Mi svegliai di soprassalto, in preda alla belva notturna sempre in agguato, l'incubo. Riguardava noi due. Entravo in un salone spaziosissimo interminato, legnoso di legno possente e lucente, non scuro. Fattura pregevolissima. Sulle pareti di fattura squisitissima, si stagliavano tridimensionali pannelli legnosi di lunghezza decrescente man mano che s'avanzava collo sguardo sul palco in fondo alla sala. Mi ricordò molto un teatro. Al centro, s'un trono tutto acuminato di lance legnose a destra e a manca in estensione, la mia bella, annoiata, riversa su di un braccio, mentre mani nere orribili come escrescenze ombrose si levavano dalla penombre e s'allungavano sul corpo di Lei, e La trascinavano nel regno dell'oblio e della morte; ed io m'affannavo a riprenderLa, ma quando ne ripescai un braccio solo m'avvidi che il braccio solo e la pozza di sangue stavano a significare che me L'avevano smembrata, e le mie grida gemebonde furono tutto quel che seguì fino al risveglio, ed il mio incubo fu di non esser potuto morire con Lei. Mi ridestai colla gioia e l'autoironia di chi sapeva d'aver sognato, ma non vissuto, grazie a Dio. In cucina m'inondai il bicchiere, per innaffiarmi la trachea disseccata, e respirai di colpo solo dopo che lo vuotai tutto. Mi specchiai nel paesaggio esterno, nel vetro. La stratificazione innevata rendeva al marciapiede una bellissima, naturalmente scivolevole farcitura. Ero come perso, ammaliato dall'estasi che m'infondevano le luminarie che nel prenatale adornavano qualunque cosa s'estendesse ragguardevolmente. Era quasi l'alba. A breve le luminarie plasticate non avrebbero più fatto luce. Ci avrebbe pensato la medaglia dorata che ogni giorno ci premiava tutti, ma di questo nessuno ringraziava: il sole. Nevicava con levità. Il freddo poteva avvertirsi sfiorando coi polpastrelli il vetro. Un freddo che ti faceva render grazie d'aver casa calda e accogliente. Mi chiesi se sarei riuscito a riprender sonno. Scrollai le spalle, scricchiolai un po' le mie quattr'ossa e collo sbadiglio famelico di sonno, m'avvicinai al vetro per far scattare all'ingiù l'interruttore della luce della cucina. Ma non appena spensi, e potei vedere chiaramente il paesaggio esterno penombroso, intravidi chiaramente degli occhi, al di la del vetro, fissi fissi nei miei; una figura nera incupita se ne stava dritta come un palo proprio dinanzi a me, infreddolita come una foglia, fradicia della neve che aveva dischiuso tutta l'acqua cristallizata su di lei. La paura istintuale mi scaraventò indietro spalmandomi sul muro. Non sapevo se agguantar qualcosa o chiamar qualcuno. Poi però mi ravvicinai al vetro, e sotto quel biondo fradicio, e il trucco disfatto, ora lagrimoso, e la veste lunga nera anonimizzatrice di forme ammalianti e femminili... non v'era forse Lei? Lei, l'essenza dei miei giorni, dei miei miraggi diurni notturni? Mi precipitai di fuori, incurante dell'indecenza notturna. La presi con me, sotto l'ala calda che avvolgeva accalorando la sventurata, che non disse nulla, ed anzi mi S'adagiò sulla spalla destra. Fui ben dispiaciuto che col freddo e il gelo martoriante Lei si facesse infliggere una tale gratuità di sofferenze. Lei... Un angelo. Mi parve un angelo che, non potendo redire al cielo, Se n'era stata lì tutto il tempo ad aspettare forse che il Padre dischiudesse il cielo per riprenderLa con sé. Allora, però, l'avevo io con me. La misi a suo agio. Con tutto il caldo che faceva, mi parve proprio strano che il Suo corpicino ci impiegasse tanto per salire a temperatura ambiente. Però... tremolante come il fiorellino rugiadoso del mattino, era ancora più bella del solito. Poteva esser cosa naturalissima ch'ella Se ne stesse nella neve. Gli occhi di cristallo parevano esser una cosa sola colla distesa cristallina. Si poteva dir forse Lei fosse, per connessione, un tutt'uno colla Natura. I capelli, grano dell'estate che imbiondiva e irradiava; gli occhi innevati pietrificatori, come quelli medusani; forme del corpo come le dune del deserto, indorate. Il freddo pareva quasi umiliarNe le meraviglie che serbava, eppure... così indifesa, pareva mi si fosse risvegliato un sentimento di protezione quasi paterno; Le andai vicino, e tolto il fradicio, La coprii col caldo della coperta e feci calore sfregando la mano sulla Sua schiena morbida e perfetta. La vidi che riversava lo sguardo per terra... Colpevole, forse? Una tale meraviglia sarebbe dovuta sempre essere altezzosa. Ma il fatto che non ostentasse nulla Ne ingigantiva la dolcezza ancor più, ed io non potevo che prostrarmi a Lei in prostrata adorazione. E purtuttavia non potevo non sciogliere il dubbio principale. Mentre mi s'adagiava sul fianco, carezzando la ceramica della camomilla, "Che ci facevi di fuori?" Le chiesi. Mi guardò negli occhi inghiottendomi nell'oceano del dubbio. "Se avessi saputo, non ti avrei mai permesso una sciocchezza del genere" tentai d'esser fermo di tono e sguardo, ma Lei mi fissava, e io deglutii, perdendo un po' di sicurezza. Lei s'avvicinò un po' di più, mi mise una mano sul petto, s'arrampicò fino alle mie labbra. Distaccatici dall'unione labiale, seppi che non era il caso d'insistere a chiedere chiarimenti. Con le sue ondate di tenerezza, riusciva sempre a confondere e scarmigliare i miei pensieri. S'alzò ed incurvò indietro, protraendo la linea del corpo colle braccia distese e giunte all'estremità; mi parve una ballerina che veniva appellata al saggio di danza. Maestosissima. Gettò indietro i capelli. Mosse dei passi dolcissimi levissimi ancheggiati, verso camera mia. Poi Si voltò verso di me, come ricordandosi in quel momento ch'io fossi ancora lì. "Ti aspetto nel letto". Trasalii fremebondo d'eccitazione. M'accorsi d'avere ancora la Sua cloroformica vivanda fra le mani. La posai, mi resi un piccolopoco più presentabile; prima d'avviarmi verso il talamo, per esaudire il carnascialesco desio della mia donna, m'avvidi che, coi baci e le proposte erotizzanti, aveva eluso le mie domande senza difficoltà. Oh beh, al momento avevo cose ben più importanti cui pensare.
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Amore
Mystery / ThrillerUn ragazzo incontra una fanciulla misteriosa e se ne innamora. Scoprirà troppo tardi il macabro segreto da lei celato