"La faccia destra"

34 1 0
                                    

Mi girai di colpo e lo vidi in volto, anzi gli vidi meta del volto, perché l'altra parte del viso era coperta da una maschera di ferro che ripercorreva i bei lineamenti della parte sinistra del viso ma che ne rendeva il volto terribilmente disturbante e fin troppo asimmetrico. La parte della maschera che gli copriva la bocca era fatta con una grata in modo che potesse respirare ed il suo occhio destro era visibile attraverso un buco nella maschera.
Dal pallore dei suoi occhi mi parve ceco ma era evidente che ci vedeva perché passò un po' di tempo a studiarmi dall'alto in basso. Io ero rimasto pietrificato in mezzo alla sala e così pure il signore che mi aveva chiesto i "soldi" poco prima.
-Non avete sentito? Offro io per il ragazzo!
Disse nuovamente il padrone del locale. Subito tutti coloro che si erano alzati sobbalzarono e tornarono ai loro posti.
-Seguimi ragazzo, devo parlarti.
Parlarmi? cosa voleva da me quel vecchio inquietante? Mi diedi una sistemata alla maschera e lo seguii. Ci dirigemmo alla volta della porta da cui era entrato ed io notai che portava un pesante vestito che lo rendeva grosso almeno il doppio ma comunque più basso di me, portava delle scarpe eleganti rigorasamente bianche, come anche il vestito, ed in più portava al fianco una spada sguainata. Ebbi la sensazione che fosse molto pericoloso farlo arrabbiare fintanto che portava quell'arma al fianco.
Oltrepassammo la porta e ci ritrovammo in una stanza che con la precedente non aveva nulla a che fare, il luogo dove avevo mangiato era rivestito da legno sia nel pavimento che nel soffitto così come sulle pareti, invece la stanza dove ci trovavamo ora, era più simile ad una tana sotterranea, le strette pareti erano fatte in pietra grezza tenuta su da una sorta di roccia che aveva attaccato le pietre fra di loro in modo che non cadessero sulla testa di chi passava nel tunnel, il tutto era illuminato da flebili fiaccole incastonate in incavi sparsi regolarmente nelle pareti del passaggio.
Allora mi fu chiaro quasi come un flash che stavamo passando all'interno della montagna che avevo visto alle spalle del rifugio quand'ero arrivato.
-Qual'è il tuo nome?
Mi chiese l'uomo.
-Il mio nome è Losser... Il vostro, se mi è permesso chiedere, qual'è?
-Io sono Eduardo von Larva.
Si arrestò di colpo come in attesa di una risposta o di un sussulto. Si girò e mi fissò dritto col suo occhio destro. Quello sguardo mi fece venire un terribile brivido di freddo che mi drizzò i peli di braccia e gambe, quell'occhio secco e privo di vita era la cosa più terrificante che avessi visto fino ad allora, anche più del dio falco Ziz.
-Ti dice niente il mio nome?
Mi chiese schietto.
-No signore.
Risposi un po' in soggezione.
-Bene. Neanche a me dice niente il tuo.
Mi fissò ancora un po' e poi riprese a camminare, quello scambio di parole mi aveva confuso, che senso aveva farmi una domanda simile? Forse pensava di essere tanto famoso da essere riconosciuto da chiunque.
In fondo al lungo corridoio c'era una porticina su misura per lui, infatti dovetti chinarmi per riuscire a passare, una volta entrato un caldo e pungente odore di incenso riempì le mie narici e una luce offuscata mi tocco gli occhi, il vecchio mi fece segno di sedermi in terra ed io lo feci, si sedette anche lui, si diede un'aggiustatina alla mezza maschera ed alle pieghe del vestito e comiciò a parlare.
-Caro Losser, oggi hai mangiato qui nel mio locale ma cosa ti ha spinto a vagabondare a tarda sera su queste tanto fredde montagne?
-Signore, sarò sincero con lei: io mi trovo qui per la prima volta dopo aver perso parzialmente la memoria. Mi sono ritrovato qui per pura casualità suppongo.
-Perdità della memoria... quindi e per questo che non ricordi il mio volto o il mio nome.
Ebbi come l'impressione che stesse ridendo sotto i baffi, e non riuscii ad intendere se quell'affermazione fosse dovuta alla sua presunta popolarità o se stesse sottolineando che avrei dovuto conoscerlo per qualche motivo. Essendo calato il silenzio decisi di cambiare discorso.
-Come vanno gli affari qui? Cioe... c'è molta gente che viene fin qui per mangiare?
-No, in effetti non arrivano molti clienti fin qua.
-Allora perché a deciso di aprire qui il suo locale?
-In questo paese verso la meta del secolo scorso ci fu una terribile crisi economica che portò il regno che vigeva allora ad essere abbandonato da tutti gli altri paesi, questo causò il malcontento di tutti gli abitanti i quali, di conseguenza, appoggiarono l'iniziativa di un certo pirata di nome Giolitti, tramite la quale i vecchi regnanti vennero destituiti ed al posto della monarchia venne instaurata una repubblica marittima basata sulla pirateria. Questo
provoco l'arricchimento di tutte le città di mare e rese deserte quelle isolate, ormai nessuno viene più qui a rimirare la bellezza delle montagne da oltre mezzo secolo. Ma la speranza è l'ultima a morire, inoltre ho molti contatti con dei miei amici pirati ed i soldi per la baita non saranno mai un problema. In giro il mio
nome è molto rispettato.
Fece una pausa di riflessione in cui fissò un punto sul suolo come se cercasse di comprendere l'universo osservando gli intagli del legno.
-Quanto pensi di trattenerti?
-Non c'ho ancora pensato ma penso che avrò bisogno di "soldi" se voglio sopravvivere nel mondo...
-Vorresti essere assunto qui?Non hai molte referenze.
-Stia tranquillo, non le chiederò un tale favore. Domani mi avvierò verso una delle città ricche di cui mi avete parlato.
-Con i ricordi che ti ritrovi ti perderai appena lasciata la valle.
Cadde di nuovo il silenzio, cominciai a pensare a quando me ne sarei andato.
-Parliamo del vero motivo per cui ti ho convocato. Mi disse.
-Forse avrai notato che entrambi abbiamo la mano destra coperta da un guanto...
Non c'avevo fatto minimamente caso, che senso poteva avere portare un solo guanto?
-Che strana coincidenza.
-Non è una coincidenza... tutto ha un senso che ti rivelerò fra poco.
-credo di non capire cosa intende signor Eduardo.
-Al mio tre, entrambi ci toglieremo la maschera, io vedrò il tuo viso e tu vedrai il mio...
Non sapevo che dire ma prima che potessi rispondere, lui cominciò a contare.
-Tre... due... uno.
Con un gesto simultaneo entrambi ci togliemmo le maschere rivelandoci lun l'altro.
Non so esattamente che cosa vide lui in me ma non scorderò mai cosa vidi io in lui: la meta del suo volto che un attimo prima era coperta dalla maschera ora mi si mostrava di fronte in tutta la sua orripilante e desertica maestosità, il suo occhio destro usciva dalla sua orbita e probabilmente non era funzionante, la sua pelle non era più viva ed era solcata da orrende cicatrici inoltre era evidente che aveva subito numerose ustioni su quel lato del viso, nonché era più che ovvio che le sue labbra erano contratte nell'abbozzare un sorriso, probabilmente causato dal mio volto.
-Proprio come pensavo... è un piacere rivederti "amico"...
Un ancor più tremendo sorriso si impresse sulla sua bocca.
-Chi?
-Al mio tre ci toglieremo entrambi il guanto.
-Perché?
Chiesi rapidamente.
-Tre... due... uno.
Ci togliemmo entrambi il guanto e ciò che c'era sotto ai due mi sbalordì.

L'alba Del GuerrieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora