[Nicholas]
Dopo un'altra mezz'ora buona di conversazione, che con l'aumentare dei bicchieri perdevano sempre più senso ricomparve Alfred. Mi lanciò un'occhiata severa quando notò il bicchiere in mano ad Alec ma non mi disse niente. Si limitò a ricucire la mia faccia.
Avevo proposto ad Alec di restare a cena, ma dopo aver molto educatamente rifiutato l'invito Alfred si propose di accompagnarlo, mentre con forte accento britannico borbottava su come noi giovani americani avevamo la brutta abitudine di bere.
E così rimasi a casa da solo. Dopo un sandwich fatto a caso per cena decisi di scendere nello scantinato, il cui ingresso richiedeva la scansione della mia retina e impronta della mano.
Tirai fuori dalle tasche i fogli spiegazzati e dall'inchiostro sbavato che erano nella cartella che ero riuscito a fregare ai due brutti ceffi alle Ace chemicals. Quindi mi misi ad analizzare le scartoffie, facendo ricerche su internet per capire le reazioni e formule chimiche scarabocchiate a mo' di appunti sui bordi delle pagine.
Alfred passò piu volte a portarmi un caffè o per darmi una mano, alla fine mi augurò buona notte. Senza rendermene conto si erano fatte le sei di mattina, il che voleva dire che mancavano poco più di due ore all'inizio della scuola. Salii in casa per farmi una doccia, cambiarmi e mangiare un boccone prima della giornata scolastica.
[...]
Arrivato alla seconda ora ero prossimo al collasso, l'unica cosa a tenermi sveglio era la caffeina che sentivo pian piano lasciare il mio organismo.
Durante la lezione di algebra, terza ora, ancora piu esausto di prima mi vidi atterrare sul banco un bigliettino di carta stropicciato. Mi guardai attorno per controllare che la prof Aubergine non fosse nei paraggi, e mi misi a cercare di aprire il foglietto.«Possiamo parlare a pranzo? ~Claire»
Mi voltai verso Claire Kyle, che era seduta circa due file dietro alla mia, accanto a lei era seduta Constance, che intanto parlava con Henry Gordon, la figlia del commissario di Gotham.
Non appena Claire fece caso a me mi fece un cenno con la testa. Le sussurrai che l'avrei vista alla caffetteria e mi rigirai per cercare di seguire la lezione.
Purtroppo la prof Aubergine non era la migliore delle insegnanti, e quelli che sembravano essere degli attacchi d'asma che aveva ogni tanto, tra una frase e l'altra riuscivano sempre a farti lasciare le sue lezioni con l'ansia.Concentrarmi sembrava essere un impresa particolarmente ardua, ancora risentivo della notte in bianco, ed ora ero anche incuriosito da cosa fosse l'aegomento di cui Claire mi doveva parlare. Io e lei eravamo stati grandi amici da quando avevamo circa undici anni, entrambi frequentavamo la scuola a gotham. A tredici anni, al ballo della scuola media le chiesi di essere la mia ragazza, le regalai persino un gatto nero, visto che adorava gli animali, ma alla fine l'estate prima dell'inizio del liceo concordammo che stavamo meglio insieme da amici. Ora non eravamo piu legati come una volta, ma non avevamo smesso di parlare del tutto come spesso succede.
[...]
Entrato nella caffetteria della scuola iniziai a cercare Claire tra i tavoli. La vidi seduta ad un tavolo vicino alle finestre che davano sul cortile, pieno anche questo di tavoli e panchine. Al tavolo con lei notai essere sedute Amanda Isley, la ragazza dello scambio con l'Olanda, Henry Gordon, i capelli dalle punte di un rosso acceso che sembravano infastidirla mentre tentava di leggere un fumetto, e Constance Quinzel che stava guardando il suo cellulare in silenzio.
Una volta comprato il pranzo andai al loro tavolo, vassoio in mano e zaino in spalla.
"Dimmi Claire come sta Michelle Pfeiffer?" Michelle Pfeiffer era il nome che Claire aveva dato al gatto che le avevo regalato.
"Michelle Pfeiffer sta alla grande, tu piuttosto che hai fatto alla faccia?" Mi chiese alzando un sopracciglio mentre il suo mento andava ad appoggiarsi sul suo pugno, come se fosse pronta ad ascoltare un' incredibile storia.
"Si Nicholas, cosa hai fatto alla faccia?" Henry alzò il naso dal suo fumetto degli x-men, un sorriso sfrontato in faccia, come se sapesse qualcosa di ignoto al resto del mondo.
"Un paio di idioti, credetemi la loro faccia sta peggio della mia." Henry non disse niente, si limitò a rinascondere il naso dietro al suo fumetto, Claire invece sembrò soddisfatta della risposta.
"Immagino." Si limitò a dire al riguardo. "Ti devo chiedere un favore."
Ero incuriosito, Claire non chiedeva favori, se l'era sempre cavata da sola.
"I The killing joke saranno alla festa di Luthor, noi quattro vogliamo esserci." Dietro di lei Constance aveva abbandonato lo schermo del telefono e guardava prima Claire e poi me, in attesa di una risposta.
"Va bene, ma mi devi un favore Kyle!" Claire mi sorrise, intanto Constance sembrava aver appena vinto alla lotteria. Io, che intanto avevo finito di pranzare, mi alzai e mi congedai.
Lasciato il vassoio sull'apposito pianale, mi diressi verso il cortile. Avevo ancora una decina di minuti prima che la campanella suonasse di nuovo annunciando l'inizio delle lezioni pomeridiane.
"Hey, Wayne!" Mi voltai per vedere che Henry aveva abbandonato il tavolo e si stava avvicinando a me. Mi iniziai a chiedere cosa volesse. Non avevo mai veramente parlato con Henry, soltanto quando erano morti i miei genitori e la avevo incontrata in caserma, dove lavorava suo padre.
"Come posso esserti utile Henry?" Chiesi, un pizzico di sarcasmo nel mio tono al quale lei non sembrò dare peso.
Lei mi lanciò un piccolo oggetto, che io afferrai al volo. Nell'istante in cui esaminai quella che a quanto pare era una chiavetta usb, Henry diminuì la distanza tra me e lei.
"Sei fortunato che io sono brava con i computer e adoro immischiarmi negli affari della polizia. L'unica altra copia la ho io." Volevo chiederle cosa intendesse, ma in quel momento suonò la campanella e una moltitudine di studenti si mise a precipitarsi dal cortile dentro alla mensa. Persi di vista Henry, e alla fine mi dovetti rassegnare e dirigermi a lezione anche io.
***
Uh che cose misteriose :O
Son pessima col timing, ma sappiate che
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When Alfred isn't home
RomanceIn un universo alternativo Batman e Superman non sono i Bruce Wayne e i Clark Kent che noi tutti conosciamo. Prima di tutto perché sono ancora dei teenager che vanno a scuola di giorno e dei vigilantes in erba di notte. In più potrebbero piacersi...