Il mistero si infittisce

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"Mamma, papà" urla Federico subito dopo quella chiamata.
È il 6 gennaio e come ogni anno tengono un pranzo a casa loro. Ma non è questo il momento di pensarci.
"Cosa c'è?!"domanda  con tono preoccupato il padre.
"Io già sapevo perché Luca non si è fatto più vivo. Per non farci correre rischi, voleva trovarla da solo la verità e per sicurezza gli diedi il mio numero di telefono. Mi ha chiamato 10 minuti fa e mi stava per dire chi era stato, ma la chiamata è stata interrotta dopo aver sentito un forte rumore" esclama dopo aver detto quelle parole tutto d'un fiato.
"Cosa? Non ti preoccupare Federico, bisogna chiamare la polizia." Dice il padre.
"Ma non saremo nei guai?!" domanda Federico pensando che comunque Luca stava indagando da solo.
"Chiamo il mio amico commissario. Lo chiamo" conclude il padre.

Il commissario Melzi, amico di Francesco, nella gioia e nel dolore (del caso di Lucia si occuparono lui è i suoi uomini) da tanti anni perché frequentavano la stessa classe di liceo, giunge dopo mezz'ora, in quanto avvisato che era una questione molto urgente e delicata.

I due si salutano abbracciandosi e senza giri di parole va al dunque. Francesco prende la parola:
"Due mesi fa si è fatto vivo Luca Vortice esclamando la sua innocenza. (Melzi annuisce preoccupato) In poche parole sembrava sincero. All'inizio non lo credevamo, perché aveva confessato e soprattutto già sai. Da 1 mese e mezzo a questa parte non si è fatto più sentire ma ..."
Continua Federico vedendo il padre molto in tensione: "Ma oggi ho ricevuto la sua chiamata. Per non metterci in pericolo voleva fare da solo e gli diedi il mio numero. Oggi ha chiamato e la telefonata si è fermata all'improvviso sentendo un forte rumore. Mi stava per dire chi era stato a ..." e anche Federico si blocca.
"Ho capito. Ma voi siete sicurissimi dell'innocenza di quest'uomo?"
Francesco e Nilde annuiscono mentre Federico: "Sicurissimi. Dovete trovarlo!"
"Dalla situazione che mi hai spiegato Federico posso dedurre ad un omicidio!"
"O tentato! Fate qualcosa!" Urla Federico.
"Ma sapevi dove si trovava?"
"No!"
Melzi fa una chiamata e sequestra il telefono di Federico per rintracciare il luogo della chiamata. La risposta viene data dopo un'ora. Ma nel frattempo le affermazioni di Melzi incutono paura.
"Francesco se è quello che penso io siamo nei guai."
"Perché?" afferma il padre
Guardando Federico, Melzi: "Il rumore presume una caduta dall'alto e di solito se si tratta di un omicidio, lo si fa credere un suicidio."
E Federico capendo dove vuole arrivare: "Sto nei guai. Sono l'unico che potrebbe affermare il contrario."
Melzi: "Purtroppo sì. E se veramente Luca è innocente, quell'uomo non avrà scrupoli. Come potrebbe aver ucciso Luca così..." Nilde inizia a piangere mentre Francesco la consola. Dopo un'ora si scopre che la chiamata è avvenuta da un edificio abbandonato.
"Tutto torna!" Esclama Melzi.
"Voglio venire pure io!" Afferma Federico.
"No mi dispiace"
"Se gli è successo qualcosa è solo colpa mia." Federico senza attendere un altro no prende il giubbotto. E Melzi sorridendo a Francesco: "Chissà da chi l'ha presa la testa dura: tale padre tale figlio. Vieni anche tu?" Più che una domanda è un affermazione. Federico e Francesco vanno, mentre Nilde disdice il pranzo. Arrivano. A pochi metri di distanza Melzi nota qualcosa. Scendono dalla macchina. Luca disteso a terra in una pozza di sangue.
"No!" Urla piangendo Federico.
Melzi si avvicina e urla: "Chiamate un'ambulanza è vivo ancora! Ha perso troppo sangue." L'ambulanza arriva e lo portano in ospedale. È in coma.
Melzi: "Metterò due poliziotti fuori la stanza dell'ospedale e uomini in borghese fuori casa vostra."
"Questo vuol dire ..." esclama Federico.
"Si Federico, non puoi andare a scuola!"
"Non ci pensare neanche. Io ci vado."
"Federico non puoi decidere tu. È la legge che lo prevede per tutela."
"Ma se non lo trovate io perdo l'anno!"
"A meno che ..." pensa Melzi.
L'idea di Melzi viene accettata dal preside della scuola, dopo tante promesse. Secondo Melzi, per arrivare a tentare di uccidere quell'uomo non si fermerà  davanti a niente. Federico e gli altri si trasferiranno in un laboratorio blindato da un poliziotto. Federico si sente lo sfigato della scuola. E questa volta ha esagerato, anche se è stato fortunato, molto fortunato. Infatti trascorsa l'epifania, il giorno dopo ritorna a scuola dove spiega a tutti ciò che è successo. Si sente molto in imbarazzo, ma lo nasconde. Invita Biagio a casa sua il pomeriggio per ulteriori informazioni. Ma, mentre è in bagno sempre scortato dal poliziotto, sente due ragazzi di quarta parlare di lui, dandolo dell'imbecille e parlare male di sua sorella (andava nello stesso liceo). Dalla rabbia va lì e fingendosi interessato prende a pugni il ragazzo, ma prendendoli (e molti) anche lui. Il terzo placa la rissa.

"Non posso accettare una rissa nella nostra scuola, qualsiasi siano le ragioni" guardando uno dei due (Federico). "Ho chiamato i vostri genitori, rischiate guai seri." I genitori cercano di allegerire la situazione, ma il preside è irremovibile. "10 giorni di sospensione, che implica la quasi sicuramente bocciatura seppur al primo quadrimestre" esclama lui. I due ragazzi si guardano con sguardo a dir poco furente. "Ma capendo la situazione ma non accettandola, 6 in condotta al primo quadrimestre e non succederà nulla. Il preside esclama categorico: "Chi è stato ad iniziare?!" Federico a occhi in basso alza la mano. "Bene, voglio qui davanti a me delle scuse."
Il padre di Federico guarda negli occhi il figlio, sapendo che non lo farà mai. E infatti. "Non ci penso neanche! A uno (si blocca subito), a lui, non chiederò scusa."
"Coraggioso il ragazzo!" esclama a voce bassissima Marco, non facendosi sentire.
"Se non chiedi scusa ti becchi la sospensione allora."
"Faccia il suo dovere allora."  E va via dirigendosi alla porta.
Ma Marco interviene: "Anche io devo chiedere scusa, perché anche se ha iniziato lui, l'ho provocato." Federico si ferma e il preside: "Allora Santelli?"
Federico si dirige da Marco ed esclama, non molto convinto: "Scusa!"
"Non ho sentito!" Afferma il preside.
"Scusa!" alza la voce e Marco gli porge la mano che Federico stringe.
"Bene! Che non succeda mai più!" I genitori sono molto più sollevati.

In classe, riaccompagnati dal preside e dal poliziotto, in coro: "Allora?" "6 in condotta" sentenzia Federico.
"Menomale che non ti ha sospeso. Hai esagerato stavolta." Sorride Biagio.
"Non mi ha sospeso anche grazie a quello!".
Finita scuola i 4 ragazzi vengono "pedinati" dal poliziotto Levi.
"Mi dispiace per quello che è successo. Ma ti fa male?" Domanda Marina a Federico accarezzando il viso, mentre Noemi e Biagio si baciano.
"Allora ti preoccupi per me"
"Stupido. Mi preoccupo per gli amici."
"Amici, beh! Io non toccherei il viso di un amico."
"Ok, non mi preoccuperò più!"
"Scusa dai, il tuo amico ha bisogno di un abbraccio" E Marina lo abbraccia.
Il poliziotto di dietro: "Che comitiva! Beata gioventù!"
Biagio saluta l'amico dandogli appuntamento per il pomeriggio.

In una piccola casetta un uomo di 50 anni esclama: "Vi ucciderò famiglia Santelli!"




**Ringrazio chi sta leggendo questa storia. Spero che piaccia. Volevo dire che nonostante la storia sia nella sezione storie d'amore, comunque un filo di mistero c'è.  Perché la vita è anche questa. Al prossimo capitolo! Si coronererá la storia d'amore tra Marina e Federico? E la minaccia sui Santelli? E Biagio? Appunto, al prossimo capitolo!

Un Grande AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora