, come sempre, si è dilungato fino alla punta di ogni artiglio, i miei sono un po' più corti di quelli di Antonio.

Poi arriva il turno delle zanne, del correre più veloce, dell'essere più forte e dei sensi sviluppati.

"Bene, per oggi basta. Vieni a casa mia, faccio una doccia, mi preparo e ti porto a vedere una cosa..." dice, non gli domando nemmeno cosa sia, non mi risponderebbe.

Mi apre la portiera dell'auto, dopo aver percorso il sentiero, e salgo, come se fosse normale salire sull'auto di un uomo che conosco da pochi giorni e che mi ha quasi uccisa.

"Che cosa c'è?" mi chiede guardandomi con quegli occhi da predatore.

"Nulla. Sto ripensando a quando mi hai cercato di uccidere e a quando le mie amiche hanno cercato di farlo..." dico a braccia conserte, posso giurare che abbia alzato gli occhi al cielo, ma mi sono appena girata e non posso testimoniarlo.

"Primo, io non ho cercato di ucciderti, lo sapevo che eri forte e sentivo di doverti trasformare. Secondo, non hanno cercato di ucciderti, ti hanno solo rallentata. Per controllarsi durante la trasformazione... bisogna focalizzare la propria attenzione su un'emozione, un oggetto o una persona... così avrai il controllo del lupo e potrai trasformarti quando vorrai." spiega.

"E tu su cosa ti focalizzi?" gli chiedo curiosa.

"Non sono affari che ti riguardano, sono cose personali." dice chiudendo severamente il discorso.

Avanziamo fino alla cascina ed entriamo con le mie chiavi, mio zio le ha lasciate a me perché sapeva di potersi fidare.

Entriamo nella cantina e quello che vedo è... indescrivibile.

LA NOSTRA LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora