Druidum

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Diverse facce, occhi spalancati, altri semichiusi, visi affogati e sovrapposti, deformi e osceni, comunque lo girasse il bastone era inquietante, sembrava che le venature del legno si agitassero quando giravi la sguardo.

Eloise non sapeva cosa dire: Fred, il suo amico l'aveva chiamata al suo capezzale per raccontarle una storia orribile e per dimostrarle che era tutto vero le aveva mostrato quello che era chiamato il Druidum.

Lei sapeva che i bastoni erano usati dai druidi per convogliare le energie e come protezione, ma la leggenda diceva che nel Chêne Rouge, o Querceto Rosso, c'era il druido più grande di tutti e il suo bastone era un grande oggetto di potere, chiamato Druidum.

Eloise era un po' sorpresa che alla fine il suo amico credesse a queste leggende, ma si chinò e dopo avergli sistemato le coperte riprese ad ascoltarlo, mentre con le dita passava sulle facce disegnate nel legno del bastone, che Fred teneva a fianco nel letto.

- Eravamo in cinque, Eloise, cinque a partire con lo zaino in spalla e a cercare un posto inaccessibile e originale. Marie aveva studiato il Chêne Rouge e voleva portarci, dicendo che ci avrebbe raccontato la più tragica delle storie.

Fred era a letto, emaciato e pallido, con delle righe orizzontali scavate sulla fronte. Rabbrividiva anche con le coperte tirate su fino al collo, e il Druidum appoggiato sul lato di Eloise. Continuò:

- Quando i romani di Cesare avevano iniziato ad invadere la Gallia, varie tribù cominciarono a spostarsi e ad invadere zone già occupate da altre tribù qui al nord.

In questa zona c'era una tribù pacifica che aveva smesso di combattere da decenni grazie al potere dei druidi che si erano avvicendati nel Querceto Rosso e al Druidum, il bastone del potere.

All'inizio erano donne, vecchi e bambini che arrivarono e furono accolti dal grande druido del tempo, Dathbad.

Ma quando cominciarono ad arrivare i guerrieri, sconfitti e arrabbiati, ci furono i primi problemi: questi attaccarono il villaggio e cacciavano i più deboli, sfogavano sulla popolazione pacifica la loro rabbia di sconfitti e senza patria.

Dathbad permise a tutti quelli che volevano di rifugiarsi alla foresta sacra, il Chêne Rouge.

Fred tossì e i suoi occhi si chiusero: Eloise temette per un attimo che non li riaprisse più.

Trattenne il respiro anche lei, poi avvicinò lentamente col viso a guardare meglio quello di Fred, ma improvvisamente questi aprì gli occhi. Lei sussultò ritornando dritta sulla sua sedia.

Ma, si disse Eloise, basta fantasie, sentiamo cosa racconta, guarda solo dritto e respira piano.

- Dathbad all'inizio riuscì a tenere fuori i guerrieri con la paura della foresta sacra. Ma ne arrivavano sempre di più e cominciarono ad esaurirsi le risorse nel villaggio.

A questo punto qualcuno dei più scellerati iniziò ad entrare nel querceto e cacciare gli animali così cari al druido. Cervi, lepri, cinghiali furono cacciati e depredati da bande di straccioni armati e disperati.

Dathbad era affranto, ma subì senza reagire giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, assistendo alla fine ingiuriosa dei suoi cari inermi animali e della pace nella foresta.

Però tenendo di più a donne e bambini, strinse i denti e invocò i suoi dei per avere la forza di assistere alla disgrazie piombata sulla sua Chêne Rouge che aveva promesso di difendere.

Si era fatto buio, ed Eloise si alzò ad accendere qualche luce, ma nella camera di Fred c'era solo una abat jour sulla scrivania, con una luce fragile e insicura.

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