Comparazioni fra Donne

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Da quando conobbi Lei, la vita si caricò di significati molto diversi, e colori mai visti, e sfumature impercettibili, per iridi che non conoscano la gioia dell'Amore. Al mattino fiottavano i più bei versi della mia vena artistica. Ed erano tutti per Lei.

Quale bellezza estatica mi rapiva! Era Lei la sola meraviglia del malcreato. Il parto più meraviglioso e indolore di una terra vivida e rigogliosa solo in funzione Sua, ed altrimenti aridissima. Una bellezza estaticamente drammatica, direi quasi. Era una tragedia lagrimogena pensare, anche solo pensare, che un giorno il tempo si sarebbe portato via un tale portento di bellezza. Era uno sfregio, lasciare sguaiata una tale bellezza ammaliatrice, perché tutti potessero contemplarLa e vomitare quel che di più bello e puro l'animo umano potesse serbare per poi... per poi cosa? Portarsela via come nulla fosse? L'emozione umana è incontenibile, incalcolabile, incommensurabile. Incommensurabile sarà conseguentemente il danno che il tempo tiranno cagionerà al genere umano. Che rimarrà più, alla morte del bello? L'aveste vista, con quel sipario d'alveoli divinamente disposti, e i tratti che solo mano divina potrebbe aver disegnato, proporzioni magnifiche nelle flessuose misure. Dolcissima persino nelle movenze; quando Si raccoglieva i capelli, dietro l'orecchio, concisa e timida come una fanciullina, ecco... il mio amore per Lei, ero certo, mai avrebbe smesso di crescere. Né mi sarebbe stato possibile interrompere questo flusso d'emozioni impensierite che ogni giorno, ogni notte ricadeva su di Lei, Lei sola. Mai avrei potuto distoglier nulla da Lei... perché non v'era nulla di più magnifico, e magistralmente compiuto, e dolce e amaro ad un tempo. Non v'era nulla che avrebbe potuto ragnatelare i miei pensieri come Lei, semplicemente perché non v'era nessuna bellezza encomiabile a tal punto, o d'intelletto più scaltro e veloce. O di sensibilità che rasentasse quel che era il Suo sentire. Nessuna che potesse vantare una tal fattura di corde vocali modulatrici d'amore. Nessuna che potesse vantare una tanto dolce natural compostezza nelle movenze, o un tanto avvenente fluido ancheggiare, o un tanto soave dimesso inspirare espirare. Perché amare è proprio questo: adorare ogni singola parte di lei. Persino i difetti. Si; farsi andar bene persino i difetti, nascondendoli prima a se stessi, poi agli altri. Sotto quest'aspetto solo, però, ella mi pareva innaturalissima, artificiale: Lei non aveva alcun difetto. La donna ch'ebbi posseduta, prima dell'Amore della mia vita, era piuttosto altezzosa, oltremodo egocentrica. Tesseva menzogne senza remora, come avesse un morbo inguaribile. Le pareva, son certo, d'avermi ammaliato come nessun altra prima. Come, chiedete? Colle frasi fatte peggio che abusate, hollywoodiane quasi. Col suo ancheggiare sapiente. Coll'erudizione sessuale inestesa rarissima, maturata dopo anni e anni di sudati contorcimenti sotto le altrui lenzuola, a farsi ricacciare le vertebre lombari nel basso ventre. Infine (tocco finale) lasciando le mie molteplici richieste in pendenza, facendomi rosolare lungamente nell'oleosa dubbiosità, per poi accettare infine non tanto per doverosità, ma quasi per inedia, o regale concessione al miserabile che annaspava nel desiderio di sapere, ed era costretto a mendicare un attimo del suo tempo. Una ragazza dai gusti più che raffinati, antiplebei, poderosamente sviluppati. Quando una proposta non le garbava, rispondeva a smorfie. Fino ad allora, io l'avevo elogiata con le più rare leccornie del mio vocabolario, ma lei era insaziabile. Confidando cieca nelle proprie capacità charmatiche ammaliatrici, mi chiese un giorno dopo un lungo bacio: "Dimmi: mi ritieni perfetta?" sorridendo stregandomi cogli occhi e accostandosi flessuosamente adeguandosi al mio corpo, senza mai distoglitore dai miei i suoi occhi d'oceano in burrasca, bellissimi, annientatori. "Come? Vuoi una risposta sincera? D'accordo, d'accordo, che domanda sciocca, la mia..." Scostai lo sguardo da lei, guardando altrove, come per cercare la forza d'esser sincero. Sospirai. Poi lo riposi al suo posto, cioè nei suoi occhi. "No. Non ti ritengo perfetta perché non lo sei. Non ancora, almeno". Ancora non era successo, ma ero certo che un giorno, presto o tardi, mi sarebbe riuscito d'amare tutti i suoi difetti, per via della forza d'inerzia dell'amore. Poco tempo dopo, però, m'avvidi che non fu così. Non per lei. Non poteva essere così. I suoi difetti erano davvero eccessivi; tali che neanche la potenza dell'amore poteva fagocitare. E si sa, la donna che non riesce a rendere affascinanti i suoi errori, è solo una femmina. La conseguenza era evidente, inevitabile. Era solo questione di tempo; il nostro era un amore (?) fatto di ritrattazioni. Ci lasciammo relativamente presto.

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