Amore Autentico. Scopate con le Puttane.

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Ci innamorammo. Ci fidanzammo. Ignoravo, allora, che Lei sarebbe stata il mio primo ed ultimo pensiero, ogni giorno, per sempre, con pensieri che andavano al trotto, che bruciavano la testa, dalle prime polluzioni notturne fino al momento della mia morte.

Vorrei descriverLa, ma non posso. Se vi dicessi, ad esempio, d'immaginare la più bella fanciulla possa immaginarsi, con i capelli di un certo colore, gli occhi di un altro, etc. etc. voi ancorereste l'Amore mio ad una certa fanciulla, reale o immaginaria che sia, che tuttavia non potrà essere Lei, e non potrà, dunque, rendere giustizia alla Sua bellezza. Non posso permettere che voi La depauperiate dei suoi attributi divini. Perciò, vi prego, non chiedetemi descrizioni puntuali.

Dovevate vedermi, per capire cosa provavo, di quale significato la vita mia s'era arricchita, con Lei al mio fianco... Ed anzi tanto mi preme che voi sappiate, che vi darò la possibilità di vedere. Anzi, d'immaginare. Il routinario episodio che m'accingo a raccontarvi cadeva ritmicamente; la catena del patetismo si spezzò quando poi conobbi Lei. Questo in particolare è quel che accadde due giorni prima del nostro primo incontro.

Frenai di colpo, colle quattro frecce intermittenti, nell'area apposita. Mi parve di vedere un raggio di sole. Bella bella bella. Prosperosa; sensualmente rigonfia di fierezza bruna. S'avvicinò al finestrino, ed io l'accolsi col calore artificiale del sorriso ipocrita e colla gentilezza delle corde vocali che modulano cortesie verbali. Lei entrò, ma non parve un granché lusingata. Quando l'ebbi di fianco notai presto la dolcezza dei tratti del volto sfioriti smussati dalla mediocrità perversa dei frequentatori notturni, che presto o tardi ti facevano scordare che l'atto sessuale è generalmente posposto all'affezione amorosa. Mi diede un nome, un'età, che (appurai poi) non le appartenevano, e m'indicò un posticino appartato dove consumare amplessando freneticamente. Malamente scandendo (era straniera) chiese se avessi preferenze, se si quali. Io scossi la testa, e s'incominciò senza troppi problemi. Ad accompagnare il tutto, l'aroma fuligginoso da vera signora della strada, per via del ciarpame che lei governava sapiente e che focheggiando attirava i nottambuli avventori; per via di una miscellanea variegata di carburanti combusti, che lasciano la scia, su posti di lavoro cotali. Provvide subito come prevedibile a marmorizzare il viril membro, colla lingua serpentina slinguando e slabbrando. E coi vasi sanguigni irrorati in breve (davvero in breve) m'apprestai a somministrarle una dose temporalmente cospicua del buon vecchio su e giù. Lei mi stringeva a sé quasi temendo di perdermi, e sussurrò e sussultò ancora, con tono cronometricamente altalenante, seguitando infine cogli acuti prettamente femminili. A gemere gaudente fu lei, e lei sola. Carezzandomi le fibre forti bi - tricipitali contratte, su e giù e ancora su, colla coordinazione ritmica che presto o tardi pur sempre s'acquisisce. Pareva non so che sorta di d'estatico piacere le infondessero due braccia forti a sbarrarle la via a destra e a manca, perché quel che importava davvero lo scaldavamo nel mezzo, e promanava un calore fittizio; caduco. Fu triste scoperta, difatti, avvedermi di quanto poco mi fu dato di godere. Mi parve di praticare il solito in - out in - out meccanicamente alquanto, perché lei sola godeva, fino in fondo anche, e parve a me d'esser lo strumento del piacere suo. Niente amplessuosa passione, per farla breve; non per me. Il che mi dispiacque davvero tanto, perché m'ero avventurato a imbarcar puttane proprio perché l'emozione più bella è quella che sgorga aspra inaspettata; insicura, persino. Ne trassi solo delusione insapore. Sulla via del ritorno quella che fu mia ospite per 17 min tossicchiò parecchio più che all'andata. Mi dissi che, forse, i suoi alveoli polmonari fossero farciti della porcheria combusta che riluceva sulla statale nr 23, e segnalava ai peregrini motorizzati quel modico mercatino di deliri carnali a prezzo contenuto. Provai più piacere a scambiare due chiacchiere che a far l'amore ("amore" è un parolone, lo so). Mi guardai bene, tuttavia, dallo scavare troppo a fondo, per evitare che i suoi protettoristici problemi divenissero anche i miei. Perché si sa, quando uno non c'è dentro a certi giri, farebbe meglio ad evitare d'immischiarsi, perché s'avvelenerebbe l'anima, prefigurandosi chissà che mirabolante rivincita contro l'ingiusto o il profittatore, vendetta che mai e mai ancora prenderà piede, non coi mezzi del civile medio, né timido né riottoso. E se mai uno s'azzardasse in tal senso, state certi che il suo eroico atteggiarsi altro non porterà che alla reclusione trentennale, e un paio di ampollose arringhe tipiche del giornalismo sensazionale, radicate su qualche distratta testimonianza unilaterale. Forse persino qualche manciata di secondi al TG, con un servizio tutto per lui. Uno di quei virulenti reportage che avrebbe infiammato l'opinione pubblica. In ogni caso, anche se avessi voluto, non credo sarei mai riuscito a provare una qualche affezione per quello sbracato impudico strumento di piacere, nonché passatempo notturno. Non credevo di chiedere molto, volevo solo una donna che stesse al passo coi miei pensieri, che non era molto cadenzato. Non necessariamente intelligente; perché capacità critica e intelligenza non sempre sono correlate, anzi..! Comunque, questa qui non faceva certo al caso mio. Dunque la lasciai lì, che rassettava il focherello. Un focherello che marciva i polmoni, e che ormai degradava a brace dall'incalore candore. Mi parve bruciacchiasse qualcosa come un pannello legnoso e marcio d'acqua, rimediato chissà dove. Non m'importava. La lasciai lì. Andai. Dispiaciuto, più triste di prima. Mi sarebbe proprio piaciuto affezionarmi a lei. Si, a una puttana. Quando si è disperati ci si avvinghierebbe a qualunque prospettiva di salvezza, pur di provare un po' di calore umano. Anche se il buon senso, lì in fondo, da qualche parte, ce l'addita quale burrascosa condanna. Le salviettine per bambini, poi, furono la beffa più grossa. Dopo ch'ebbi finito, m'asciugai rimovendo di dosso il frutto del tutto, turgidamente liquido, ma per quanto tempo passò poi (e ne passò) l'aroma fragolino non volle saperne di lasciarmi, ricordandomi del fallimento emozionale anche a distanza di tempo. Oh beh, che volete farci? Amaramente beffarda, la vita...

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